EDOARDO STRAMACCHIA e MASSIMO FECCHI

| 27 ottobre 2011
Stramacchia foto piccola

EDOARDO STRAMACCHIA CONVERSA CON MASSIMO FECCHI  DISEGNATORE DELLA WALT DISNEY

 

EDOARDO STRAMACCHIA: Tu sei tra i più famosi disegnatori della Walt Disney, ed i “Paperino” da te disegnati sono passati per le mani di innumerevoli bambini; penso che sarai rimasto incredulo nel vedere le tue strip così maltrattate nelle mie opere.

MASSIMO FECCHI: Devo dire che ad una prima osservazione non avevo capito il tuo lavoro, pur apprezzando la composizione e l’effetto coloristico dell’insieme. Accostandomi alle tele ho capito poi di cosa si trattava e mi sono sentito subito a casa, anche se mi mancava la spiegazione e la chiave di lettura di tale operazione.

E.S.: Cero, è chiaro che il mio approccio coi tuoi fumetti e col fumetto in generale non è di tipo illustrativo né descrittivo, bensì concettuale, senza tuttavia codificare in senso artistico con questo termine, le mie opere.

M.F.: Ecco, qui (e quo e qua) mi sono già perso. Come fa un fumetto a diventare un concetto?

E.S.: Concettuale forse è fuorviante. Vedi, per esempio, tu disegni, diciamo Pippo e tutti capiscono subito cosa stanno guardando; il mio Pippo è creato sulla tela solo dalle variazioni di colore, per cui è solo con l’osservazione che la mente crea una forma riconoscibile.

M.F.: Ha! Ho capito! i tuoi quadri sono come quei pannelli che mostrano un soggetto ma se fissi un punto specifico ne svelano un altro; un giochino insomma!

E.S.: Beh! Non svilire così il mio lavoro, se vogliamo inserire le mie opere nella sfera dell’arte, definirei il mio un percorso europeo nell’alveo della pop-art, parallelo ma lontano dagli eccessi della sorella americana o, più recentemente, di quella giapponese.

M.F.: Sì, solo che così il mio Paperino perde completamente la parte giocosa e comica, tipica delle mie strip,che tu usi solo come base.

E.S.: Infatti le tue strip raccontano una vicenda,io invece cancellando parole e personaggi, ma lasciando le vignette con la loro struttura e ponendole semplicemente in sequenza, una accanto all’altra, creo un non-racconto e un’atmosfera non esplicita che è poi quella che affascina di più l’osservatore.

M.F.: faccio fatica a capire,

E.S.: Nella mia serie più recente che si chiama “Tautografie”, nella struttura di base del quadro, evidenzio un elemento che poi proietto in primo piano, creando così uno sfasamento nella lettura del lavoro e cioè: è più significativo il fondo o il soggetto in primo piano? E’ lo stesso meccanismo adottato da diversi mezzi di comunicazione di massa che di un evento evidenziano il dato più catalizzante ponendo in secondo piano l’approfondimento.

M.F.: Beh! devo dire che non avrei mai pensato che Topolino potesse avere dei risvolti metafisici così profondi. Le mie, in fondo, sono storie che prendono spunto dalla realtà per proiettarla nella dimensione tenera della fiaba, dove nessuno si fa del male e i buoni sentimenti prevalgono sulle negatività dell’uomo.

 

Edoardo Stramacchia nasce ad Anfo (BS) nel 1949 e inizia l’attività artistica nel 1971. Le prime esperienze si confrontano con un mondo surreale vicino all’opera di Tanguy, e con opere grafiche ispirate a quelle atmosfere allestisce la sua prima mostra personale presso la galleria “Paganora” a Brescia. Nel 1975 entra nel gruppo Sincron diretto da Armando Nizzi, grazie al quale entra in contatto con grandi artisti come Julio le Parc e Bruno Munari. Nel 1978 allestisce una personale presso la galleria “Verifica 8+1” a Mestre. Successivamente si avvicina alla Poesia Visiva e grazie a Romana Loda entra in contatto con Eugenio Miccini e Ugo Carrega. Nel 1980 fonda con Bonetti e Tancredi il gruppo “TREA” con cui espone in varie gallerie italiane tra cui “La Chiocciola” di Padova con una presentazione di Giorgio Segato; alla galleria “Vismara” a Milano con una presentazione di Bruno Munari. La sua prima presenza al Salone d’autunno al Grand Palais di Parigi risale al 1981, altre presenze si susseguono nel 1982 e nel 1985.

Nel 1982 allestisce una personale alla galleria “Fumagalli” di Bergamo e nel 1983, col gruppo “TREA”, è presente alla galleria “Artstable”di Amsterdam; e nel 1984 alla galleria “Matisse” di Barcellona. Nel 1984, dopo la visione della mostra dei Graffitisti Americani curata da Francesca Alinovi in una stazione della metropolitana milanese , avviene la svolta nella sua produzione artistica con l’abbandono delle esperienze costruttiviste e quelle legate alla poesia concreta e visiva. Entra in contatto con i nuovi futuristi e Marco Lodola che in quel periodo ruotano attorno alla galleria di Inga Pin. Dopo una pausa di alcuni anni e dopo una lunga maturazione torna ad esporre attivamente a partire dal 1991. Nel 1993 allestisce una seconda personale alla galleria “Fumagalli” a Bergamo proponendo con successo i collages realizzati con frammenti di fumetti in cui convergono anche i risultati delle esperienze degli anni della formazione. Nel 1996 propone le sue opere in una personale nel salone cinquecentesco del comune di Pontremoli con un testo di Floriano de Santi. Nel 1997 sue personali sono presso lo studio “Toni de Rossi” a Verona e alla galleria “Perimetro Provvisorio” di Monte S. Vito presso Ancona. Al castello di Montese nel 1997, è presente nella rassegna “Secessioni Astratto-Informali 1980/2000”. Nel 1998 con una presentazione di Fausto Lorenzi allestisce una personale alla galleria “Prisma” di Verona; nel 1999 alla galleria “Il Salotto” di Como e nel 2000 all’“AAB” a Brescia con una presentazione di Alberto Veca. Con Ruggero Maggi del “Milan Art Center” è presente in alcune fiere d’arte, con varie presenze anche al MIART di Milano. Al 2001 risale la sua mostra alla galleria “L’Idioma” di Ascoli Piceno. Nel 2002  è presente nella galleria “Antonio Battaglia” di Milano e nella galleria “Bertrand Kass” di Innsbruk, e nel 2004 allo studio 2B di Genova. Nel 2005 partecipa all’operazione “13×17” presentata da Philippe Daverio che verrà allestita in varie sedi non istituzionali italiane. Nel 2006 partecipa alla Biennale d’Ankara e allestisce una personale alla Fortezza del Girifalco di Cortona; al Castello di Mirandola, nello stesso anno partecipa alla mostra “De Hominis Dignitate”. Nel 2007 con l’evento collaterale “Camera 312” partecipa alla 52a Biennale di Venezia. Nel 2009 la galleria “Zamenhof” di Milano organizza una sua personale, e lo presenta con altri autori  presso la Pinacoteca di Imperia nella rassegna “Oltre la realtà”. Nel 2010 è presente nella mostra “Post-avanguardie” al Castello Estense di Ferrara curata da Paolo Levi e Virgilio Patarini; presso il Museo Fondazione Crocetti di Roma allestisce una personale con presentazione di Giorgio di Genova.

 

 29 ottobre – 10 novembre 2011 Galleria “Arianna Sartori” Mantova – via Cappello, 17 – tel. 0376.324260 Catalogo in galleria con testo di Massimo Fecchi

 

 

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