L’ORA MAGICA

| 1 novembre 2001
Gattini_1

Quando incominciano i primi freddi e si accendono i caloriferi, la gatta soriana Mimì trascorre quasi tutta la giornata in casa.

Nel primo pomeriggio si distende sopra la mensola del calorifero davanti alla finestra, pancia allungata sul panno di lana che la sua padrona le ha preparato, zampette raccolte sotto il ventre, coda ad arco che muove lentamente di qua e di là. A volte socchiude gli occhi, ma è ben presente a ogni movimento nella stanza. Sa tutto di quello che succede intorno a lei e sa che non ha da temere nulla. Per un’ora circa non ci sarà alcun cambiamento al quadro che conosce a memoria. Tutto viene fatto con gesti lenti e regolari. Di fronte a lei Cina rammenda con gli occhiali sul naso una canottiera di lana beige, sempre la stessa; ormai non si sa più quale sia la parte originaria e quale il rammendo, tanto è stata usata e rappezzata. Mimì sa già quale sarebbe la risposta se provasse a dire: “Con tutte quelle che hai, non puoi metterla negli stracci?”. Si sentirebbe dire: “Che te ne fa a te? L’è la me flanella piò comoda!”. Al suo fianco, invece, c’è Gela, che con i ferri lavora a maglia calzerotti o sottogonne o vestiti; probabilmente non li metterà mai. Usa fili di cotone e di lana che nel passato ha raccolto chissà dove o sono rimasti in casa, non ricorda neppure perché. Li unisce creando intrecci di colore mai inventati in nessuna sartoria ed escono capi screziati, a volte bellissimi, a volte così così. Però lei indossa gli stessi abiti di sempre, per non rovinare i nuovi. “Che gucet, che te metet so nient?”. “Che ten tereset tè de le me robe? So mia padruna me de fa chel che voi?”. Poco distante c’è Lina, che un tempo infilava perline di tutti i tipi; ora però, siccome si innervosiva, perché tremava nell’infilare il filo nel corallo, legge o fa le parole incrociate o brontola sulle bollette e i moduli in arrivo. “Non si capisce più niente.” dice scotendo la testa “Un tempo era tutto così chiaro!”. Ma la sua voce è fioca e nessuno si agita. Come Mimì proviene da battaglie con topi, lucertole e piccioni delle tanti estati, le sue tre amiche provengono da una giovinezza vissuta durante la guerra, sotto il mitragliamento del Pippo, da un dopoguerra faticoso e combattuto con grinta. Ora sia Mimì, sia Cina, sia Gela, sia Lina vivono quel tempo che i medici hanno allungato ma non hanno salvaguardato dai dolori di ossa, dai reumatismi, dalle lente digestioni, dall’ansimare improvviso, dai vuoti di memoria, dal frequente tremore, dal passo vacillante. Quell’ora del pomeriggio, che non richiede nessuno sforzo particolare, trascorre in una calma provvisoria, ma sempre è un momento di calma magica. Poi qualcuno apre di fretta l’uscio della stanza, la gatta si rizza in piedi disturbata; è segno che occorre muoversi, che qualcosa deve essere fatto.

Di: Amelia Dusi

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