GOLOSI NELLA STORIA

| 15 marzo 2008
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Santi, filosofi, letterati, inventori, reali e condottieri: da Leonardo a Bismark vizi e virtù intorno al desco raccontati da Enzo Dellea.

Credo che come me tanti lettori si saranno chiesti più volte che tipo di rapporto potessero avere certi personaggi famosi con il cibo e con la tavola. Mi soffermo pertanto oggi su qualche piccola curiosità sui “golosi nella storia”. Con tutto il rispetto per la religione vorrei iniziare con alcuni detti di santi o di libri sacri. San Bernardo, ad esempio, era solito dire “oh corpo mio bisogna ben che ti porti a pascolare!”. San Gerolamo, nelle Epistole, affermava che “quando lo stomaco è pieno è facile parlare di digiuno”. Il Talmud, testo ebraico sacro, recita: “la pace di un asino dipende dal suo orzo”, il saggio Confucio “non c’è uomo che non possa bere o mangiare, ma pochi sono in gradi di capire che cosa abbia sapore”. Si ha conoscenza poi di una madre superiora del Convento di Belly che dettava istruzioni su come preparare una buona cioccolata e gustarla al meglio. Perfino un puro asceta come San Francesco quando seppe di avere i giorni contati scrisse a madonna Jacopa dei Settesoli una lettera in cui richiedeva insieme a panni e ceri “quelle cose da mangiare le quali soleva dargli quando era infermo a Roma”. Si trattava dei mostaccioli: dolci di farina impastati con miele, droghe e mosto cotto. Una piccola golosità per un grande santo! Non tutti sapranno che Leonardo progettò un girarrosto a turbina realizzato poi in seguito da Ludwig di Baviera. Anche il grande Leonardo era attratto dai piaceri della tavola e del vino tanto da ricordare affettuosamente nel suo testamento persino la sua cuoca. Egli fu anche consigliere di fortificazioni e maestro di cerimonie e banchetti alla corte degli Sforza. Giovanissimo fu battezzato “il Crapulando” e “il Mangione” a causa della sua stazza piuttosto imponente. Egli fu cameriere e poi cuoco alle “Tre Lumache” dove sperimentò la nouvelle couisine del tempo: ne sortì un insuccesso notevole! Nel 1478 aprì un nuovo locale con Botticelli: un ennesimo fiasco. Pensate che valore potrebbe avere ora un menu decorato dal Botticelli e scritto da destra verso sinistra da Leonardo? Michelangelo era forse meno attento al cibo e più al vino che ordinava ai vinai toscani per spartirlo poi con il Papa. Il Cardinal Mazarino per soddisfare la sua golosità inviò a Roma per un lungo stage un suo cameriere solo al fine che imparasse a preparare la miglior cioccolata di quei tempi. E’ altresì suo il merito di aver introdotto in Francia l’uso di tortiere, pesciere e passini. Chi potrebbe immaginarsi un Leopardi attendo ai piaceri della tavola. Lui, un personaggio timido, inappagato, di salute cagionevole e spesso triste, scrisse nello “Zibaldone” che il mangiare è una occupazione interessantissima. Durante il suo periodo napoletano si dilettò addirittura a scrivere di gelati dei quali si dice fosse golosissimo. Il grande filosofo Immanuel Kant potrebbe sembrare al di sopra di ogni sospetto perché di tendenze epicuree, eppure nella sua “Antropologia pragmatica” scrive: “la specie di benessere che sembra meglio accordarsi con l’umanità è un buon pranzo in buona compagnia”. Egli cercava di non mangiare mai da solo ed era particolarmente attendo ai gusti dei suoi ospiti. Finchè la salute glielo permise fu, quello che si dice, una buona forchetta. Otto von Bismark, il cancelliere di ferro, per il suo modo di mangiare frettolosamente tutto in un sol piatto può essere definito un precursore del fast food. Affermava inoltre che il suo patriottismo si fermava davanti ad una buona bottiglia di Champagne. Prima di lui un altro grande poeta la pensava più o meno allo stesso modo. Si racconta infatti in una osteria bolognese che Pascoli, prima di morire, chiese di essere sepolto in una vigna in modo da poter rendere alla terra quello che aveva bevuto in vita. Di Benito Mussolini non si può dire fosse un gran buongustaio, soffrendo di ulcera egli mangiava poco, in compenso passò alla storia una sua frase più sull’enologia che sulla gastronomia: “Chi beve vino campa più a lungo del medico che glielo proibisce”.

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