Giornata della memoria: IL 27 GENNAIO PER RICORDARE

| 20 gennaio 2009
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20 gennaio 2009

Proprio in questo periodo, nel quale la cronaca ci rimanda ai tragici eventi di una difficile convivenza tra Israeliani e Palestinesi, ricorre, il 27 gennaio, il giorno dedicato alla memoria di altri massacri… Per ricordare quello che forse rappresenta il peccato più grande dell’Occidente, l’orrore degli orrori, che ha lasciato oltre 6 milioni di morti, in molti casi, come nel campo di concentramento di Terezin, anche bambini. Vittime inermi di una industria della morte e del male che si espresse in tutta la sua inspiegabile banalità. La dignità dell’essere umano, la sua stessa umanità venne duramente provata da una brutalità che la storia non aveva mai conosciuto. Un’ideologia deviante e fuorviata partorì mostri come Mengele, noto per i suoi esperimenti sulle coppie di gemelli ebrei. Ad un intero popolo (ma anche ad oppositori politici di sinistra, omosessuali, zingari e a tanti tedeschi malati di gravi patologie), venne negato lo stesso diritto di esistere. Ridotti a pura animalità, confinati in recinti delimitati da tutto il filo spinato che rimandava ad un odio e ad una violenza inimmaginabili, molti furono i perseguitati da quella follia che investì collettivamente un’intera nazione. Ma non solo la Germania, anche l’Italia, ebbe il suo ruolo di carnefice, nel mandare a morte migliaia di persone la cui unica colpa era quella di essere ebrei. Per non dimenticare e non ripetere gli stessi atti criminali anche su altri uomini, che oggi vivono simili situazioni di intolleranza razziale e di emarginazione, è dovere morale e di onestà intellettuale, ricordare. Perché le vittime dell’olocausto non si trasformino a loro volta in boia e dal loro passato imparino ed insegnino alle altre genti, i valori indiscutibili della tolleranza e della convivenza. In aiuto, ci vengono tante testimonianze: dal libro di Primo Levi, “Se questo è un uomo”, assunto come emblema della crudeltà nazista sul popolo ebraico, alle poesie di Paul Celan, come “Fuga di morte”, testimonianza della spietatezza dei campi di concentramento. E come non ricordare il capolavoro filosofico di Hanna Arendt, “La banalità del male”, o “La notte” di Elie Wiesel? “Mai dimenticherò i piccoli volti dei bambini di cui avevo visto i corpi trasformarsi in volute di fumo sotto un cielo muto. Mai dimenticherò quelle fiamme che bruciarono per sempre la mia Fede. Mai dimenticherò quel silenzio notturno che mi ha tolto per l’eternità il desiderio di vivere.” E.Wiesel

Di: Elisa Zanola

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