INIZIANDI AL MARE Le cart ruts secondo Frera

| 11 luglio 2008
61Uv-CEjBTL._SX360_BO1,204,203,200_

Cosa sono quelle enigmatiche tracce che in Sardegna, nella Maremma, a Malta, solcano il terreno? Cart ruts, così sono chiamate negli studi tradizionali. Il bresciano Massimo Frera ha però intuito che potevano esser state tracciate per un uso diverso da quello di rotaie per far correre le ruote dei carri…

Una nuova interpretazione alle cart ruts. Incisioni rituali collegate al culto dell’acqua e della terra. Perché agli occhi dell’antropologo Massimo Frera, è impossibile definirle strade per carri. Lo dimostra con lo studio sul campo di queste affascinanti ferite nel terreno, rivelando le contraddizioni e i paradossi che emergono se si continuasse a pensarle come le scie lasciate da antichi mezzi di trasporto. Prima tappa: la necropoli di Su Crocifissu Mannu in Sardegna. Qui, secondo l’archeologia classica, i solchi sarebbero l’esito di tagli nella roccia predisposti dai romani per farvi passare i carri. Ma i binari si intersecano, si interrompono e avrebbero reso difficile la viabilità. Un lavoro troppo complesso, i cui benefici sarebbero stati di gran lunga inferiori ai danni. Interpretando le interruzioni come cedimenti del terreno, i romani sarebbero stati così poco accorti da progettare strade su strutture incapaci di sostenerle? “Molte cose non tornano(…)Questi sono alcuni dei motivi che ci spingono a credere che le tombe siano successive ai solchi”. Tra la Toscana e il Lazio, la Maremma. Anche qui, insieme a eredità archeologiche del mondo etrusco, compaiono strane fessure, vie cave e solchi nel terreno. “Le vie cave, semplici strade non erano. Possiamo forse parlare di percorsi misterici, certamente sacri, connessi a una qualche forma di ritualità”. Un percorso sacro precedente al periodo etrusco: Frera data infatti queste vie cave a un periodo anteriore al X sec. a.C. Ultima meta, per la scoperta della natura delle cart ruts, Malta, con i suoi dolmen e il tempio di Mnajdra affacciato sul mare. Anche qui, una complessa rete di solchi scavati sulla superficie rocciosa. E pure in questa zona, a Clapham Junction, come in Sardegna, al di sotto delle cart ruts, Frera scopre caverne e vani scavati da uomini. Servendosi di alcune descrizioni degli storici e dei poeti antichi, tra cui Pausania, Erodono, e Callimaco e anche di incisioni di laminette orfiche e pitagoriche rinvenute nelle tombe romane, Frera scopre l’esistenza di un antichissimo rito collegato con l’acqua. Antichi culti misterici e processioni sacre dove le vie cave e i cunicoli servivano come percorsi di iniziazione al culto dell’acqua e delle divinità collegate. Tanta parte della ritualità antica, greca, etrusca, romana, viene riletta alla luce dell’importanza religiosa dei culti relativi all’elemento acquatico. E le cart ruts? Riprendendo anche la cultura dei Tirreno-Lidi, fortemente legata ai riti connessi all’acqua, l’autore dà una nuova spiegazione al mistero di questi solchi sul terreno, inquadrandoli come “manifestazione rituale, probabilmente connessa ad un pensiero religioso che aveva al suo centro la riflessione sui poteri della Grande Madre e sull’acqua, sua teofania. Il tracciare canali poteva assurgere a gesto culturale molto potente, paragonabile a quello che le comunità paleolitiche riconoscevano nell’incidere le pareti delle grotte-santuario: non un gesto comune, non un uso sociale, bensì un evento religioso e una pratica concessa solo agli iniziati, a quelli sciamani cui era attribuita una connessione col divino”. Incidere la terra significava allora prender parte a un evento rituale dal profondo valore simbolico e religioso: un culto della terra e dell’acqua di cui questi solchi sono la memoria.

Tags: , , , , ,

Commenti

×