LA TERRIBILE SINDROME ORELLANICA

| 1 settembre 2001
fungo CORTINARIUS ORELLANUS

La fatale triade si ripete: così come le mortifere AMANITA PHALLOÍDES, VERNA e VIROSA, anche nella famiglia dei Cortinari esistono tre funghi che sono considerati mortali: il CORTINARIUS ORELLANUS, il CORTINARIUS ORELLANOIDES e il CORTINARIUS SPECIOSISSIMUS.

Da non molto tempo è stata scoperta la loro pericolosità (avvelenamenti in massa, avvenuti specialmente in Polonia attorno al 1955), fecero sì che fossero condotti studi approfonditi sulla specie, scoprendo successivamente sostanze letali come l’orellanina, e successivamente la cortinarina A B e C. Le cortinarine citotossiche hanno una azione assai ritardata (latenza dalle 36 ore fino a 20 giorni) e procurano l’arresto della sintesi delle proteine bloccando le funzioni renali (necrosi cellulare). Altri danni vengono causati a livello epatico, molte volte in maniera irreversibile, per cui è verosimile affermare che la sindrome orellanica è senz’altro pericolosa parimenti a quella falloidea. La quantità letale di fungo fresco si aggira intorno ai 40 – 50 grammi per un adulto, in dipendenza dalle condizioni fisiche e metaboliche dell’avvelenato. La sintomatologia è tipicamente bifasica, con iniziali manifestazioni gastroenteriche (nausea, vomito, diarrea seguita da stipsi, dolori addominali), dopodiché dopo una pausa che può durare diversi giorni, si manifesta una grave insufficienza renale, profonda astenia, meningite con cefalea e rigidità della nuca. L’exitus avviene in stato di coma uremico. Ovviamente la diagnosi precoce ed una rapida terapia d’urto potranno salvare il soggetto colpito, anche se non sono pochi i casi di danno renale permanente che si sono riscontrati. Il CORTINARIUS ORELLANUS e il CORTINARIUS ORELLANOIDES crescono isolati o a gruppi nelle colline di latifoglie (querce, castagni, carpini e faggi) e anche in quelli di aghifoglia (Pino e boschi misti) dalla fine dell’estate all’autunno, mentre il CORTINARIUS SPECIOSISSIMUS predilige i boschi umidi di Peccio e betulle, ed è particolarmente reperibile fra i muschi e mirtilli ai margini di stagni o paludi montane. Morfologicamente descriviamo il capostipite e cioè il Cortinarius Orellanus, ricordando che per colore e forma i tre si somigliano molto, salvo che per la presenza di un umbone più o meno pronunciato negli ultimi due.
CORTINARIUS ORELLANUS: CAPPELLO: convesso-campanulato poi spianato, carnoso al centro, ma piuttosto sottile verso il margine, dapprima involuto, poi disteso. Colore da fulvo-ocraceo ad aranciato-mattone, rosso-bruno fulvo, cuticola asciutta, finemente setosa-fibrillosa. LAMELLE: poco fitte, larghe,ventricose, con numerose lamellule, giallastre-ferruginose quindi fulvo-ocracee. GAMBO: cilindrico, spesse volte flessuoso, pieno e sodo, concolore al cappello, ornato di fibrillature longitudinali .CARNE: da gialla dorata a giallo-fulvo, sapore tenue, vagamente rapaceo. Odore quasi nullo o debole come di rapa. COMMESTIBILITA’: MORTALE. CURIOSITA’: i “Cortinari” sono così chiamati perché allo stato giovane presentano sotto il cappello una specie di ragnatela che copre le lamelle, appunto una “cortina”.

Di: Paolo Passalacqua

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