La musica: passione di famiglia FRATELLI D’ITALIA

| 1 dicembre 2010
FIVE LINES

Non di soli Jonas Brothers (gruppo musicale statunitense formato da tre fratelli) vive la musica. Troppo semplice nominare i vecchi Jackson Five, il più piccolo dei cinque un tale Michael. Nel rock e nel pop le band formate da fratelli non sono una rarità, dalla Allman Brothes ai fratelli Young (AC/DC), dai Beach Boys ai Bee Gees, passando per Dire Straits, Creedence Clearwater Revival, Blue Oyster Cult, Van Halen, Gentle Giant, King of Leon (tre fratelli più un cugino), Raven, Sepultura, Rage, Pantera, Oasis, Tokio Hotel, e chi più ne ha più ne metta.

Pure in Italia non sono mai mancate parentele dirette fra musicisti. Fratelli d’Italia i De Angelis, meglio conosciuti come Oliver Onions, quelli delle sigle di Sandokan, Zorro, Spazio 1999 e delle colonne sonore dei film targati Bud Spencer – Terence Hill; jazz brothers i chitarristi sardi Massimo e Bebo Ferra; frateddu Enzo e frateddu Lorenzo i due Mancuso, cantanti e polistrumentisti siciliani. Poche le sorelle del palcoscenico, di solito destinate a carriere separate, in testa i nomi di Loredana Berté e Mia Martini (vero nome: Domenica Berté). Anche nel campo della musica classica i nomi si sprecano, dai tre Bach (figli del sommo Johann Sebastian, stessa moglie!), a Wolfgang e Nannerl (Mozart), fino ai nostri giorni: l’arpista Cecilia e il direttore Riccardo (Chailly), l’organista Lorenzo e il violista Vittorio (Ghielmi), il flautista Sergio e il pianista Claudio (Zampetti), il duo chitarristico Marco e Stefano (Bonfanti), il duo Pepicelli (Francesco e Angelo), la violinista Barbara, la violi(ni)sta Giada, il violoncellista Klaus: di cognome Broz. Ovviamente, Trio Broz. L’elenco potrebbe continuare a lungo. Sezione a parte per la categoria duo pianistico: sulla scia delle sorelle Labèque o dei “doppi” Kontarsky, da citare almeno Angela e Nicoletta Feola, le gemelle Puiu, Laura e Beatrice, Vincenzo e Francesco De Stefano (Reggio Calabria). A Brescia i figli (musicali) della Leonessa non mancano (dimenticanze a parte). In ordine sparso e limitandoci ai nostri giorni, Anna Bonomelli, violinista, insegnante di un’intera generazione di strumentisti cittadini, la sorella Marysa, cantante e grande maestra di canto. Paolo Perucchetti, violoncellista e concertista, Carlo, dell’orchestra “Toscanini” di Parma. Angela Citterio, primo flauto presso l’Orchestra dei Pomeriggi Musicali di Milano, la sorella Elisa, violinista con alcune delle orchestre barocche più importanti in circolazione, Maria Grazia, chitarrista e direttrice di una scuola Suzuki. Tre strumenti per tre sorelle. “Ho imparato a studiare nella stessa stanza con una flautista senza perdere la concentrazione – dice Elisa- Mi è stato utilissimo ai primi concorsi per orchestra, quando eravamo in cento in uno stanzone”. Tre anche i Ranieri: il violinista Mauro, (prematuramente scomparso), il violoncellista Roberto, il violista Luca: carriere luminose, simpatica complicità (di Mauro e Roberto, nelle cene dopo i concerti), ironia, innocenti frizzi; e rigore, tenacia infaticabile nello studio. Gemelli diversi (ma non troppo), Diego e Fabio Gordi, compositori e virtuoso duo pianistico tra i più rappresentativi della scena europea. “Abbiamo iniziato quasi per gioco – conferma Fabio – su una tastierina Bontempi. Col tempo è diventata una passione e una professione. La folgorazione arrivò con l’ascolto di un disco dei due Kontarsky, il loro Stockhausen spaziale, uno Strawinsky di diamante. Ricordo quando da un vecchio baule uscirono sdrucite edizioni delle Sinfonie di Beethoven trascritte per piano a quattro mani, l’emozione di farle rivivere nella trascrizione che insieme eseguivamo”. Nessuna rivalità? “No, in gioventù c’è stata solo una positiva competizione, poi scomparsa. E’ certo una faccenda delicata, da gestire con superiore equilibrio. Il fratello di Massimiliano Motterle, per esempio, era un validissimo pianista, che però smise presto di suonare forse per il continuo confronto; o forse perché un pianista in famiglia basta e avanza”. In casa Beschi i diplomati sono addirittura cinque: in ordine rigorosamente cronologico, Francesco, classe 1951, violinista, per anni membro del Quartetto d’archi di Brescia, oggi Vescovo di Bergamo; Paolo, super-violoncellista; Emanuele, violista, anima e motore infaticabile di Piano Nobile, intraprendente associazione culturale; Vincenzo (fagotto) e Chiara (pianoforte). “Nessun antagonismo tra di noi – assicura Emanuele – piuttosto incoraggiamenti reciproci, stimoli continui, suoni ovunque. Per facilitarci nello studio, i genitori avevano anche insonorizzato alcune stanze. Siamo cresciuti a pane e musica. La bellezza del suonare insieme ci ha educato a una visione grata, stupita, religiosa del mondo e della vita. Qualche problemino nella gestione degli spazi, nell’organizzazione. Ma la gioia di condividere passioni, scoperte, conquiste è una cosa unica. Solo due di noi sono diventati musicisti a tempo pieno. La musica ci ha fornito basi insuperabili di ordine, precisione, fantasia, sensibilità”. Il record bresciano di famiglia musicale spetta certo a casa Andreoli. I sei figli di Cornelio sono diventati tutti musicisti: Giovanni, compositore, pianista, flautista, percussionista; una delle colonne dell’Arena di Verona (preparatore delle compagnie di canto), brillante direttore d’orchestra di carriera internazionale (oggi lavora soprattutto nella penisola iberica), per undici anni direttore artistico della stagione lirica del Teatro Grande di Brescia. Arturo, diploma in clarinetto e saxofono, laurea in architettura, fine direttore di banda, strumentista dell’orchestra del Teatro Comunale di Genova. Luigi, insegnante di viola a Brescia, eccellente didatta, musicista a tutto tondo, gemello di Piero, trombettista e trombonista in molti teatri italiani (dalla Scala alla Fenice, al Regio di Torino), oggi docente al Conservatorio “Paganini” di Genova. Si finisce con Anna, flautista, diplomata a Brescia, ma non “in carriera” e Francesco, direttore del Brixia Camera Chorus, nonché compositore, pianista, organista. “La musica è stata un formidabile collante – racconta Luigi – qualcosa che unisce nel profondo e che trascende ogni parola. Abbiamo iniziato con alcune fisarmoniche, continuato con la musica leggera, gruppi vari a organico variabile, infine ognuno ha imboccato le sue strade. La mia giovinezza, immerso in suoni, canzoni, spartiti, è un ricordo fantastico, che auguro a chiunque”.

Di: Enrico Raggi

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