Custoza (Vr) FAMIGLIA TABARINI: DALLA VIGNA ALL’OSPITALITà

| 3 maggio 2011
custoza

Talvolta la storia fa sì che il “piccolo” diventi più importante del “grande”: ed è quanto è successo nel Comune di Sommacampagna dove la frazione di Custoza è più famosa e conosciuta del capoluogo. Custoza è anche nota per le due sconfitte del 1848 e del 1866 (dopo l’unità d’Italia, perché il Veneto aderì proprio nel ’66), che l’esercitoitaliano
subì nel periodo risorgimentale e, forse per quello, non è ricordata con entusiasmo, nella storia italica, ma da 40 anni, con la nascita della Denominazione d’Origine Controllata del Bianco di Custoza, la fama delle sue verdi colline e dei suoi dolci declivi si è rinnovata. I declivi e le colline sono rinati al sole e all’aria del Garda, sulle cui morene si estende il territorio di Custoza, e abbeverati dalle acque del Mincio e del Tione. (Per chi arriva da Verona o da Villafranca, il paesaggio appare più ameno di quello toscano!) E, sulle colline, pazientemente, i vignaioli sono riusciti a coltivare i vigneti le cui uve producono il Bianco di Custoza, il più profumato dei vini bianchi, una gioia per gli occhi, per il naso e per il palato. Simbolo di Custoza è l’Ossario/Sacrario che sorge sulla cima più alta del suo territorio e che racchiude le ossa di migliaia di soldati, caduti delle due battaglie (“Nemici in vita/morte li adeguò/pietà li raccolse”). Inaugurato nel 1879 simboleggia un auspicio di pace. E, proprio ai piedi dell’Ossario, sono nate e crescono due tra le Aziende più rappresentative del territorio di Custoza. Tutto ha inizio da nonno Silvio Tabarini, “ragazzo del ‘99”, reduce fortunato dalla Grande Guerra, che, nel 1920, contribuisce a costruire, ai piedi della collina che ospita l’Ossario, Corte Vittoria (in onore del successo italiano) nei terreni di proprietà. La fattoria, con gli animali, circondata dai prati e dai vigneti, coltivata da Silvio e dai figli Elio, Danilo e Gelmino, prosperava e si sviluppava. Nel ’73 Danilo si “inventa” il PICOVERDE, un centro sportivo all’aperto, proprio a fianco dell’Ossario. Dopo alterne vicende, con la gestione congiunta tra i figli di Danilo ed Elio, nel ’92 si decide di scindere le due attività: a Paolo e Giancarlo, figli di Danilo, va definitivamente il PICOVERDE, mentre Damiano e Silvio, figli di Elio, si dedicano esclusivamente all’Azienda vitivinicola. Da questo momento i cugini, pur collaborando si “specializzano”. I primi nell’accoglienza e i secondi nella creazione di vini di qualità. PICOVERDE è diventato un centro d’attrazione per i numerosi e affezionati clienti che da molti anni, nella stagione estiva, si godono il sole, il verde e il panorama in completo relax nella pace che può esserci solo in cima ad un colle. Inoltre per chi vuole fare del moto, dello sport ci sono i campi da calcetto, le piscine e i giochi d’acqua: apertura il 22 maggio in concomitanza con “Camminando nel Custoza”, una passeggiata tra i filari visitando le cantine e degustando prodotti tipici innaffiati dal miglior Custoza! Da quest’anno c’è una grossa novità: il PICOVERDE è aperto tutto l’anno. Paolo e Giancarlo hanno ristrutturato, ampliandolo, lo spazio adibito a ristorante ed ora gli Ospiti, soprattutto le famiglie, potranno godere del panorama e della buona cucina anche d’inverno. Inoltre il PICOVERDE è diventato luogo per meeting, conferenze, happy hours e quant’altro la clientela voglia organizzare in quello spazio felice. Anche nella Cantina TABARINI si fa accoglienza, ma riservata agli amanti del vino di qualità, sfuso ed in bottiglia, che Damiano e Silvio producono lavorando l’uva coltivata da loro nei propri vigneti. Decenni di sapienza accumulata dal nonno e dal padre (con gli zii) e assimilata con la passione che può esserci per poter “creare” i loro vini. A tutti gli effetti Damiano e Silvio sono dei veri “vignerons”: vivono per coltivare le loro vigne e per produrre i loro vini, pur con tutti gli aiuti tecnologici, soprattutto in cantina, potano, legano, vendemmiano ancora a mano (Damiano fa vedere spesso le sue mani “rovinate” dal lavoro sulle vigne). Sette le loro etichette: i due Custoza, DOC e Doc Superiore, i due Bardolino, DOC e Doc Chiaretto, il Belvedere, un bianco frizzante, uno Spumante, metodo italiano e un rosso, il Selgarol. I cugini Tabarini sono testimoni di un modo di vivere che valorizza il territorio, parola fin troppo abusata in questo periodo, perché sono in simbiosi con la loro “terra”, sia nel coltivarla e nel farla fruttare adeguatamente, sia nel renderla attraente, accogliente e godibile anche per altre persone. Dal racconto di questa saga mancano dei personaggi che sono importanti per definizione: le donne! Senza le madri, le mogli e le sorelle (avrete notato che sono tutti maschi!) tutti questi Tabarini non avrebbero potuto fare quello che hanno fatto. Ed ancora adesso le loro madri (che sono diventate anche nonne) e le loro mogli contribuiscono fattivamente alla gestione delle Aziende.

Di: Carlo Gheller

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