Lugano (Svizzera-Canton Ticino) – WOLFGANG LAIB

| 25 ottobre 2017
Laib 1

Poetica multimediale

Il MASI – Museo d’Arte della Svizzera Italiana, si è sempre distinto per la particolare attenzione nei confronti di importanti protagonisti della grande arte contemporanea internazionale, spesso poco noti al grande pubblico. Da due anni facente parte del complesso del LAC –Lugano Arte e Cultura, continua questa tradizione proponendoci una signifiativa mostra monografica dedicata a Wolfgang Laib, artista tedesco la cui opera si distingue nel panorama artistico attuale per essenzialità, chiarezza e profondità di pensiero. Qui vediamo 50 opere, tra sculture, fotografie, disegni ed installazioni che esplorano tutti gli ambiti del suo universo creativo, che ci parlano sia della sua conoscenza di culture e religioni orientali, dalle quali egli deriva armonia e semplicità di costruzione, che delle sue riflessioni sulle radici del patrimonio culturale occidentale. Le fotografie realizzate da Laib durante i suoi viaggi in Europa e in Asia sono fonti di ispirazione degli essenziali disegni a pastello che accompagnano le particolari sculture: l’essenziale “Milkstone” (Pietra di latte), per cui lo stesso artista scrive: “Il marmo è un essere vivente come il latte – e il marmo bianco ha una purezza e una densità che si armonizzano con la purezza del latte.” Personalmente mi evocano la vita, con il primo nutrimento, e la morte, con la pietra tombale della sepoltura, e mi pare di capire l’universalità di questa immagine ancora dalle sue parole: “Se credi solo nell’individuo, la vita è una tragedia che termina con la morte. Ma se sei parte di un tutto, è completamente diverso: non c’è principio e non c’è fine.”

Una riflessione, questa, che sdrammatizza il termine dell’esistenza. Quindi incontriamo le più recenti strutture in legno ricoperte da rilucente lacca birmana (“Untitled”, 2003); la celeberrima sequenza dei “Rice Meals” (1983) fino all’imponente ziggurat (“Es gibt keine Anfang und kein Ende”, 1999) in legno e cera d’api che impressiona con la sua mole e il suo intenso profumo. Ricordiamo che gli “Ziggurat” erano strutture religiose, più precisamente delle piattaforme cultuali sovrapposte, diffuse lungo tutta la Mesopotamia, ma anche sull’altopiano iranico e nelle zone dell’odierno Turkmenistan. Prezioso fulcro della mostra è l’ampio e luminoso campo di polline di pino che Laib raccoglie e con cui crea le sue opere effimere, un invito a meditare sulla ciclicità della natura e la precarietà dell’esistenza, celebrandone al contempo la complessità e la ricchezza. Tra le sculture è presente “Brahmanda”, grande ellisse in granito nero e olio (2014-2015), dal Sanscrito, simbolo dell’uovo cosmico da cui tutto è nato, la cui prima versione era stata da lui realizzata nel 1972. Significativa è l’attitudine con la quale Laib da sempre si confronta con i materiali organici ed inorganici che rendono inconfondibili le sue opere: il marmo viene scolpito, la cera viene plasmata e il polline disposto in ordinate composizioni senza la presunzione di attribuire alla materia un nuovo valore, bensì con la volontà di essere un tramite che con il suo lavoro rende visibile la bellezza intrinseca ad ogni materiale, concludendo con quanto egli afferma: “A differenza della maggior parte degli artisti di oggi non sono spaventato dalla bellezza. Il polline, il latte, la cera, hanno una bellezza incredibile, che non si riesce a credere reale – ed è la più reale. La bellezza sta di fronte, e devi essere pronto. Non potrei crearla ma posso prendervi parte, cercare di crearla da sé è solo una tragedia, partecipare a essa, una grande fortuna.” Note biografiche. Nato a Metzingen nel 1950, Wolfgang Laib cresce in un ambiente familiare colto e aperto. A partire dagli anni sessanta la famiglia compie numerosi viaggi in Asia: visita musei, monumenti, siti archeologici e di pellegrinaggio, entrando in contatto con culture e stili di vita all’antitesi con quelli occidentali. Nel 1968, malgrado il profondo interesse per l’arte, intraprende gli studi in medicina. A partire dal 1970 la famiglia trascorre ogni estate nel sud dell’India, dove il padre ha dato vita a un progetto di sostegno allo sviluppo. Il contatto con lo stile di vita locale influenza profondamente Laib che nel 1972 realizza la sua prima scultura, un “Brahmanda” e d’ora in poi si dedicherà unicamente alla creazione artistica. Nel corso della sua carriera ha esposto nei principali musei europei e americani e partecipato a numerose edizioni di “Documenta” a Kassel e della Biennale di Venezia; nel 2015 ha ricevuto il Premio imperiale per la scultura. Laib vive e lavora in un piccolo villaggio della Germania del sud e per alcuni mesi all’anno in una casa-studio nel sud dell’India.

Questo evento espositivo, a cura di Marco Franciolli, Direttore del MASI, in collaborazione con Francesca Bernasconi (che ne estende biografia, esposizioni e bibliografia) è corredato da un esaustivo catalogo edito da Casagrande/MASI Lugano, con saggi del curatore, di Simone Menegoi e di Guido Comis.

Museo d’arte della Svizzera italiana – LAC Lugano Arte e Cultura; Piazza Bernardino Luini 6, Lugano; Fino al 7 Gennaio 2018; orari: da martedì a domenica 10-18; giovedì 10-20; Info e prenotazioni: Tel. +41 (0)58 866 42 30; www.masilugano.ch

Fabio Giuliani

Laib 2Laib 3

Laib 4    Laib 5

 

Commenti

×