Bologna – IL MITO DELLA “GOLDEN AGE” – DA VERMEER A REMBRANDT

| 5 maggio 2014
Vermeer 1

“Sto guardando una stella di latta con un ubriaco attaccato!” Con queste parole, John Wayne si esprime alla vista di Robert Mitchum, nella parte dello sceriffo ubriaco, in una sequenza del film western “El Dorado”, datato 1966 per la regia di Howard Hawks. Se alla figura a barba incolta dell’attore sbronzo sostituiamo quello di una giovincella dallo sguardo suadente e, in vece del simbolo della Legge, un appariscente orecchino di perla, nel nostro “immaginario” appare subito uno dei più celebri dipinti della storia dell’arte di ogni tempo: la “Ragazza con turbante”, ma per tutti ormai ‘Ragazza con l’orecchino di perla’ di Jan Vermeer. La celebre opera del grande pittore di Delft è posizionata nella sala numero 6 a lei interamente dedicata, 21 gradi centigradi per conservarla al meglio e una quasi totale assenza di luci che produce una semioscurità. “Facciamo sparire l’aneddotica del film e del libro che hanno reso questo quadro un feticcio” – spiega Marco Goldin che, con Linea d’Ombra, ha ideato l’evento – “al 99% quello che raccontano queste due fonti non è mai esistito. La “ragazza” non era né la figlia né la serva di Veermer, ma un volto qualsiasi che il pittore ha consegnato all’assoluto del tempo”. A titolo di cronaca, e a mio modesto parere, il film di Peter Webber (USA, 2004, ispirato al romanzo di Tracy Chevalier), risultava comunque interessante soprattutto per la ‘fotografia’, in particolare per le tonalità e le inquadrature sugli interni di cucina, soggetto tipico, come sappiamo, del grande artista olandese. Questo capolavoro – datato tra il 1665 e il 1666 – è però l’ultimo tassello del percorso espositivo costituito da 37 dipinti che ha per titolo “Il mito della Golden Age, Da Veermer a Rembrandt”, Capolavori del Mauritshuis”. In un percorso costituito da sei sale sono ospitati i capolavori del Seicento olandese: nella prima i dipinti che ricordano la storia del museo Mauritshuis; la seconda denominata “Paesaggi” con alcune opere di van Ruisdael, Hals ed altri; la terza, “Ritratti”, che comprende celebri dipinti di Rembrandt; la quarta, “Interni con figure”, con “Diana e le sue ninfe” sempre di Veermer; la quinta, “Nature Morte”, con i capolavori di Pieter Claesz.Un risultato davvero straordinario per Bologna, che ha il grande onore di rappresentare l’ ultima (ed unica) tappa di un tour mondiale dei preziosi quadri del Mauritshus, iccolo museo de L’Aia che ha chiuso le proprie stanze per un lungo restauro un paio d’anni fa. L’opera di Veermer e quelle degli altri artisti seicenteschi hanno infatti toccato tappe importanti: nel 2012 le città giapponesi di Tokyo e Kobe, e nel 2013 San Francisco, Atlanta e New York; la “Ragazza” che nel Giugno 2014 tornerà in sede, e quella sarà la sua “Casa” per il resto della sua esistenza.

Il catalogo, a cura di Quentin Buvelot, Marco Goldin, Emilie E.S. Gordenker, Lea van der Vinde e Ariane van Suchtelen, descrive ed illustra uno dei periodi più affascinanti della pittura olandese, la cosiddetta “Golden Age”, lo splendido Seicento in Olanda da Vermeer a Rembrandt. I saggi di carattere storico e artistico, nonché le accurate schede che accompagnano le 37 opere, ripercorrono e approfondiscono, tracciando la complessa storia politica dei territori dei Paesi Bassi, l’arte del periodo e l’evoluzione dei generi pittorici più importanti – il ritratto, il paesaggio, la natura morta, le scene d’interno con figure – ai quali si dedicheranno con risultati eccelsi alcuni tra i più grandi artisti locali. Per accompagnare questa incredibile esposizione, Goldin ha pensato di realizzare una seconda mostra, allestita al secondo e terzo piano di Palazzo Fava, denominata “Attorno a Vermeer. I volti, la luce, le cose.” Ventisei pittori italiani, astratti e figurativi, di quasi tre generazioni diverse, dai più giovani quarantenni al grande maestro Piero Guccione, sono stati invitati a lavorare non solo sul dipinto celeberrimo esposto a Bologna, ma più ampiamente attorno ai quadri di Vermeer. Ad ognuno di questi artisti è stato chiesto di realizzare quattro opere che interpretino i volti e le cose evocati da Vermeer, ma anche la sua inarrivabile luce. Dunque, un confronto con l’impalpabile, spirituale e insieme carnalissima luce, e polvere luminosa e illuminata, del grande pittore olandese. A questo punto alcuni doverosi cenni sulla sede ospitante.  Affrescato al piano nobile dai giovani Annibale, Agostino e Ludovico Carracci, Palazzo Fava, situato nel centro storico di Bologna fu definito da Roberto Longhi “un romanzo storico, immaginato sulla grande pittura precedente capace di oltrepassare le secche del manierismo e di “comunicare direttamente ad apertura, non di libro, ma di finestra”. Questo rappresenta il primo importante ciclo d’affreschi della loro carriera, commissionati da Filippo Fava nel 1584, il primo saggio della loro riforma pittorica. Nella sala dedicata a Giasone, capolavoro indiscusso della pittura seicentesca,  i tre artisti rivoluzionarono la tradizionale concezione di partitura narrativa rappresentando più azioni all’interno dello stesso riquadro e raggiungendo momenti di assoluta modernità stilistica. Sui diciotto riquadri di cui è composto il ciclo, spicca l’episodio degli Incanti notturni di Medea con la maga in atto di purificarsi al ruscello sotto i raggi della luna. È “il primo nudo moderno della storia dell’arte”, ha scritto Andrea Emiliani. Con una superficie di oltre 2600 metri quadrati, Palazzo Fava è struttura regolare di esposizioni: nei suoi spazi sono allestite mostre di opere appartenenti alla Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna e mostre di opere provenienti da altre importanti collezioni pubbliche e private.

Palazzo Fava – Via Manzoni 2, Bologna; Fino al 25 Maggio 2014; orari: da lunedì a giovedì: 9-20, venerdì e domenica fino alle 22, sabato fino alle 23,  1° Maggio fino alle 22; Prenotazioni: Tel. +39 0422 429999; orari: dal lunedì al venerdì, 9-13.30 e 14.30-18

Fabio Giuliani

 

Commenti

Salvato in: MOSTRE
×