In ricordo della professoressa Piera Merli

| 14 gennaio 2017
piera

LA MUSICA DELLA MATEMATICA SINFONICO NUMERARIO SWING

La professoressa Piera Merli studiava, ascoltava e descriveva i segreti della materia più temuta, con il ritmo dinamico ed elegantemente didattico che non ammetteva distrazioni, ma entrava anche nelle zucche meno portate per algebra, equazioni ed affini.

Generazioni di menti, dal ragionamento matematico pigro, le devono molto. Difficile valutare il numero preciso. Anche per questo e ancora una volta, sarebbe utilissimo il suo vivace talento. Quello della signorina Piera Merli, indimenticata professoressa di matematica al liceo di Desenzano e successivamente all’ITIS di Lonato. O meglio, la professoressa di matematica. In una sorta di identificazione speciale fra personalità e materia d’insegnamento. Simbiosi perfetta in tutta la sua essenzialità. Caratteristica che era poi il suo riconosciutissimo, apprezzatissimo e rispettosamente temuto marchio di fabbrica. Le luci si abbassano. Trascinando fuori dal nostro spettro audiovisivo, insieme a chi ci lascia, retaggi e sensazioni che virano al ricordo. Situazione di buio e malinconia paradossalmente meglio disposti al vederci di più dentro quelli che, live, si connotavano come tradizionali cliché di comportamento. Piera Merli ne suggeriva quello classico della severità nell’impedire di rigirare la frittata della conoscenza. Formula collocata a buona nota dell’iconografia immortale del docente di materia scientifica. Esigente, rigido, avaro nelle valutazioni di merito eccetera. Un cliché, appunto. Piuttosto scontato e banale nella sua semplicità. Nessuno mai a peritarsi di stimare il grado di testarda, ribelle somaraggine di chi la testa non la vuole proprio far funzionare. A cosa diavolo servirà mai questa matematica? Domanda ricorrente negli schieramenti d’asini. Salvo ravvedersi in età avanzata. Oppure ora, dentro questo triste buio in cui rileggiamo la storia della professoressa Merli. Oh, lei agli zucconi non faceva sconti. “Gnaro,Te pensarè mia de saì la lissiù sensa studià” paradigma vernacolare efficace che non necessita di troppe interpretazioni. Elargendo un bel due senza riserve. Poi, d’un tratto, il gesso o la penna iniziavano a tracciare segnali didattici. E la musica cambiava. Perché proprio di musica si trattava. Librata su quaderni e lavagne spartito, ad uso formula ed equazioni, con la leggerezza dei grandi che in un secondo ricamano strutture complesse. Velocità di esecuzione, in coordinato disordine di diversificate attenzioni. Nell’aula della docenza, dove lo stare concentrati sui suoi ricami algebrici era pozione miracolosa per una rapida comprensione. Oppure nel salotto/cucina di casa della ripetizione privata, in cui ricorreva l’immagine della serie interminabile di matematici no grazie che, a furia di robuste dosi di esercizi avanti e indietro, intercalati da qualche colorita imprecazione, riuscivano a cavar fuori soluzioni e superamenti di esami ad ottobre. In questi contesti capitava, e la zucca narrante ne sa qualcosa, che la concentrazione sorvolasse sul mondo e sulle cose. E che la moka, inopinatamente dimenticata sul fuoco, rimbalzasse tragicamente sul soffitto per evidente stato di abbandono. “Stai attento. Qui non c’è niente di giusto. Altro che storie. Ricomincia da capo!” Avanti senza sciocche distrazioni. Con buona pace di caffettiera e caffè. Tra questo sincopato, nervoso e veloce atteggiamento didattico, altre sensibilità da ricordare a proposito di Piera Merli. L’amore per i viaggi ed un’autonomia al femminile di provata antesignana autorità, senza possibilità di limiti o prescrizioni. Sensibilità forti e precise. Dal rigore matematico, of course, eccellente. Paludate da quel misto di ironica, amabile aggressività gestita e rivestita di saggezza, abilità e maestria nel divulgare la materia senza l’aristocratica supponenza dell’accademia. E poi c’erano quella penna e quel gesso. Lineari ed eleganti nell’illustrare un teorema o la solita complicatissima equazione. Che nelle sue mani diventava musica. Dalla ritmica numeraria attraente. Trascritta sullo spartito ad uso e consumo delle moltissime menti rabbuiate da algebriche nevrosi. Che oggi, a soluzione raggiunta, guardano in quell’altra misteriosa oscurità, ringraziando da lontano l’esigente, burbanzosa professoressa Piera Merli. Insuperabile, raffinata ed indimenticabile interprete di seducenti, pedagogiche swing sinfonie matematiche.

Giuseppe Rocca

Dal Dipende Inverno 2016 www.giornaledelgarda.info/giornali/161210-0137-234dipendedoppiapagina.pdf

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