Firenze – “NERO SU NERO”. Da Fontana e Kounellis a Galliani

| 21 giugno 2017
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“NERO SU NERO”. Da Fontana e Kounellis a Galliani

Il nero è il colore corrispondente all’impressione visiva che viene sperimentata quando nessuna luce visibile raggiunge l’occhio. I pigmenti che assorbono la luce piuttosto che rifletterla danno luogo al “nero”. Possono essere ottenuti anche per mescolanza sottrattiva di diversi pigmenti che, complessivamente, assorbano tutta la luce di ogni colore. La sostanza artificiale più nera che si conosce è il “vantablack”, che assorbe il 99,965% della radiazione luminosa. In sintesi, se il Bianco è la somma di tutte le tonalità cromatiche, il Nero, al contrario, è loro totale sottrazione. Nella pittura antica, rinascimentale, fino a tutto il Settecento i più grandi Maestri consideravano questo pigmento un “non colore” e quindi da non utilizzare nelle loro composizioni, tranne poche eccezioni. Ma le cose cambiano nel XX secolo, in stretta relazione con le Avanguardie storiche e le nuove sperimentazioni.

A Villa Bardini, nelle sale espositive del terzo piano, è attualmente in corso una mostra particolarmente interessante promossa dalla Fondazione Parchi Monumentali Bardini Peyron della Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze in collaborazione con Tornabuoni Arte e Fondazione Roberto Capucci e ha il Patrocinio della Regione Toscana e del Comune di Firenze. La rassegna è una originale riflessione sull’utilizzo del colore nero nella pittura e nella scultura a parete italiana attraverso una selezione di 31 capolavori di noti maestri, rappresentativi dei principali momenti artistici della storia dell’arte contemporanea del nostro Paese. Ecco allora lo “Spazialismo” con 5 “Tagli” neri di Lucio Fontana e un’opera di Paolo Scheggi, l’ “Informale” con un “Catrame” di Alberto Burri e un raffinato piatto, il “Concettuale” con Vincenzo Agnetti, l’ “Arte Povera” con una grande scultura di Mario Ceroli e un lavoro di Jannis Kounellis, il famoso maestro di origine greca ma da anni praticamente italiano d’adozione, recentemente scomparso. E ancora, la “Pop Art” con quattro tele di Tano Festa e Franco Angeli, la “Transavanguardia” con il dipinto “La Monaca” di Enzo Cucchi, opere di personalità uniche e singolari come Gino De Domincis e Nunzio, il gruppo degli “Anacronisti” e il “Magico Primario” con Omar Galliani, un “campione” del disegno contemporaneo, che ha saputo nobilitare questa pratica e attualizzare la tradizione classica e rinascimentale. In mostra anche Nicola Samorì, pittore amatissimo in Italia e nel Nord Europa e protagonista nell’ultimo “Padiglione Italia” della Biennale di Venezia, Francesca Pasquali, con le sculture di cannucce e neoprene che creano superfici vibranti, Lorenzo Puglisi che reinterpreta i capolavori dei maestri del passato e il fiorentino Iacopo Raugei, con allegorie contemporanee e un nero sontuoso, ricco e composito, che talvolta vira impercettibilmente verso altre tinte. Un originale approfondimento del nero nella moda viene offerto anche dallo stilista Roberto Capucci che presenta, nell’ultima sala, alcuni abiti neri in dialogo con tre lavori di Burri, Cucchi e Galliani, una sorta di summa e di sintesi dell’intera collettiva. Ma sentiamo la curatrice Vera Agosti: “E’ un’emozione, una suggestione al nero. Già il titolo della rassegna è speciale, essendo tratto dall’omonimo libro di Leonardo Sciascia, “Nero su nero”, grazie all’autorizzazione concessa dagli eredi e dalla Fondazione culturale omonima. Il volume, pubblicato nel 1979, è una sorta di diario, di raccolta di appunti e pensieri sull’“Italia senza verità” degli anni di piombo, pagine tragiche e rappresentative dell’ultimo periodo dell’autore, nonché del suo modo di concepire la letteratura per regalarci “la nera scrittura sulla nera pagina della realtà”. Similmente gli artisti invitati alla mostra cercano nel disegno, nella pittura e nella scultura al nero la loro verità e la loro maniera di intendere l’arte.” L’esposizione nasce da un’idea di Omar Galliani il quale, partendo da un mio articolo pubblicato sul quotidiano “Libero” in merito all’utilizzo del nero nel contemporaneo, che descriveva brevemente la poetica di Galliani stesso, di Nicola Samorì, Lorenzo Puglisi e Iacopo Raugei, ha proposto di estendere la riflessione anche ai maestri storicizzati.” Un bel catalogo, con testi della curatrice e le riproduzioni delle opere esposte, è pubblicato da Prearo Editore.   Con la mostra “Nero su Nero” il grupppo “Artediffusa” con Villa Bardini propongono per le famiglie una nuova attività che vede adulti e bambini alla prova dell’arte: l’iniziativa “Chi ha paura del Nero?” chiede ai partecipanti di mettersi nei panni degli artisti: con colori e materiali diversi, su fogli bianchi verrà alla luce una storia sul nero e farà loro scoprire la magia dell’illustrazione. Da punto, a linea, a contorno, anche il Nero prenderà il suo spazio da protagonista. E cosa accadrà? Andare poi in mostra e vedere le opere di grandi artisti non potrà che provocare nuova curiosità nei metodi creativi e sicuramente una nuova simpatia per il Nero. La mostra e l’attività diventano, quindi, l’occasione per percepire questo colore con occhi diversi e per approfondire il suo ruolo nell’arte. Ogni domenica fino al 9 luglio alle ore 11 (durata attività un’ora. La visita in mostra è autonoma, facilitata dalla nostra Guida per famiglie) presso la biglietteria di Costa San Giorgio 2. Attività gratuita previo acquisto di biglietto mostra (€ 8); Prenotazione obbligatoria: Associazione culturale Artediffusa: Tel. 328 5830868;

Alcune note sulla sede espositiva. La Villa fu costruita nel 1641 su di una preesistenza di impianto medievale dall’architetto Gherardo Silvani (1579-1675) per il suo amico Francesco Manadori (1577-1656), da cui il nome di Villa Manadora. La splendida posizione panoramica fece attribuire alla costruzione anche la denominazione di Villa Belvedere: un edificio che ricorda i “Casini di Delizia” diffusi a Firenze tra la fine del Cinquecento e la prima metà del Seicento, nati per la delizia dei signori e circondati da coltivazioni agricole con fini non solo produttivi, ma anche ornamentali. Villa Belvedere appartenne in seguito alla famiglia Cambiagi e poi, all’inizio dell’Ottocento, a Luigi Le Blanc e a suo figlio Giacomo. Nel 1839, in seguito alla riunificazione di tutta la proprietà, pervenne alla famiglia Mozzi per passare successivamente, con tutto il complesso, alla famiglia Carolath von Beuthen dopo il 1880 e quindi, nel 1913, a Stefano Bardini. Il nucleo originario della Villa aveva una struttura semplice, con una pianta rettangolare di dimensioni ridotte (mt 10×25) sviluppata su tre piani di altezze diverse, tra i quali un attico con una serie di aperture circolari. Tale edificio fu oggetto di successivi interventi di ampliamento nel corso dell’800 e, nei primi anni del ‘900 l’intera Villa fu sopraelevata di un piano dall’antiquario fiorentino Stefano Bardini. La famiglia Bardini vi abitò per anni ed ora dopo un lungo e complicato iter burocratico amministrativo iniziato nel 1965 dopo la morte del figlio di Stefano Bardini, Ugo, e un lungo e minuzioso restauro, finalmente viene aperta al pubblico.

La Fondazione Parchi Monumentali Bardini e Peyron è stata costituita nel 1998 dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze a seguito del progetto di recupero degli immobili dell’eredità Bardini, promosso all’inizio degli anni Novanta, e della successiva acquisizione del complesso di Fonte Lucente, di proprietà Peyron. Gli obiettivi di questo Ente sono: il restauro del complesso Bardini, costituito dagli immobili e dal giardino di Costa San Giorgio, al fine di creare uno spazio museale e un centro di cultura volto alla valorizzazione dei giardini storici; valorizzare la villa Peyron al Bosco di Fontelucente, sulle colline di Fiesole, con le raccolte d’arte e le risorse naturalistiche e ambientali annesse, attraverso la selezione ed esposizione degli oggetti d’arte, la gestione, la conservazione, la manutenzione e la visita del parco e di tutto il complesso immobiliare; progettare, realizzare, restaurare e gestire immobili, musei e giardini monumentali; realizzare raccolte museali, bibliografiche, archivistiche e scientifiche; organizzare mostre ed esposizioni d’arte e di antiquariato, svolgere attività di studio, ricerca e documentazione nel campo della storia dell’arte e dell’architettura; coordinare ed offrire attività di supporto e organizzazione ad altri Enti ed Associazioni che abbiano scopi analoghi.

Villa Bardini, Costa San Giorgio 2, Firenze; fino al 9 Luglio 2017; orari: da martedì a domenica 10-19 (ultimo ingresso ore 18); chiuso i lunedì feriali; Segreteria della Fondazione: Tel. 055 20066206 (lunedì-venerdì 9-17); www.bardinipeyron.it

Fabio Giuliani

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