Donne di carattere

| 28 giugno 2015
famiglia Davi 1938-39

 

Testimonianze di guerra, oltre che di vita, occupano la narrazione delle tre donne che si raccontano nel libro Approdo a Desenzano. Tre donne di carattere nella Storia del ‘900.

Il piccolo volume, edito a cura dell’Associazione di Studi Storici ‘Carlo Brusa’, reca sul dorso il numero 19, a significare che rientra nel filone delle pubblicazioni sulla storia di Desenzano e del suo lago dell’Associazione voluta e guidata per circa venti anni dal prof. Gian Stipi, recentemente scomparso. E’ stato presentato il 7 marzo 2015, vigilia della festa della donna, a palazzo Todeschini di Desenzano. Le donne, di cui il libro racconta le esperienze salienti, sono nate a distanza di pochi mesi l’una dall’altra: Lidia Davi il 9 aprile 1920, Raffaela Ricci Fattorelli il 30 settembre dello stesso anno, Bianca Iorio nel gennaio del 1921. Diverso è l’ambiente geografico e sociale d’origine. Lidia proviene da una famiglia contadina della bassa padovana, ultima di sei fratelli. La dignitosa povertà in cui è cresciuta non le ha impedito di sviluppare senso pratico e valori morali che l’hanno contraddistinta per tutta la sua esistenza. Nel 1930 il padre, carrettiere, accettò di trasferirsi con tutta la famiglia nell’Agro Pontino, appena bonificato da Mussolini, dove gli era stato assegnato un podere con una ventina di ettari di terreno.  Fu lì, nel 1943, che Lidia s’innamorò di un bel ragazzo moro coi baffetti, allora aviatore all’aeroporto di Sezze Romano, originario di Ostiglia. Il matrimonio, celebrato nell’agosto del 1943, la condusse nel paese mantovano sulla riva del Po, dove visse i momenti tragici degli ultimi tempi di guerra. Nel 1957 il marito, ferroviere, accettò il trasferimento a Desenzano, dove condusse Lidia e i due figli, nati nel frattempo. Bianca Iorio è nata a Ponticelli, paese alla periferia di Napoli, ora inglobato nella città. Figlia di una maestra elementare e di un impiegato comunale, Bianca era la quinta di otto fratelli. Quando s’iscrisse all’università, la famiglia visse il periodo della guerra con i feroci bombardamenti alleati sulla città. Conosciuto un ufficiale dell’esercito decise di sposarsi e di trasferirsi a Pignola, in Basilicata, a poca distanza da Potenza. Qui intraprese, sulle orme della madre, la carriera d’insegnante elementare, accettando incarichi anche in paesini distanti e disagiati. Figura di maestra pioniera, raggiungeva ogni giorno la scuola dopo aver camminato per chilometri, con ogni tempo, anche nel periodo della gravidanza. Scomparsa nel 2007, Bianca è approdata a Desenzano nei ricordi trasmessi ai nipoti, trapiantati sul Garda, memorie che lei aveva trascritto in un diario conservato ora gelosamente. La professoressa Raffaela Ricci, unica tuttora vivente, è figlia di un ufficiale dell’esercito di origine abruzzese di stanza a Verona. L’ambiente signorile in cui ha vissuto la sua giovinezza, insieme ad altre due sorelle, la protesse, in un certo senso, dai disagi di chi era nato in povertà. La perdita tuttavia, in età adolescenziale, della madre, fu determinante perché la giovanetta si costruisse un carattere forte e intransigente, anche con se stessa. Lidia e Raffaela, arrivate a Desenzano con lunghi percorsi, finirono con l’abitare vicine, in via Durighello a Rivoltella, e divennero amiche. Bianca le raggiunse in via Durighello nel suo diario, fatto leggere dalla nipote a Lidia e ai suoi famigliari. Nei loro racconti c’è tutto il ventennio fascista, c’è tutta la guerra, c’è il desiderio di ricostruire su quelle macerie materiali e umane la propria realtà. Nonostante lutti e difficoltà, hanno avuto, seppur con carattere e reazioni diverse, un atteggiamento positivo verso la vita, affrontata con coraggio e pazienza anche nei momenti più tristi e drammatici della loro lunga esistenza.

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