Indipendentemente Un 8 marzo contro i dogmi illiberali

| 1 marzo 2006
  1. SPOGLIARELLI DI RAGIONE E LIBERO PENSIERO
    La raggiunta parità dei diritti femminili, come simbolo a tutela della nostra identità storico/culturale

Intrattenimento sull’iconografia dei nostri tempi.
Cambiando punto di vista a proposito di vignette e compagnia bella. Partendo magari da qualche dato oggettivo di libertà di espressione.
Con il trait d’union di collegamento in omaggio alla donna e a questo 8 marzo che ne ricorda l’impegno ed il riscatto dei diritti.
Ben venga dunque questa ricorrenza, forse un po’ spuntata visto che l’uguaglianza non dovrebbe aver bisogno di feste. Ben venga si diceva come monito di vigilanza contro le intolleranze in apprensiva rimonta sulle ragioni del vivere civile. Per questo motivo oggi raccontiamo volentieri l’apprezzata vitalità femminile. Quel tipo d’impegno fuori dalla retorica, affaccendato nei meandri del quotidiano ed oggi liberato nella qualità del lavoro a tutti i livelli. Qualcuno parla o ha parlato di quote rosa. Immagine un po’ riduttiva se permettete. Anche perché i colori è meglio guardarli ed apprezzarne la luce dinamica, piuttosto che descriverli. Parlando di donne in associazione a questo rosa da confettura manieristica, si tolgono appunti culturali indispensabili nel dare spessore alla categoria del femminile. Ma forse anche la catechesi didattica incastonata nel termine categoria, non rende merito al fascino ed alla forza delle donne dei nostri giorni. Classificarle in pratica, come per l’uomo, che naturalmente citiamo per par condicio letteraria, non è giusto. Non riverbera i segnali che ancora oggi quantificano i tributi istituzionali e morali collegati a questo mondo, sempre più in luce nella crescita della società civile.
Da queste considerazioni, nasce l’elemento simbolico donna, utile alla causa in difesa dell’identità. Guardiamola in fotocopia di qua e di là, tra religioni, usi e costumi contrapposti. Occultate con chador, burka e sottovesti del pensiero, tanto intransigenti quanto impegnate nel nascondere giustizia e libertà dentro l’oscuro libro di una storia troppo arcaica. Rapide, colorate, in pieno sprint tra scrivania e pranzi da preparare, figli da partorire/accudire e perché no, nella vibrazione estatica tra le lenzuola, dall’altra sponda di quel fiume in piena che imbocca ad occidente.
Doppia veste contrastante. A voi il giudizio.
Tenendo conto di quanta fatica si è fatta, anche nel moderno occidente, per arrivare fino a questo semplice punto di uguaglianza. Altro che quote rosa, ragazzi. Qui le spine da estirpare sono state proprio tante, che proprio non c’è alcun bisogno di aggiungerne altre. Però qualcuno ci prova. Nel modo subdolo relegato a tradizioni e identità diverse. Lasciamo dunque stare tutto il manufatto di indignazione populista riferito a credenze soggettive. Guardiamo solo in faccia quel che sarebbe in scena, tra noi quattro amici del bar d’occidente, se per un’improvvisa virata del senso, ci toccasse il colpo d’ala misogino di certi profeti. Osserviamone il risvolto concreto nei riguardi esclusivi di donne, ragazze, studentesse, lavoratrici, mamme, zie, nonne e via dicendo. Visione allucinante. Dove c’è veramente poco da scherzare. Dove non c’è vignetta, più o meno volgare, che tenga. Così, ricordando il giallo mimosa e l’8 marzo paludato al commercio, identifichiamo in questo giorno la difesa di conquiste importanti e intoccabili. In questa femminile, prorompente emozione, utile alla causa che combatte e reprime gli inaccettabili spogliarelli della ragione e del libero pensiero.

Di: Giuseppe Rocca

Tags: ,

Commenti

×