ERMANNO OLMI PREMIATO SUL GARDA

| 3 ottobre 2011
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Una lezione filosofica più che un’intervista, quella al grande Ermanno Olmi, che racconta a Dipende del suo ultimo progetto con piglio da grande saggio prima ancora che da grande regista, poco prima di essere premiato con “il Vittoriale degli Italiani”

Nasce quest’anno “Il Vittoriale degli Italiani”, ad opera di Giordano Bruno Guerri, Presidente dell’omonima istituzione. Un premio “che celebri la potenza e la forza della bellezza, del genio dell’estetica, dell’arte e del talento di artisti che sanno incidere sulla storia del secolo in corso”, in ricordo all’usanza dannunziana di donare gioielli agli artisti a lui più cari. Il premio quest’anno, primo dell’edizione e ultimo di una lunga serie per il premiato,  tra cui la palma d’oro a Cannes per “L’albero degli zoccoli” e il Leone d’oro a Venezia per “Il santo bevitore”, è stato consegnato al maestro del cinema Ermanno Olmi, di recente tornato alla vocazione di documentarista con “Terra madre” e altri film documentari. Ha preceduto la premiazione, avvenuta l’11 luglio nell’auditorium del Vittoriale, una stimolante intervista con il celebre ospite, nella suggestiva cornice del giardino del Grand Hotel di Gardone Riviera, durante la quale ci ha raccontato del suo ultimo progetto per il Festival del Cinema di Venezia, “Il villaggio di cartone”, nato come documentario per narrare le storie dei popoli che si affacciano sul Mediterraneo e trasformato poi in drammaturgia a causa della malattia che ha tenuto il maestro a letto per 70 giorni. Olmi aveva infatti stabilito che “Centochiodi” sarebbe stato il suo ultimo film di finzione, sentendo l’esigenza di tornare al documentario, con cui aveva, negli anni 50, iniziato la sua carriera, per andare “da uomo comune in mezzo a uomini comuni” alla ricerca del “sentimento di realtà” che comunque ha sempre contraddistinto la sua poetica, sebbene filtrato dalle metafore del cinema. Una scelta molto precisa, dunque, quella del Presidente del Vittoriale,nel premiare un artista esteticamente eccellente ma soprattutto eticamente impegnato e sensibile ai temi critici della società di oggi. Scelta, inoltre, assolutamente condivisa dal resto del mondo dell’arte, soprattutto contemporanea, visto che il nome di Olmi figura insieme a quello di altri grandi artisti di oggi, come Yona Friedman e Stefano Arienti, nella mostra “Terre Vulnerabili”, tenutasi in questi mesi all’Hangar Bicocca di Milano. Quale premio migliore allora di una scultura di un altro grande nome dell’arte contemporanea, Mimmo Paladino, che ha riprodotto il famoso cavallo blu che sta accanto all’anfiteatro del Vittoriale. Con Olmi viene premiata la prassi di un’arte che sia prima di tutto dialogo e apertura alla realtà di tutti i giorni, e un inno alla vita che vada oltre le scelte politiche e religiose, precisate anche durante la premiazione con grande lucidità e apertura mentale nel suo autodefinirsi “aspirante cristiano”. Curiosa la scelta dell’accostamento Olmi- D’Annunzio, suggellata con perspicacia e sottigliezza dal maestro poco prima di scendere dal palco, accompagnato dagli applausi del pubblico, nell’augurio che tutti possano avere l’occasione di fare della propria vita un’opera d’arte.

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