Legnano (Milano) – MARIO GIACOMELLI – LA COLLEZIONE DELLA CITTÁ DI LONATO DEL GARDA

| 21 aprile 2017
Giacomelli - Legnano 1

Veridiche testimonianze di vita

“La natura è uno specchio in cui mi rifletto perché salvando questa terra dalla devastazione, voglio in realtà salvare me stesso dalla tristezza che ho dentro. A volte ho addirittura usato un negativo scaduto, uno strumento già morto, proprio per accentuare questa sensazione ottenendo un effetto di neri che diventano tutt’uno con le zone intorno.” (Mario Giacomelli) “Ai bianchi e ai neri, in effetti, Giacomelli affida la sua principale cifra stilistica” (Emma Zanella, Direttore, MA*GA).

L’Assessorato alla Cultura di Legnano in collaborazione con il Comune di Gallarate e il Museo MA*GA, in occasione del Festival Fotografico Europeo, ideato e curato dall’Afi-Archivio Fotografico Italiano, ospitano nelle sale di Palazzo Leone da Perego-MA*GA di Legnano (questa la denominazione ufficiale dopo l’unione progettuale tra la sede museale legnanese e quella di Gallarate) una retrospettiva importante dedicata a Mario Giacomelli (1925-2000), uno dei fotografi italiani più significativi e conosciuti a livello internazionale del Novecento che John Szarkowski, il Direttore del Dipartimento di fotografia del Moma di New York, consacrò nel 1963 tra i cento migliori autori al mondo. Lonato del Garda è un comune italiano di 16.247 abitanti della provincia di Brescia. Ora, molti diranno: cosa c’entra questo con la rassegna di Giacomelli a Legnano? Ebbene, l’esposizione, a cura di Enrica Viganò, raccoglie 101 opere selezionate e ordinate personalmente dal grande autore nel 1984, per un evento espositivo organizzato proprio a Lonato, successivamente donate alla collezione della cittadina bresciana. Il percorso espositivo è distribuito per nuclei tematici cominciando da tre pregevoli ritratti dedicati alla madre, la moglie e la sorella realizzati nel 1955-56. La prima sala è dedicata al lunghissimo lavoro realizzato in seminario che coglie la vita di giovani futuri sacerdoti nei loro momenti più festosi, sia per una partita di pallone, che per un girotondo o una battaglia di palle di neve. Queste immagini sono diventate nel tempo le “icone” per cui Giacomelli viene identificato nell’immaginario popolare, ma la sua prolifica attività è anche molto altro, come è molto ben dimostrato anche qui. Il ciclo di immagini dedicate a “La buona terra (1964-66)” racconta la storia minima dei contadini delle Marche, lungo il ripetersi ciclico del lavoro e delle stagioni. Il quadro che ne risulta è un racconto quasi epico in cui l’uomo è legato alla natura, il contadino ai suoi campi e al lavoro, alla fatica, e dove si respira un’idea di comunità in cui tutti si rendono utili dal più giovane al più anziano. Tra i reportage più emozionanti realizzati negli anni Sessanta dall’artista marchigiano, vi è quello realizzato all’interno dell’ospizio di Senigallia dal titolo “Verrà la morte e avrà i tuoi occhi (1954-56)”, evocando una delle più note poesie di Cesare Pavese. Prima di iniziare a scattare, Giacomelli si recò nella casa di riposo per un intero anno, al fine di creare una familiarità con gli ospiti e con le loro vite. La serie è un’analisi dura, quasi brutale, del tema della vecchiaia, ma condotta con uno sguardo compassionevole e umano, che rivela i pensieri di Giacomelli sulla morte e la malattia. “Tutte le mie fotografie – ricordava lo stesso Giacomelli – sono come autoritratti, ho sempre fotografato i miei pensieri e con questo voglio dire le mie idee, le mie passioni, le mie paure.” A fare da “trait d’union” della mostra sono le 41 fotografie di paesaggi dal titolo “Presa di coscienza sulla natura (1955 -1984)”, un vero e proprio racconto visivo durato per decenni, continuamente indagato con libertà di sguardo e di impaginazione. Mario Giacomelli, nato a Senigallia (Ancona) nel 1925, inizia a lavorare a 13 anni in una tipografia. Nel 1952 compra una macchina fotografica e scatta la sua prima immagine, “L’approdo”. Da allora, fotografo non professionista per scelta, si dedica alla creazione delle sue intense serie fotografiche: la vita d’ospizio, i paesaggi, Scanno, il mondo contadino. Nel 1953 entra a far parte del gruppo fotografico Misa e nel 1956 de La Bussola. Dal 1955 viene celebrato dall’allora direttore della fotografia del MoMa di New York John Szarkowski e comincia a ottenere riconoscimenti e a esporre in Italia e all’estero. Le sue opere fanno parte di collezioni pubbliche e private di tutto il mondo. Muore a Senigallia nel 2000. Accompagna la mostra un bel catalogo a cura di Enrica Viganò, Edizioni Admira, Milano. Alla fine, devo dire che la sezione che più colpisce, perché di grande attualità, è “Verrà la morte….”   Con i suoi drammi del decadimento della vita nel luogo di ricovero per anziani; profeta del moltiplicarsi dei casi in una società sempre più vecchia e meno patriarcale, “un drammatico teatro di rughe e di esistenze” (Enrica Viganò), mentre la foto “Gabbiani in una tempesta” mi pare un suo autoritratto: “uccelli neri come neri pensieri”. Ritengo perfetta la definizione del fotografo dà Sandrina Bandera (Presidente della Fondazione MA*GA): “Mario Giacomelli è classificabile, a suo modo, come ‘pittore della realtà’”; indubbiamente nel suo significato più profondo con le sue coraggiose testimonianze. Il Festival Fotografico Europeo 2017, giunto alla sua sesta Edizione, è ideato e curato dall’Afi-Archivio Fotografico Italiano, con l’alto Patrocinio del Parlamento Europeo, della Regione Lombardia, della Provincia di Varese e con il sostegno dei comuni di Busto Arsizio, Legnano, Castellanza, Olgiate Olona, Castiglione Olona, Gallarate e Milano-zona 6, e la collaborazione del Museo MA*GA di Gallarate; iniziato il 18 Marzo, terminerà il prossimo 30 Aprile. Durante questa Manifestazione, aperta all’Europa, grandi autori, divengono il faro per i giovani emergenti, in un confronto dialettico teso a stimolare dibattiti e ragionamenti, attorno a temi d’attualità, di storia, d’arte e di ricerca. Circa quaranta mostre, seminari, workshop, proiezioni, letture dei portfolio, presentazione di libri, concorsi: un programma espositivo articolato ed esteso che si muove dalla fotografia storica al reportage d’autore, dalla fotografia d’arte alle ricerche creative fino alla documentazione del territorio. Visitare le varie esposizioni rappresenta anche l’occasione per visitare l’area delimitata dalle Prealpi Varesine e dal Lago Maggiore, ricca di paesaggi suggestivi, di luoghi storici, di presenze artistiche. Per rendere maggiormente rilevante l’evento, si sono unite varie realtà culturali e formative predisponendo progetti che interessano diverse fasce di età di studenti e cittadini. Uno degli spazi principali è il Castello Visconteo, una fortificazione medioevale che sorge a sud di Legnano su un’isola naturale del fiume Olona. È conosciuto anche come castello di San Giorgio (lat. Castrum Sancti Georgi) sin dal XIII secolo. Sito Internet di riferimento: www.europhotofestival.it ; informazioni: 347 5902640; Brevi cenni sulla sede museale. Palazzo Leone da Perego è un edificio storico di Legnano ricostruito nel 1898 conservando alcune decorazioni dell’omonimo edificio precedente medioevale. Situato a pochi passi dalla Basilica di San Magno, possiede due entrate, una in via Magenta e l’altra in via Girardelli. Prende il nome da Leone da Perego, Arcivescovo di Milano deceduto a Legnano nel 1257. Insieme a Palazzo Visconti forma la “Corte Arcivescovile”.

Museo MA*GA: Palazzo Leone da Perego, Via Gilardelli 10, Legnano (Milano); Comune di Legnano-Assessorato alla Cultura: Tel. 0331.545726; Orari: giovedì, venerdì, 9.30-12.30; sabato e domenica 10-12.30 e 16-19; chiuso 16 Aprile (Pasqua); 25 Aprile, 1 Maggio e 2 Giugno aperto con orario festivo; Ingresso gratuito

Fabio Giuliani

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