Pier Andrea Marca – Giornale del Garda https://www.giornaledelgarda.info by Dipende Tue, 19 Mar 2024 03:45:26 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.5.30 INAUGURATO IL PALAZZO COMUNALE DI LENO RESTAURATO https://www.giornaledelgarda.info/inaugurato-il-palazzo-comunale-di-leno-restaurato/ Mon, 01 Mar 2004 16:15:00 +0000 http://www.giornaledelgarda.info/?p=16775 “Oggi finalmente torna a nuova vita il luogo più rappresentativo del nostro vivere comune”. Con queste parole lo scorso 15 febbraio il sindaco di Leno, Francesco Piovani, ha inaugurato il Palazzo Comunale, tornato a nuovo splendore dopo i lunghi lavori di ristrutturazione e restauro. 


 


La cerimonia – alla quale hanno partecipato numerose autorità, tra le quali il Presidente della Provincia Alberto Cavalli e gli Assessori Regionali Mario Scotti e Franco Niccoli Cristiani – è stata anche l’occasione per presentare i nuovi servizi comunali, ossia lo Sportello Unico per Imprese e l’URP, che consentiranno all’Amministrazione di rispondere efficacemente alle esigenze dei privati e delle imprese, garantendo così una maggiore vicinanza tra amministratori e cittadini.Nel discorso del Sindaco, la soddisfazione per aver fatto del Municipio un luogo più funzionale e moderno si è accompagnata alla consapevolezza dell’importanza storica dell’edificio stesso. Eretto nella prima metà del ‘600, il Palazzo Martinengo della Pallata nel corso del ‘800 divenne sede del distaccamento della Prefettura di Brescia con la conseguente costruzione di uno spazio carcerario, per poi essere trasformato in alloggio a favore dei dipendenti comunali all’inizio del ‘900. Tuttavia fu soltanto negli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale che l’edificio venne destinato alla sua attuale funzione.
Per volere dell’amministrazione, la storia del Palazzo Martinengo della Pallata in particolare e di Leno in generale sarà ricordata attraverso un apposito spazio museale: i piani superiori del municipio ospiteranno infatti l’Antiquarium e il Fondo Archivistico. Il primo, come indica il nome, mostrerà al pubblico i reperti archeologici di epoca romana, longobarda e medievale rinvenuti sul territorio lenense: da segnalare, per importanza, il corredo funebre di un guerriero e le tre crocette funerarie in lamina d’oro. Il Fondo Archivistico, invece, conterrà i vari proclami di ordine pubblico risalenti al XVII° secolo, i documenti dal XI° al XVII° secolo (a testimonianza dei rapporti politici ed economici che Leno ebbe con Brescia e Venezia) e, da ultimo, il prezioso Inventario del 1756 contenente gli atti storici dell’archivio comunale. Infine, nel piano terra verranno ospitate brevi esposizioni di artisti italiani e stranieri, in un connubio particolare tra arte antica e contemporanea.



 

Di: Pier Andrea Marca

]]>
BRESCIA NASCE IL CONSORZIO QUALITÀ DEL MERCATO ORTOFRUTTICOLO https://www.giornaledelgarda.info/brescia-nasce-il-consorzio-qualita-del-mercato-ortofrutticolo/ Sun, 01 Feb 2004 16:15:00 +0000 http://www.giornaledelgarda.info/?p=16956

Con il patrocinio dell’Assessorato all’Agricoltura della Provincia di Brescia e dell’Associazione Commercianti, il Consorzio qualità del Mercato Ortofrutticolo ha fatto il suo ingresso nella realtà commerciale bresciana presentandosi alla 17a edizione di “Aliment & Attrezzature” presso il centro fiere di Montichiari.
Secondo il presidente Giorgio Agnellini, la nascita del Consorzio avviene in un contesto favorevole allo stesso, in quanto già da alcuni anni si registra un continuo aumento nella domanda di prodotti alimentari di qualità. Tale tendenza si accompagna poi ad un cambiamento nelle preferenze dei consumatori, i quali si indirizzano con una maggiore consapevolezza verso l’acquisto di prodotti genuini, sicuri ma soprattutto certificati. Paradossalmente, non costituisce un deterrente all’acquisto il prezzo leggermente superiore con il quale si pongono sul mercato simili beni alimentari.
Il neo-nato consorzio si pone dunque l’obiettivo primario di garantire la qualità dei prodotti e del processo di vendita degli stessi, tutelando così il consumatore finale sulla qualità degli alimenti acquistati all’ortomercato. L’attuazione di una simile politica commerciale richiede tuttavia la predisposizione di strumenti particolari: innanzitutto la presenza di un ente indipendente allo stesso consorzio che esegua i controlli sugli standards qualitativi e sul processo di vendita; la certificazione della reale applicazione del sistema qualità da parte dei consorziati e infine la creazione di un marchio qualità che identifichi i prodotti garantiti. La combinazione dei tre strumenti permetterà al consumatore finale di risalire l’intera filiera produttiva, ossia conoscere il percorso e i passaggi del prodotto dal momento della raccolta all’arrivo sulle tavole.
Consapevoli del proprio ruolo e del proprio obiettivo, in futuro le aziende consorziate sosterranno quelle iniziative volte a promuovere la cultura del mangiar sano e della comprensione delle etichette nutrizionali negli alimenti, con un indiscusso ritorno non solo in termini economici ma anche e soprattutto sociali.

Di: Pier Andrea Marca

]]>
CARNEVALE BRESCIANO BAGOLINO (BS) BALARÌ E MASCHÉR https://www.giornaledelgarda.info/carnevale-bresciano-bagolino-bs-balari-e-mascher/ Sun, 01 Feb 2004 14:15:00 +0000 http://www.giornaledelgarda.info/?p=17614

Risalente al 16° secolo, il Carnevale Bagosso è noto in tutta la provincia per un aspetto particolare: il palpeggiamento come forma di dispetto o di saluto.
Autori del gesto sono i Maschér, identificabili nelle figure del vecchio e della vecchia, che si aggirano per il paese compiendo scherzi e dispetti a chiunque non susciti loro simpatia. Ovviamente è impossibile capire chi si nasconda dietro la maschera, in quanto ogni dettaglio (dalla voce in falsetto all’andatura barcollante, dai gridolini ai gesti sfrenati) è sapientemente studiato per evitare di essere riconosciuti – affronto terribile per un Maschér, al punto che “la spia” è punita con un bagno nella fontana. Originali sono anche i costumi, tessuti rigorosamente al telaio e diversi tra i sessi: gli uomini portano un abito nero, con camicia bianca, gilet, giacca e calzoni al ginocchio, mentre le donne vestono una lunga gonna scura, grembiule e scialle. Entrambi calzano gli “sgalber” (zoccoli di legno con suole chiodate) che producono un rumore terribile se trascinati sul selciato. A completare il costume intervengono poi guanti, cappelli, fazzoletti e foulard vari… I Balarì sono l’altra figura tipica del carnevale bagosso e, come suggerisce il termine, danzano lungo le strade del paese. Organizzati in varie compagnie fino ad un massimo di 100 uomini, i Balarì eseguono balli spettacolari seguendo il ritmo di melodie antiche; le ballate – che si richiamano a mestieri, persone, modalità di ballo (Ariòza, la più nota) – vengono suonate da orchestrine di cinque elementi che seguono nei loro spostamenti le compagnie dei ballerini. Il costume indossato dai Balarì, spettacolare e raffinato, viene tessuto manualmente e la lavorazione è tenuta segreta; si compone di giacca e pantaloni al ginocchio, calze bianche finemente ricamate, camicia bianca, cravatta e guanti. Ovunque pizzi, spalline, passamani e mostrine colorate. Il vestito si completa poi con uno scialle, la tracolla, un cappello e logicamente una maschera di tela bianca per nascondere il viso. E’ il copricapo, tuttavia, il pezzo più caratteristico del costume; composto da un cappello di feltro interamente rivestito da nastro rosso (sul quale vengono poi fissati i gioielli presi in prestito da amici e parenti), su di esso svetta un gran fiocco ottenuto arricciando circa 200 metri di seta variamente colorata.
Tanto sguaiati e trasandati i primi tanto eleganti e composti i secondi, verrebbe da pensare; in effetti è proprio così e come ogni carnevale che si rispetti, anche in quello di Bagolino la contrapposizione si basa su diversi aspetti: se i Maschér rappresentano i vecchi e l’inverno che sta per finire, i Balarì con i loro costumi colorati figurerebbero la gioventù e la primavera alle porte. Altra interpretazione identifica invece le due maschere nelle contrapposte classi sociali di epoche passate: il popolo e l’aristocrazia…Come si vede le interpretazioni sono tante, ma piuttosto che star qui a pensare, perché non andare ad un simile carnevale? Magari gridando “cua!”al primo Maschér che passa…

Di: Pier Andrea Marca

]]>
2004, Lograto (Bs): ANTEPRIMA NAZIONALE di “STUPIDI E BANDITI” https://www.giornaledelgarda.info/2004-lograto-bs-anteprima-nazionale-di-stupidi-e-banditi/ Mon, 01 Dec 2003 16:15:00 +0000 http://www.giornaledelgarda.info/?p=11581 Un evento eccezionale per arricchire i contenuti della rassegna teatrale “Pressione Bassa”: l’anteprima nazionale di “Stupidi e banditi”, al teatro comunale di Lograto il prossimo 10 gennaio.

La piéce teatrale prende spunto dal lavoro di Carlo Maria Cipolla “Allegro, ma non troppo”, un’opera di studio comico-scientifico sulla Stupidità Umana e le sue Leggi Fondamentali. La distinzione degli uomini in 4 gruppi (intelligenti, stupidi, sprovveduti e banditi) offre una chiave di lettura per capire le azioni di ciascuno, ma in particolare degli stupidi e dei banditi. Se i primi sono volubili e non hanno fini precisi, i secondi ricercano il profitto ma non sanno agire da soli; è dalla loro alleanza, insolita, che sorgono poi catastrofi di ogni tipo.
D: L’originalità dell’opera sta nell’elevare la stupidità a Sommo Reggitore delle cose umane. Cosa è per lei la stupidità?
R: E’ l’errore per eccellenza che l’uomo porta con sé fin dalle Origini, errore tanto più grave se a commetterlo sono uomini con responsabilità. Credo che la conseguenza più nociva della stupidità sia la guerra e se gli stupidi non saranno messi a tacere temo che sarà difficile mantenere la pace, salvarsi. Ecco, verso questo tipo di stupidità ammetto la non-tolleranza.
D: Lo spettacolo fa riferimento a precisi fatti storici: l’ispirazione è stata la pura fantasia o la realtà?
R: Entrambe le cose. Lo spunto proviene dalla realtà, ma poi si gioca con la fantasia. Tuttavia, la realtà è piena di fatti drammatici che non si prestano ad elaborazioni fantasiose o all’umorismo; la tragedia di Bhopal è la parte più cruda dell’intero spettacolo e non è sembrato il caso di proporre un lieto fine.
D: Nell’opera c’è spazio anche per i “grandi della terra”: tra questi, chi offre maggiori spunti per la satira?
R: Tutti indistintamente. Gli uomini di potere sono dei comici innati, a volte senza saperlo. Le faccio l’esempio di Bush Jr che voleva risolvere il problema degli incendi in California riducendo le aree boschive.
D: Secondo lei la satira ha ancora quella originaria funzione di provocazione-riflessione?
R: Sì, ma di satira adesso ce n’è poca: molti spettacoli si considerano satirici, ma in realtà sono di derisione, se non di sfottò. La satira deve innanzitutto essere provocatoria, deve fare ridere ma lasciare un senso di amarezza finale. Ridere con un pugno nello stomaco, insomma. E soprattutto deve portare a far riflettere; a tal proposito, però, la sola satira non è sufficiente e penso che gli spettacoli di denuncia civile siano più adatti. Io non mi considero un’attrice satirica, sono gli altri a dirlo; piuttosto mi reputo un’attrice di spettacoli di denuncia civile, nei quali si sorride e allo stesso tempo si riflette. Non mi piace dare risposte ai problemi, preferisco porre domande, mettere pulci nell’orecchio, far sorgere una presa di coscienza nello spettatore.
D: Cosa ne pensa del caso Raiot di Sabrina Guzzanti?
R: La Guzzanti ha fatto una cosa grandiosa, senza saperlo diverrà un simbolo. Non è concepibile che una trasmissione di satira subisca un controllo prima della messa in onda. L’informazione è un diritto e quindi ognuno ha diritto di guardare tutto della televisione. Esiste la libertà di scelta e se una trasmissione non piace, si cambia canale.

“Stupidi e Banditi” di Francesco Piccolini, Anna Meacci e Dodi Conti. Regia di Dodi Conti.
Lograto, Teatro Comunale. 10 gennaio 2004.
Info: 030/9973614

Di: Pier Andrea Marca

]]>
Manerbio (BS) REPERTI ROMANI https://www.giornaledelgarda.info/manerbio-bs-reperti-romani/ Thu, 30 Oct 2003 14:15:00 +0000 http://www.giornaledelgarda.info/?p=16532 Con il patrocinio della Soprintendenza Archeologica della Regione Lombardia, il Museo Civico di Manerbio presenta al pubblico i reperti romani rinvenuti a Como nel 1999, durante degli scavi archeologici eseguiti tra via Benzi e Viale Varese. 

Il ritrovamento – che ha portato alla luce un vastissimo sito archeologico di circa 6000 mq – è da considerarsi eccezionale poiché gli oggetti estratti dal suolo presentano un buono stato di conservazione e sono riconducibili ad un arco cronologico piuttosto ampio (dal I secolo a.C. al V secolo d.C.). Nonostante l’importanza della scoperta, purtroppo la vicinanza di una falda acquifera all’area archeologica non ne ha consentito il mantenimento “en plein air”. La mostra resta quindi la sola testimonianza della ricchezza del sito e del suo contenuto. Il lavoro degli studiosi ha individuato un intero quartiere posto fuori le mura della Comum romana e risalente all’epoca imperiale. Sul luogo ove sorgeva la mansio (albergo) sono state rinvenute stanze dotate di focolari, una sala da pranzo e un ambiente adibito a cucina; proprio qui sono stati ritrovati strumenti da lavoro, suppellettili domestiche, due mortai in pietra e una graticola per cuocere i cibi. Non molto invece resta dell’altro edificio, dalle proporzioni monumentali, e la cui funzione è ancora sconosciuta; forse si tratta della sede di una corporazione (collegium), forse è la biblioteca (citata in molte fonti) donata da Plinio il Giovane alla sua città.
Un discorso introduttivo va fatto invece per gli altri due rinvenimenti archeologici, le necropoli. La ratio di una mostra di oggetti rinvenuti a Como, ma esposti a Manerbio, risiede nella volontà di far emergere i tratti comuni tra le necropoli rinvenute in Lombardia e creare un parallelo tra quella di Como e, appunto, quella di Manerbio. Un modo che risulta necessario per fare maggiore luce sul II secolo d.C., periodo della storia romano-padana ancora poco noto. Le necropoli appartengono a due epoche distinte: la prima risale al I secolo a.C. e presenta resti di cremazioni; la seconda invece è molto recente (IV – V secolo d.C.) e testimonia l’usanza di inumare i morti sia nella nuda terra che in casse di pietra o laterizi. Anche in questo caso sono stati rinvenuti molti oggetti: si tratta dei corredi funebri che accompagnavano i defunti nel loro viaggio ultraterreno; maggiore era il prestigio sociale dell’individuo scomparso e maggiore era il valore del corredo. Nella necropoli di epoca tardoantica sono stati rinvenuti dei manufatti in vetro, oggetti di ornamento femminile (una catenina d’oro, dei bracciali, alcune perline), vasetti con balsami ed unguenti vari: da tutto ciò si ipotizza che le 50 tombe rinvenute appartengano alle famiglie più illustri della città.
Di particolare interesse risulta essere la tomba n. 15 nella quale è stata rinvenuta una lametta d’oro arrotolata: l’iscrizione visibile sul dorso reca una invocazione agli dei e attesta la diffusione di culti esoterici in quest’area. La mostra, alla cui realizzazione hanno partecipato l’Assessorato alla Cultura e il Gruppo Storico Archeologico di Manerbio, è complessivamente ben organizzata e fornita di ausili didattici che integrano riccamente il contenuto degli spazi espositivi. Che siate degli addetti ai lavori o degli appassionati di storia o dei semplici curiosi, uscirete dal Museo Civico di Manerbio con la soddisfazione di aver appagato un vostro interesse.

Di: Pier Andrea Marca

]]>
Cigole 2003: UN’AGENZIA PER RILANCIARE IL TERRITORIO DELLA BASSA https://www.giornaledelgarda.info/cigole-2003-unagenzia-per-rilanciare-il-territorio-della-bassa/ Wed, 01 Oct 2003 16:15:00 +0000 http://www.giornaledelgarda.info/?p=11405 Tra pochi giorni sarà operativa presso il Palazzo Martinoni di Cigole l’Agenzia Pianura Bresciana, un nuovo ente che – stando allo statuto – si occuperà di: “progettare, promuovere e realizzare quelle iniziative, anche economiche, finalizzate alla promozione e valorizzazione del patrimonio turistico delle comunità territorialmente interessate”.


Con il patrocinio della Regione Lombardia e dell’Assessorato al Turismo della Provincia di Brescia, l’Agenzia avrà la partecipazione di enti pubblici quali la Camera di Commercio e l’APT Bresciano, ma anche di enti privati quali la Cassa Padana e l’Assioma. A tale elenco puramente indicativo, vanno aggiunti i 57 Comuni della bassa bresciana che collaboreranno strettamente con l’Agenzia stessa per promuovere il territorio e il suo patrimonio culturale. L’idea di costituire un ente con tali competenze anche per la pianura bresciana era in cantiere già da alcuni anni, ma mancavano i presupposti. “La necessità di riscoprire le proprie origini, di affermare la propria appartenenza ad un gruppo specifico, è sempre stata una costante della nostra società, ma è soltanto negli ultimi tempi che essa suscita così grande interesse. La nascita dell’Agenzia Pianura Bresciana avviene quindi in un contesto favorevole alla elaborazione e alla scoperta delle culture locali. Così, in presenza di un territorio fertile e pianeggiante quale quello della pianura bresciana, tutto ciò si traduce nella riscoperta e nella valorizzazione della civiltà contadina”, afferma il presidente Riccardo Geminati. Civiltà contadina intesa, però, nel senso più ampio del termine: infatti l’Agenzia non lavorerà solo per supportare l’agricoltura e l’artigianato tradizionali, ma anche per sviluppare il turismo rurale. Secondo Geminati si tratta di “un turismo attualmente di nicchia, ma destinato a svilupparsi nei prossimi decenni. Non si tratta affatto di agriturismo, perché il turismo rurale intende riscoprire l’identità del mondo rurale; quindi gli antichi mestieri, le tecniche di coltivazione, l’architettura di cascine e palazzi, le tradizioni popolari e i prodotti enogastronomici del territorio”. Va detto però che il turista della bassa bresciana sarà del tipo “mordi e fuggi”, ossia difficilmente si soffermerà più di un giorno; il rischio concreto è che tale forma di turismo non porti risorse nel territorio. Per evitare ciò, l’Agenzia intende proporre degli itinerari turistici di alta qualità che permettano al temporaneo visitatore di cogliere la ricchezza del territorio e desiderare di ritornarvi. In tal senso, la prima proposta sarà avanzata nel febbraio del 2004, con due itinerari turistici completi e forniti di guide specializzate. Inutile dire che c’è molta attesa per i primi risultati. “Non verranno mai proposte visite improvvisate, perché le nostre offerte si baseranno sulla conoscenza dell’intero patrimonio artistico del territorio. Tale conoscenza approfondita proverrà dal database che stiamo predisponendo e che ci fornirà indicazioni sul patrimonio artistico e ricettivo di ogni singolo comune e persino sullo stato di conservazione dei vari beni culturali”. Per questo motivo, l’Agenzia intende occuparsi anche della salvaguardia del patrimonio artistico presente nel territorio, accettando il sostegno economico da qualsiasi parte esso provenga, ma con la celata ambizione di diventare economicamente autonomi. “Nostra intenzione è di creare un circuito virtuoso dello sviluppo attraverso il connubio tra cultura e territorio; le risorse che proverranno dal settore turistico e didattico verranno successivamente reinvestite per recuperare altri beni artistici, i quali a loro volta saranno inseriti in nuovi percorsi turistici, e via di questo passo. Il tutto senza mai dimenticare la valorizzazione del territorio e della sua identità” – conclude Geminati. Il lavoro più impegnativo è stato oramai svolto; il Palazzo Martinoni – sede dell’Agenzia – sarà presto recuperato nella sua interezza architettonica; uomini motivati e idee innovative non mancano. Non resta che aspettare gli itinerari turistici previsti per il febbraio del 2004 e magari parteciparvi noi tutti.

Di: Pier Andrea Marca

]]>
Manerbio (BS) REPERTORI ROMANI IN MOSTRA https://www.giornaledelgarda.info/manerbio-bs-repertori-romani-in-mostra/ Wed, 01 Oct 2003 16:15:00 +0000 http://www.giornaledelgarda.info/?p=16829 Con il patrocinio della Soprintendenza Archeologica della Regione Lombardia, il Museo Civico di Manerbio presenta al pubblico i reperti romani rinvenuti a Como nel 1999, durante degli scavi archeologici eseguiti tra via Benzi e Viale Varese.


Il ritrovamento – che ha portato alla luce un vastissimo sito archeologico di circa 6000 mq – è da considerarsi eccezionale poiché gli oggetti estratti dal suolo presentano un buono stato di conservazione e sono riconducibili ad un arco cronologico piuttosto ampio (dal I secolo a.C. al V secolo d.C.). Nonostante l’importanza della scoperta, purtroppo la vicinanza di una falda acquifera all’area archeologica non ne ha consentito il mantenimento “en plein air”. La mostra resta quindi la sola testimonianza della ricchezza del sito e del suo contenuto. Il lavoro degli studiosi ha individuato un intero quartiere posto fuori le mura della Comum romana e risalente all’epoca imperiale. Sul luogo ove sorgeva la mansio (albergo) sono state rinvenute stanze dotate di focolari, una sala da pranzo e un ambiente adibito a cucina; proprio qui sono stati ritrovati strumenti da lavoro, suppellettili domestiche, due mortai in pietra e una graticola per cuocere i cibi. Non molto invece resta dell’altro edificio, dalle proporzioni monumentali, e la cui funzione è ancora sconosciuta; forse si tratta della sede di una corporazione (collegium), forse è la biblioteca (citata in molte fonti) donata da Plinio il Giovane alla sua città.
Un discorso introduttivo va fatto invece per gli altri due rinvenimenti archeologici, le necropoli. La ratio di una mostra di oggetti rinvenuti a Como, ma esposti a Manerbio, risiede nella volontà di far emergere i tratti comuni tra le necropoli rinvenute in Lombardia e creare un parallelo tra quella di Como e, appunto, quella di Manerbio. Un modo che risulta necessario per fare maggiore luce sul II secolo d.C., periodo della storia romano-padana ancora poco noto. Le necropoli appartengono a due epoche distinte: la prima risale al I secolo a.C. e presenta resti di cremazioni; la seconda invece è molto recente (IV – V secolo d.C.) e testimonia l’usanza di inumare i morti sia nella nuda terra che in casse di pietra o laterizi. Anche in questo caso sono stati rinvenuti molti oggetti: si tratta dei corredi funebri che accompagnavano i defunti nel loro viaggio ultraterreno; maggiore era il prestigio sociale dell’individuo scomparso e maggiore era il valore del corredo. Nella necropoli di epoca tardoantica sono stati rinvenuti dei manufatti in vetro, oggetti di ornamento femminile (una catenina d’oro, dei bracciali, alcune perline), vasetti con balsami ed unguenti vari: da tutto ciò si ipotizza che le 50 tombe rinvenute appartengano alle famiglie più illustri della città.
Di particolare interesse risulta essere la tomba n. 15 nella quale è stata rinvenuta una lametta d’oro arrotolata: l’iscrizione visibile sul dorso reca una invocazione agli dei e attesta la diffusione di culti esoterici in quest’area. La mostra, alla cui realizzazione hanno partecipato l’Assessorato alla Cultura e il Gruppo Storico Archeologico di Manerbio, è complessivamente ben organizzata e fornita di ausili didattici che integrano riccamente il contenuto degli spazi espositivi. Che siate degli addetti ai lavori o degli appassionati di storia o dei semplici curiosi, uscirete dal Museo Civico di Manerbio con la soddisfazione di aver appagato un vostro interesse.
“Ritrovare i Comenses: archeologia urbana a Como”. Fino al 31/12/2003 Palazzo Luzzago – P.zza Cesare Battisti, 2 Manerbio Tel. 030/9387298

Di: Pier Andrea Marca

]]>
Orzinuovi (BS) ANTONIO LIGABUE VENTI ANNI DOPO https://www.giornaledelgarda.info/orzinuovi-bs-antonio-ligabue-venti-anni-dopo/ Mon, 01 Sep 2003 16:15:00 +0000 http://www.giornaledelgarda.info/?p=18102

Si terrà fino al 28 dicembre nella Rocca San Giorgio di Orzinuovi la mostra antologica dedicata all’artista di origini italosvizzere Antonio Ligabue (1899 – 1965). Curata da Marzio Dell’Acqua e Vittorio Sgarbi, con l’organizzazione di Augusto Agosta Tota, la mostra risulta essere più completa rispetto quella di 20 anni fa, grazie alla presenza di 21 disegni, 15 sculture in bronzo e soprattutto di 43 dipinti non esposti precedentemente. Proprio l’esposizione di un numero di opere così elevato (in tutto circa un centinaio) permette di gettare una luce nuova sulle molteplici ombre che ancora circondano la figura di Ligabue. Artista geniale e autodidatta, è difficile collocare Ligabue in una sola corrente pittorica. Egli stesso preferì seguire l’impulso di creare, senza preoccuparsi di elaborare una poetica precisa all’interno della quale ricondurre la propria produzione artistica. Ne consegue che elementi di espressionismo, di fauvismo e di arte naive si fondono omogeneamente per dare vita ad opere bellissime, emotive e personali. E c’è molto di personale nei quadri di questo artista sofferente e solitario, che subì diversi ricoveri in manicomi e case di cura ad opera di persone che credeva amiche. Ciò si intuisce dai numerosi autoritratti, nei quali l’artista si raffigura con abiti dimessi, il volto emaciato e con un dolore interno che silenziosamente affiora dagli occhi. Come Van Gogh, anche Ligabue fu consapevole del dolore e dell’angoscia presenti nella Natura e nell’Uomo: tale consapevolezza si riversa nelle sue opere e viene rappresentata con tratti decisi, accostamenti cromatici forti, con soggetti di paura e di violenza. Una violenza però naturale, ancestrale, quasi istintiva. Come quella presente nei quadri raffiguranti paesaggi esotici e animali feroci (tigri, leoni, pantere) colti, questi ultimi, nel momento dell’agguato alla preda. E, tornando alle sue ossessioni, ecco che forse la preda è lui, Ligabue, mentre i predatori sono quegli uomini che lo fanno continuamente soffrire. Tuttavia non bisogna credere che Ligabue si sia limitato a trasfigurare soltanto il proprio dolore. Anzi. Sensibile e innamorato della terra che lo ospitò dopo l’espulsione dalla Svizzera, egli volle manifestare il proprio amore raffigurando il paesaggio che si mostrava ai suoi occhi: gli orizzonti della Pianura Padana, la vegetazione del Po e soprattutto le scene di vita quotidiana nei villaggi di campagna. Ecco, allora, l’ispirazione necessaria per raffigurare il combattimento dei galli nell’aia, l’aratura con i buoi, il ritorno dei contadini dai campi sul far della sera. E poi le diligenze, le botteghe degli artigiani, le chiese con i campanili, il saluto galante tra una dama e un militare a cavallo. Sicuramente al visitatore non sfuggiranno i dettagli minuziosi presenti in tutte le opere di “Toni el matt” – come affettuosamente lo chiamavano i pochi amici – perché è in essi che risiede la genialità dell’artista: pur non recandosi mai all’estero, riuscì a rappresentare la flora e la fauna di paesi remoti e sconosciuti fin nei più piccoli particolari. Fervida immaginazione o pura casualità? Comunque sia, Ligabue era consapevole del proprio talento; profeta di se stesso, dipinse il grande Napoleone dandogli però le proprie fattezze: presagio che anche lui, povero artista, un giorno sarebbe divenuto famoso in tutto il mondo? Uno spazio della mostra è invece dedicato alle opere scultoree di Ligabue. Autodidatta anche in questo campo, iniziò modellando il tivèr (l’argilla del Po) senza l’aiuto di strumenti, senza nemmeno fare cuocere i propri lavori. Fu l’incontro provvidenziale con Alceo Dossena a fargli scoprire le varie tecniche e a permettergli di raffinarsi. Ad eccezione di un volto umano, nelle sculture ritornano i soggetti animaleschi dei quadri, ma questa volta minore è lo spazio lasciato alla deformazione delle figure. Certamente Ligabue tentò di superare i limiti strutturali imposti da elementi plastici quali l’argilla o la cera d’api, ma non sempre riuscì nell’intento. Così la torsione di un busto o l’estensione di un arto – sebbene siano di un realismo estremo – fanno sorgere il sospetto che tale realismo non fu ricercato dall’artista, ma fu subìto ad opera della materia. L’ultima stanza, infine, raccoglie alcune opere scultoree e pittoriche di Marino Mazzacurati e di Cesare Zavattini, amici stretti di Ligabue e tra i pochi ad intuirne il talento fin dal principio. Se il primo incoraggiò Ligabue alla pittura – mostrandogli l’uso del pennello, le tecniche e la miscela dei colori – il secondo riuscì nel compito più difficile, vale a dire promuovere nel mondo le opere di un artista oscuro dal lato umano, ma straordinario dal lato artistico.
“Venti anni dopo: Antonio Ligabue. Dialogo padano con Marino Mazzacurati e Cesare Zavattini”. Orzinuovi, Rocca di San Giorgio. Orario: 10 – 12.30 / 14.30 – 19.30 (lunedì chiuso). Sabato e domenica 10 – 19.30 continuato.
Prezzi: Intero 8 euro, ridotto 6 euro. Info 030/9444136.

Di: Pier Andrea Marca

]]>