FUSIONE SEA SACBO: LEGAMBIENTE “E’ UN SALVATAGGIO MASCHERATO DI MALPENSA”

| 21 settembre 2015
img108712

Dopo il disastroso matrimonio tra ferrovie nord e le FS che hanno dato vita a Trenord (più costi pubblici, meno efficienza e meno qualità dei servizi), ora potrebbe essere la volta di un nuovo scivolone lombardo. Sacbo e Sea a giugno avevano dato all’Università degli Studi di Bergamo il compito di valutare la loro fusione societaria e i risultati sono arrivati sulla scrivania del consiglio di amministrazione delle due società. Tutte le dichiarazioni politiche e le indiscrezioni filtrate fanno pensare che ci sarà il via libera all’operazione di concentrazione.
La fusione di Sea con Sacbo, cioè tra due concessionari monopolisti degli scali di Malpensa, Linate e Orio al Serio, avrebbe conseguenze complessivamente negative sia sui passeggeri che sulle compagnie aeree che operano sugli scali di Malpensa, Linate e Orio al Serio. Nonostante la costituzione di un gruppo dalle dimensioni ragguardevoli da 800 milioni di fatturato e con 40 milioni di passeggeri, sarà difficile raggiungere economie di scala, cioè il risparmio derivante dalla produzione congiunta di prodotti i medesimi fattori produttivi. La fusione sembra più una risposta campanilista al polo Veneto Venezia-Treviso-Verona appena costituito, mentre traspare la necessità di mascherare la gestione fallimentare di Malpensa che dura dalla sua nascita (1998) ad oggi. Il tentativo è di forzare, nonostante il mercato sia contrario, il trasferimento di voli passeggeri e merci nello scalo agonizzante della brughiera. Scalo che ha provocato la pesante situazione finanziaria di Sea esposta ad un debito consolidato di quasi 500 milioni. Inoltre la nuova massa critica aeroportuale servirebbe per sostenere finanziariamente  il piano di investimenti  che prevede una inutile terza pista e la immobiliarizzazione di Sea. Le sirene della società di gestione milanese puntano a rispondere con il traffico di Bergamo alle loro pesanti inefficienze dato che lo scalo bergamasco, circondato dalle case, ha raggiunto e superato i suoi limiti operativi ed è sottoposto a pesanti proteste dei cittadini per l’eccessivo numero di voli. A novembre inizierà il processo al giudice che negò l’esecutività del rimborso da 452 milioni di euro ordinato nei confronti di Sea Handling dalla Commissione europea, la quale aveva qualificato come illeciti aiuti di Stato i finanziamenti 2002-2010 garantiti dal Comune alla controllata della società Sea che gestisce gli aeroporti milanesi. Con questi pesanti interrogativi diventa difficile pensare che il matrimonio “bipartisan” possa avere effetti positivi sullo sviluppo aeroportuale lombardo, sugli utenti, sulla qualità dei servizi, sulla competitività tariffaria e per la sostenibilità ambientale. Anzi, le già scarse risorse per la mitigazione ambientale verrebbero nuovamente ridotte per far quadrare i bilanci. Verrebbe a mancare la concorrenza tra gli scali con l’opportunità di scegliere tra diverse tariffe, diverse prestazioni operative e diverse accessibilità degli scali. La fusione  sancirebbe la morte dello scalo di Brescia che ha grandi capacità inespresse e non ha impatti ambientali, confermerebbe Linate una colonia di Alitalia rendendo inutile la perdita di ruolo degli azionisti diffusi bergamaschi. Per Malpensa si tratta di un nuovo salvataggio mascherato da fusione societaria dopo il lungo periodo di crisi e cassa integrazione.

Dario Balotta, Responsabile Trasporti Legambiente Lombardia

Tags: , , , , , , , , ,

Commenti

Salvato in: ATTUALITA'
×