Fabio Giuliani – Giornale del Garda https://www.giornaledelgarda.info by Dipende Sat, 02 Mar 2024 06:48:40 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.5.30 FIERA NAZIONALE DEL VINO – MILANO IN VINO 2023 https://www.giornaledelgarda.info/fiera-nazionale-del-vino-milano-in-vino-2023/ Fri, 10 Mar 2023 07:43:07 +0000 http://www.giornaledelgarda.info/?p=35601 Dopo qualche tempo “Arte del Vino Eventi&Fiere”, Società organizzatrice di Manifestazioni dedicate alla produzione enologica italiana, torna a Milano in piazza Città di Lombardia, spazio esterno coperto della Regione, con un’altra interessante iniziativa volta a far conoscere meglio il prodotto italiano di eccellenza per antonomasia, da anni stabilmente al primo posto per l’esportazione mondiale. Esperti del settore saranno presenti per accompagnare i produttori che ad ogni postazione proporranno i loro vini, anche per eventuali acquisti, e sarà allestito un apposito spazio per alcune “Masterclass” in cui verranno illustrati e fatte degustare alcune specificità territoriali. L’evento si svolge da sabato 11 (14-19) e domenica 12 marzo (12-20), mentre già venerdì 10 avrà luogo una speciale sessione “By Night” dalle 19 alle 24, replicata la sera successiva, con nuovi incontri guidati più DJ set e musica dal vivo. Da seguire un pò tutto con passione, soprattutto ricordando, con un appello in particolare ai fruitori più giovani (tra cui, chi scrive, nota spesso sempre maggiore interesse verso questo settore da parte delle donne, più coinvolte e dialoganti riguardo terminologie più strettamente “tecniche” e di specifica competenza), di affrontare questi incontri nella mentalità del bere “consapevole”, e far sì che la storica “Bevanda di Bacco” possa essere assunta ed apprezzata con giovamento alla salute psicofisica (come molti studi medico-scentifici a livello internazionale hanno da tempo confermato) e dando la giusta attenzione a non oltrepassare mai il confine – spesso più stretto di quanto si pensi – che separa i concetti di Uso e Abuso, e non rappresentare quindi un potenziale pericolo per se stessi e per chi ci sta intorno.

Fabio Giuliani

Arte del Vino - Milano marzo 2023 - 1          Arte del Vino - Milano marzo 2023 - 2

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ARTE DEL VINO Fiera del Gin e altre https://www.giornaledelgarda.info/arte-del-vino-fiera-del-gin-e-altre/ Sat, 03 Dec 2022 18:50:01 +0000 http://www.giornaledelgarda.info/?p=35358 “E così finiva tra Tarallucci e Gin…” Potrebbe essere stata questa (da parafrasi di una citazione popolare) la conclusione dell’ultima giornata della manifestazione “Fiera del Gin – Gin&Sound” tenutasi negli spazi esterni coperti in piazza Città di Lombardia, sede Regionale negli ultimi giorni di ottobre. Perché tra una degustazione e l’altra, accanto ad una delle diverse postazioni dove è stato possibile provare le diverse tipologie della celebre bevanda, tra produzioni italiane e straniere, era presente anche un banco per acquistare i famosi prodotti salati, anch’essi proposti in varie declinazioni, e adatti per accompagnare proprio il Gin, unitamente ad altri punti con pizza, o porchetta…accompagna musica diffusa e dj set, luci suggestive nonché qua e là addobbi in stile Halloween, prettamente in tema con la festa popolare di origini antiche che cade proprio l’ultimo giorno di ottobre, vigilia di Ognissanti il primo novembre… La prossima situazione milanese, sempre presso la medesima locazione, “FIERA NAZIONALE DEL VINO – MILANO IN VINO 2022”, tra sabato 12 e domenica 13 novembre, dove, oltre alle diverse postazioni preposte alle degustazioni, in questo caso anche con possibilità di acquisto diretto, si terranno Masterclass dedicate a tematiche precise gestite da ONAV (Organizzazione Nazionale Assaggiatori Vino); per maggiori informazioni riferirsi al portale ufficiale www.artedelvino.it e al numero di cell. 347 628 5341, rif. Marco.

Alcuni cenni sull’ente organizzatore.

“Arte del Vino” è una Società leader nell’organizzazione di Fiere ed Eventi in ambito nazionale ed  internazionale, specializzata soprattutto nella promozione e valòorizzazione dei prodotti Made in Italy e in particolare dell’Enogastronomia Italiana. Titolare di svariati marchi, il progetto nato nel 2008 si è oggi sviluppato potendo vantare l’organizzazione di Fiere come il Wine Festival e la Fiera Nazionale del Tartufo tenutesi a Milano abitualmente in Piazza Città di Lombardia.  Si occupa inoltre di svariati eventi di contorno in svariati comuni del Nord Italia, dalle piccole sagre ai mercatini di Natale. Le attività intraprese hanno l’obiettivo di coinvolgere nel mondo del vino tutti gli amanti, esperti e non del settore, creando così una rete di scambio e condivisione in cui si possano degustare le più differenti tipologie, facendo altresì conoscere, attraverso l’intervento diretto dei produttori e gestori di aziende non solo il gusto ma anche la storia che c’è dietro, l’impegno, la tradizione e il rapporto con l’innovazione che si evolve nel tempo.

Fabio Giuliani – Milano

 

 

Arte del Vino - Gin 1Arte del Vino - Gin 2

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Mamiano di Traversetolo (Parma) – DE CHIRICO / SAVINIO – Una mitologia moderna https://www.giornaledelgarda.info/mamiano-di-traversetolo-parma-de-chirico-savinio-una-mitologia-moderna/ Fri, 31 May 2019 06:46:07 +0000 http://www.giornaledelgarda.info/?p=33377 DE CHIRICO / SAVINIO – Una mitologia moderna

Simili nell’ideare concetti…diversi nel modo di rappresentarli

De Chirico-Savinio 2    De Chirico-Savinio 3    De Chirico-Savinio 4

“Sono l’uno la spiegazione dell’altro” scriveva Jean Cocteau dei due fratelli De Chirico. Vicinissimi nei primi passi delle rispettive carriere, de Chirico e Savinio lavorano a stretto contatto nei primi anni parigini. André Breton (1896-1966), poeta, saggista e critico d’arte francese, teorico del “Surrealismo”, definiva il loro lavoro “indissociabile nello spirito”: le visioni concepite da Giorgio in quegli anni, trovano un corrispettivo letterario nella poetica del fratello; nonostante il merito sia stato storicamente attribuito al genio di De Chirico, ad oggi è ormai riconosciuto il ruolo rivestito da Savinio nell’elaborazione dell’estetica metafisica.    La vicenda personale ed artistica di entrambi, con le loro somiglianze e differenze personali ed artistiche sono attualmente molto ben rappresentate nella grande mostra a loro dedicata presso la “Villa dei Capolavori”, sede della Fondazione Magnani Rocca a Mamiano di Traversetolo nella campagna parmense. Definiti i “Dioscuri” dell’arte del XX secolo. Ma da dove deriva questo nominativo? I “Dioscuri” erano due mitici figli di Zeus, di nome Castore e Polluce, generati insieme con Elena dall’uovo di Leda, congiuntasi con Zeus trasformato in cigno. Compivano le loro gesta sempre uniti: Castore domatore di cavalli, Polluce valente nel pugilato. Ambedue considerati divinità benefiche e salvatrici, erano anche protettori dei naviganti nelle burrasche. Fra le gesta loro attribuite, la liberazione della sorella Elena rapita all’età di dieci anni da Teseo. A Sparta presiedevano alle gare equestri e agli agoni ginnici, ed ebbero feste in tutta la Grecia. Furono venerati anche in ambiente latino-romano col nome di Castori (Castores): ebbero culto speciale a Lavinio, a Tuscolo e in Roma. L’arte antica li ha raffigurati generalmente nudi, con mantello dietro le spalle; in testa portano il pileo conico sormontato da una stella; hanno in mano la lancia. Sono rappresentati sia a cavallo, sia accanto all’animale che tengono per il morso.   I due fratelli artisti del ventesimo secolo hanno dunque ripensato il mito, l’antico, la tradizione classica attraverso la modernità dell’avanguardia e della citazione, traslandoli e reinterpretandoli per tentare di rispondere ai grandi enigmi dell’uomo contemporaneo, dando vita a quella che Breton definì una vera e propria mitologia moderna.      La rassegna – curata da Alice Ensabella (Università di Grenoble), e da Stefano Roffi, (Direttore scientifico della Fondazione Magnani-Rocca) – attraverso oltre 150 opere (tra celebri dipinti e particolari lavori grafici) si propone di ricostruire criticamente le fonti comuni dei due fratelli al fine di metterne in evidenza affinità, contrasti ed interpretazioni del fantastico universo che prende forma nelle loro visioni pittoriche, ma anche letterarie e teatrali. Il percorso espositivo, partendo dalla nascita dell’avventura metafisica, si focalizza su un moderno ripensamento della mitologia e giunge alla ricchissima produzione per il teatro, documentata anche da preziosi bozzetti, figurini e costumi per l’opera lirica del Teatro alla Scala di Milano. Giorgio (1888-1978) e Andrea (1891-1952) De Chirico nascono in Grecia, dove trascorrono tutta l’infanzia. Figli di un milieu alto borghese e cosmopolita, ricevettero un’educazione solida ed internazionale, influenzata dal romanticismo e dal nichilismo tedeschi, dall’avanguardia parigina, dalla cultura classica mediterranea, greca certamente, ma anche profondamente italiana. Questa particolarissima “iniziazione” filosofica, artistica e letteraria, forgerà le loro menti negli anni di formazione e all’inizio dell’attività, e ne deriverà uno dei momenti più originali e più alti della cultura figurativa italiana del Novecento. De Chirico e Savinio dimostrarono fin da giovani caratteri ed approcci diversi alla pratica artistica. Il secondo, figura poliedrica, nasce come musicista e compositore, diviene in seguito scrittore approdando alla pittura solo all’età di 35 anni. Giorgio, dalla personalità più decisa e granitica, individua fin dall’adolescenza la sua strada nella pittura. Se le opere di entrambi sono caratterizzate da temi di interesse comune come il viaggio, il mistero del distacco, la struggente commozione del ritorno, gli interrogativi sulla condizione umana, il richiamo al mito, all’antico, le rispettive interpretazioni sono stilisticamente ed iconograficamente distanti. Più freddo, mentale e concettuale, de Chirico, anche dopo la grande stagione metafisica non rinuncerà a rappresentazioni ancora impregnate di enigmi, che caratterizzeranno i suoi paesaggi richiamanti ai miti dell’antichità, cavalli fra le rovine della civiltà greca, gladiatori in procinto di vivere o morire, autoritratti e ridondanti nature morte. “Gioco” ed ironia sono invece i cardini intorno ai quali ruota l’estetica di Savinio. A differenza del fratello, infatti, Alberto dimostra un’innata capacità di immettere nei profondi silenzi metafisici la sapiente leggerezza dell’ironia, che si dispiega attraverso una visionarietà fantastica. Nei suoi lavori oggetti inanimati   ed esseri animati si uniscono in un’unica rappresentazione colorata e vivace, nella quale forme umane e animali si confondono e si decontestualizzano, inserite all’interno di prospettive impossibili e di un’atmosfera improbabile quanto ludica.                                              Le opere esposte provengono da importanti istituzioni quali, fra le altre, Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, Mart di Rovereto, Fondazione Teatro alla Scala di Milano, Fondo Ambiente Italiano, e da celebri collezioni quali la Collezione Barilla di Arte Moderna e gallerie da tempo impegnate nella valorizzazione dei due artisti. I contributi nel catalogo – prodotto dalla Fondazione Magnani Rocca e Silvana Editoriale – si concentrano sull’approccio dei fratelli alle loro fonti (Nicol Mocchi), oltre ai rispettivi percorsi nelle varie discipline artistiche in cui si sono confrontati: la pittura (Alice Ensabella), ovviamente, ma anche il libro d’artista e il teatro (Mauro Carrera), oltre alle consonanze fra i ‘Dioscuri’ e Luigi Magnani, creatore della Fondazione (Stefano Roffi). Essendo i motivi di ispirazione della costruzione della suddetta mitologia moderna al centro di questo progetto, due contributi in catalogo si focalizzano su aspetti più specifici dell’iconografia saviniana (Gerd Roos) e dechirichiana (Daniela Ferrari). Questo evento espositivo è stato realizzato anche grazie all’importante supporto della Fondazione Cariparma e Crédit Agricole Italia.     Personalmente di De Chirico sono folgorato dai sublimi silenzi delle piazze idealizzate, i manichini, i personaggi pensanti dentro le maschere ovoidali. Di Savinio mi piace qui ricordare, associandomi a quanto scrisse di lui Gillo Dorfles che gli fu amico: “In un periodo storico in cui si delineavano le prime ribellioni alla “riproduzione realistica” della natura e delle figurazioni umane, Savinio insisteva in una tecnica minuziosa che sarebbe stata la chiave di volta di tutto il suo operare. Solo con un’eccezionale “meticolosità” pittorica e voluta “plasticità” delle scene mitiche, era possibile raffigurare quell’aureo livello di “credibilità” delle immagini, così pittoricamente realistiche e contestualmente fantastiche, che ritengo persino maggiori di quelle di De Chirico.”   Alcune brevi note sulla sede espositiva, di cui abbiamo già parlato in un resoconto precedente. Vale da sola una visita la “Villa dei Capolavori”: un museo straordinario con pregevoli opere d’arte, dal 1400 di Gentile da Fabriano al Rinascimento di Tiziano, quindi Rubens, G.B. Tiepolo, Goya, Canova, per arrivare agli “Impressionisti” e al Novecento di Giorgio Morandi ed Alberto Burri. Tutto dovuto alla sensibilità e all’intuito eccezionali dei Magnani, padre e figlio.

Fondazione Magnani-Rocca – Via Fondazione Magnani Rocca 4, Mamiano di Traversetolo (Parma); Fino al 30 Giugno 2019;        orari: da martedì a venerdì 10-18 (la biglietteria chiude alle 17); sabato, domenica e festivi 10-19 (la biglietteria chiude alle 18);   Biglietti: € 12 valido anche per le raccolte permanenti, € 10 gruppi di almeno venti persone, € 5 per le scuole; Tel. 0521 848327; www.magnanirocca.it

Fabio Giuliani

 

 

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Bergamo – MARIO SIRONI. IL VOLTO AUSTERO DELLA PITTURA https://www.giornaledelgarda.info/bergamo-mario-sironi-il-volto-austero-della-pittura/ Wed, 29 May 2019 12:48:45 +0000 http://www.giornaledelgarda.info/?p=33365 Così classico…così tragicamente contemporaneo

Creberg - Sironi 2

“L’arte non ha bisogno di riuscire simpatica, ma esige grandezza” (Mario Sironi)

“All’inizio degli anni Sessanta, l’allora Banca Popolare di Milano, grazie alla lungimiranza del suo Presidente Domenico Barbero, acquisì per la sua collezione un importante nucleo di opere di Mario Sironi. A questi dodici lavori di medio formato se ne aggiunsero in seguito altri tre di notevoli dimensioni, interessanti esempi dell’attività “monumentale” a cui l’artista si dedicò con grande energia negli anni Trenta.” Con queste parole, Angelo Piazzoli (Segretario Generale della Fondazione Credito Bergamasco) introduce una qualificata mostra da lui curata insieme a Paola Silvia Ubiali, dedicata a Mario Sironi (Sassari, 1885- Milano, 1961), uno dei più significativi interpreti dell’arte italiana del Novecento. Il percorso inizia dal Salone Principale dello storico Palazzo di proprietà dell’Ente bancario con un nucleo di importanti progetti per opere monumentali: i due studi (“Due figure” del 1932 circa ed “Oracolo” del 1936 circa), appartenenti alla collezione del Banco BPM, non sono attualmente riferibili a commissioni effettivamente realizzate mentre quattro imponenti cartoni di collezione privata testimoniano invece significative “prove” per mosaici e pitture murali: in primis il bozzetto dell’affresco “L’Italia tra le Arti e le Scienze” dell’Aula Magna del Rettorato dell’Università “Sapienza” di Roma, databile al 1934-1935. Si tratta di una testimonianza importante perché documenta la prima orchestrazione compositiva dell’affresco. A rievocare l’importante mosaico “L’Italia corporativa” del 1936-1937 (oggi conservato al quarto piano nel Palazzo dell’Informazione di Milano in Piazza Cavour) vengono qui proposte due straordinarie tempere preparatorie per le figure “La Giustizia e la Legge” e la “Madre con bambino che possiedono la capacità di poter vivere in autonomia senza dare l’impressione di essere “frammenti” di una composizione più grande. L’opera nella sua totalità misura 8 metri per 12 e raffigura temi che fanno parte dell’ideologia dell’epoca: il lavoro, la famiglia, l’impero, che fanno da cornice alla figura centrale e dominante dell’Italia. Presentato all’Esposizione Universale di Parigi nel 1937 dove costituì contraltare a “Guernica” di Picasso. Il mosaico approdò nel 1942 al palazzo milanese allora sede del “Popolo d’Italia”, poi Palazzo dei Giornali, quindi Palazzo dell’Informazione, ed oggi di proprietà dell’ENI. E qui mi soffermo un attimo…Mi piace qui ricordare che il 28 Maggio 2015, la storica dell’arte Elena Pontiggia, particolarmente esperta di arte italiana del ventesimo secolo, proprio in quello spazio, colmò la lacuna di una mancata biografia di Sironi presentando un volume pubblicato da Johan&Levi Editore, nel quale si ricostruiscono le drammatiche vicende esistenziali ed artistiche di questa grande figura attraverso lunghe ricerche d’archivio e numerosi documenti inediti, facendo il punto su come egli sia stato anche un testimone della storia del Novecento. Fu il pittore delle periferie inospitali eppure importanti come cattedrali moderne; il suo desiderio di ritornare alla grande decorazione antica (non fu solo arte “di Stato” sollecitata dal Fascismo, al quale aderì) ma gli nacque a Roma già durante la sua giovinezza ammirando “gli stupendi fantasmi dell’arte classica”.  Ma torniamo all’esposizione bergamasca. Nel Loggiato al piano superiore vediamo le opere di grandi, medie e piccole dimensioni provenienti dalla Collezione Banco BPM e da collezioni private che abbracciano un lungo periodo di tempo: dagli esordi, nei primi anni del Novecento, all’illustrazione, alla pittura da cavalletto che negli anni Trenta fino alla caduta del fascismo è sì, numericamente esigua per Sironi ma rappresenta una pagina significativa del diario della sua tormentata esistenza. Il percorso prosegue fino al dopoguerra con pitture sempre più sfatte, affollate di oggetti e figure.   Ogni esposizione temporanea a Palazzo Creberg rappresenta anche l’occasione per proporre opere d’arte antica, spesso provenienti da ambienti pubblici o privati, chiese del territorio bergamasco e lombardo. Abbinato all’iniziativa su Sironi prosegue il programma “Grandi Restauri” sostenuto e realizzato dalla Fondazione Creberg. Nella Sala Consiglio sono esposti esposti i risultati di quattro importanti operazioni di restauro svolte in loco nel corso gli ultimi mesi su opere di Francesco e Leandro Bassano, Paolo Pagani e Giuseppe Vermiglio che si aggiungono agli interventi di restauro operati nell’ultimo decennio, importanti sia sul fronte numerico (oltre 80 dipinti) che sul versante degli autori (Lotto, Moroni, Moretto, Allori, Palma il Vecchio, Romanino, Paris Bordon, Tiepolo, Previtali, Campi), e della qualità degli interventi. Come sostiene il Dott. Piazzoli, la varietà di linguaggi, di soggetti, le diverse epoche e provenienze fanno ben intuire come la scelta di intervento su questi dipinti non sia stata programmata – come accaduto, sovente, in passato – correlando le necessità dei restauri con un progetto di interventi omogenei per coerenza stilistica, tematica, storica o geografica. Ciò che ha dettato un’azione così tempestiva – svolta sotto la direzione delle competenti Sovrintendenze – è stato soprattutto il carattere di urgenza a seguito di vere e proprie richieste S.O.S., immediatamente accolte dalla Fondazione Creberg al fine di evitare la definitiva compromissione dei preziosi manufatti.

Palazzo Creberg – Largo Porta Nuova 2, Bergamo; fino al 31 Maggio 2019; Orari: lunedì-venerdì 8.20-13-20 e 14.50-15.50; sabato 18: 14.30-19; domenica 19: 9.30-19; Ingresso libero; catalogo a disposizione.

Fabio Giuliani

Creberg - Sironi 3    Creberg - Sironi 4    Creberg - Sironi 5

 

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Milano – JEAN AUGUSTE DOMINIQUE INGRES E LA VITA ARTISTICA AL TEMPO DI NAPOLEONE https://www.giornaledelgarda.info/milano-jean-auguste-dominique-ingres-e-la-vita-artistica-al-tempo-di-napoleone/ Wed, 29 May 2019 12:03:44 +0000 http://www.giornaledelgarda.info/?p=33357 Geniale e perfezionista

Ingres mostra 2

“Disegnare non significa semplicemente riprodurre dei contorni […] il disegno non consiste semplicemente nel tratto: il disegno è anche l’espressione, la forma interna, il piano, il modellato. Che cosa resta d’altro? Il disegno comprende i tre quarti e mezzo di ciò che costituisce la pittura. Se dovessi mettere un cartello sulla mia porta, scriverei Scuola di disegno: sono sicuro che formerei dei pittori.”  (Jean-Auguste-Dominique Ingres)

Il suo percorso è singolare e sorprendente. Considerato come un inclassificabile, percepito come l’erede di Raffaello e allo stesso tempo come il precursore di Picasso, tra il maestro della bella forma e quello della non-forma Jean Auguste Dominique Ingres è innanzitutto un “rivoluzionario”. Realista e manierista al contempo, egli affascina tanto per le sue esagerazioni espressive quanto per il suo gusto del vero. In tale modo viene commentata l’opera di questo particolare artista francese (Montauban, 1780-Parigi, 1867) da Florence Viguier-Dutheil (Conservatore Capo del Patrimonio e Direttrice del Musée Ingres di Montauban) in occasione della grande mostra da lei curata in corso a Palazzo Reale, promossa dal Comune di Milano-Cultura e prodotta da Palazzo Reale e Civita Mostre e Musei, in collaborazione con StArt e il Museo Ingres di Montauban. L’iniziativa si avvale di un Comitato Scientifico composto da Adrien Goetz, (membro dell’Institut de France – Académie des Beaux-Arts), Stéphane Guégan (storico dell’arte), Frédéric Lacaille (Conservatore del Musée national du Château de Versailles), Isabella Marelli (Curatrice della Pinacoteca di Brera) e Gennaro Toscano (Professore universitario e consulente scientifico e culturale presso la Biblioteca Nazionale di Francia, Richelieu). Ma per comprendere meglio il percorso artistico di Ingres l’ambiente in cui in cui operava occorre fare una premessa…Il 12 giugno del 1805, dopo essersi fatto incoronare a Milano, Napoleone I Bonaparte dichiarava di voler “francesizzare l’Italia”. L’espressione, è certamente brutale, ma testimonia, in quel contesto storico, il desiderio di accelerare le trasformazioni della vita pubblica e culturale da parte del Generale divenuto Imperatore e poi Re d’Italia. Coniugando eredità della Rivoluzione e dispotismo autoritario, in effetti la sua politica ha avuto un impatto immediato e duraturo anche al di qua delle Alpi. Proprio in ragione della sua ampiezza e della funzione attribuita alle arti, si è sviluppato uno straordinario incontro tra le diverse tendenze che compongono la modernità europea nella stagione del “Neoclassicismo”, di cui Jacques Louis David (1748-1825), Antonio Canova (1757-1822) e, appunto, Jean Auguste Dominique Ingres sono stati i punti di riferimento.  Questa mostra intende presentare al pubblico italiano l’artista che più di ogni altro si è ispirato a Raffaello e nello stesso tempo vuole restituire alla vita artistica degli anni a cavallo del 1800 la sua carica di novità e, per così dire, la sua “giovinezza conquistatrice”, con una particolare attenzione a Milano, che in quella riorganizzazione politica e artistica ebbe un ruolo fondamentale. In una stagione di grande prosperità, la città fu fortemente rimodellata nei suoi monumenti, nei suoi spazi verdi e nelle infrastrutture urbane, a partire dalla nuova Pinacoteca di Brera. Anche gli artisti italiani furono coinvolti nell’ondata di lavori e di cantieri che ne seguì. Appiani nella pittura e Canova nella scultura si avvalsero ampiamente di questa “politica delle arti”, ascrivibile all’arte del governare di Bonaparte. Ma non fu da meno l’iniziativa privata di nuovi protagonisti, estranei al mecenatismo aristocratico: primo fra tutti Giovanni Battista Sommariva, definito da Francis Haskell “il mecenate indubbiamente più importante dopo l’imperatore e la sua famiglia”.   Ingres è parte integrante di queste storie incrociate, senza le quali l’Europa di oggi sarebbe incomprensibile. Con la mostra, il pittore delle odalische, nella sua modernità, svela anche la sua italianità, un’impronta che fa di lui una figura fondamentale della vita artistica prima, durante e dopo l’Impero. Ingres dimostra presto un talento straordinario per il disegno e, fin dal 1797, è a Parigi nella cerchia di David. Nel 1800 concorre per il “Prix de Rome” e, sei anni più tardi, dopo aver completato il grande dipinto “Napoleone” in costume sacro, è finalmente a Roma, dove può approfondire gli studi e la passione per Raffaello. Inviato in Italia sotto l’Impero e poi coinvolto nei cantieri imperiali di Roma, Ingres decide di restare “italiano” fino al 1824, per tornare più avanti a dirigere Villa Medici, da poco donata dal granduca di Toscana a Bonaparte.  Per documentare la grande varietà stilistica e tematica del “nuovo classicismo” il percorso espositivo si sviluppa in varie sezioni. La prima parte mette in evidenza l’invenzione del nuovo linguaggio figurativo tra l’“Ancien Regime” e la Rivoluzione Francese di cui è protagonista David insieme ai suoi allievi più vicini, con un linguaggio compositivo fatto di corpi virili e di una grande energia.     Ma l’“uomo nuovo” che questi dipinti intendono rappresentare si esprime anche attraverso l’evoluzione del ritratto. Molto presto una sorta di “preromanticismo” verrà a controbilanciare l’esaltazione del cittadino devoto ai suoi compatrioti. Girodet incarna questa svolta, precedendo Gros e Prud’hon nell’esplorazione del fantastico, del dramma e del ripiegamento melanconico. Per arrivare al sorprendente “Sogno di Ossian”, uno dei capolavori di Ingres esposti in mostra. Un altro fenomeno decisivo di questa stagione è lo slancio e il successo delle donne pittrici e in particolare di Elisabeth Vigée Le Brun (1755 – 1842), dal 1774 ritrattista ufficiale della regina Maria Antonietta. La sua carriera dovette presto affrontare le rivalità dell’ambiente, ma sarebbe stata inimmaginabile al di fuori della società degli anni ‘70 del Settecento, molto più aperta di quanto si creda. La campagna d’Italia e Napoleone sono protagonisti delle sezioni successive, con alcuni famosi ritratti tra cui quelli di Appiani. All’altra capitale dell’Impero, Roma (in onore di suo figlio che dalla nasita viene chiamato il “Re di Roma”, sono dedicate opere di Greuze, Canova, Gerard, Finelli, con alcuni disegni di Ingres. Una sala è riservata alla figura di Giovanni Battista Sommariva, a partire dal ritratto di Pierre Paul Prud’hon e dalla “Tersicore” di Canova. Il percorso espositivo giunge così al solenne e magnifico ritratto di Napoleone in costume sacro, preceduto da una serie di disegni preparatori di Ingres. La parte finale si può definire una mini-monografica di Ingres con opere eccezionalmente provenienti dal Museo di Montauban: vediamo straordinari ritratti maschili seguiti da un nucleo di disegni, ritratti femminili, di “Veneri” e di “Odalische” dai lunghi colli e dalle anche salienti, oltre ad un dipinto del 1818 che rappresenta la morte di Leonardo da Vinci, tanto più significativo nell’anno in cui si celebra il quinto Centenario della sua morte. In un certo modo Ingres porta all’ultimo stadio di straniamento e di erotismo l’eredità di David e dei suoi migliori allievi (di cui fece parte lui stesso). La mostra intende dimostrare in che modo il suo preteso classicismo sia un’illusione, rivelando il colorista che è dietro il disegnatore e mostrando la sua pittura religiosa in prossimità di odalische Nel complesso sono esposte qui oltre 150 opere, di cui più di 60 dipinti e disegni del grande Maestro francese, riunite grazie a prestiti internazionali da alcune delle più grandi collezioni di tutto il mondo come The Metropolitan Museum of Art di New York, Columbus Museum of Art dell’Ohio, Victoria and Albert Museum di Londra, Musée du Louvre, il Musée d’Orsay, il Petit Palais, Musée des Beaux-Arts de la Ville de Paris oltre al già citato museo di Montaubaun, dal quale proviene il nucleo più corposo di opere, e da grandi musei italiani come la Pinacoteca di Brera e la Galleria d’Arte Moderna di Milano, i Musei Civici di Brescia e ancora da collezioni private.  Il catalogo della mostra, contenente diversi contributi critici è pubblicato da Marsilio Editori. In conclusione mi viene personalmente da dire: Ingres “neoclassico”, ma non troppo….

Palazzo Reale – Piazza Duomo, Milano; fino al 23 Giugno 2019; Orari: lunedì 14.30-19.30; martedì, mercoledì, venerdì, domenica 9.30-19.30; giovedì e sabato 9.30-22.30 (la biglietteria chiude un’ora prima);

Fabio Giuliani

Ingres mostra 4    Ingres mostra 5    Ingres mostra 6

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Milano – IL MERAVIGLIOSO MONDO DELLA NATURA – Una favola tra arte, mito e scienza https://www.giornaledelgarda.info/milano-il-meraviglioso-mondo-della-natura-una-favola-tra-arte-mito-e-scienza/ Sat, 25 May 2019 05:39:45 +0000 http://www.giornaledelgarda.info/?p=33276 La bellezza del creato e “memento” per la conservazione

Meraviglioso mondo della natura 1a

Animali di ogni specie, a grandezza naturale, alcuni fantastici, altri esotici, anche abitualmente “incompatibili” tra di loro, inseriti in un contesto panoramico variegato…ad un certo punto, un “Orfeo” incantatore, ed ecco un piccolo “Bacco”, la divinità della vite e del vino. Stiamo parlando del “Ciclo di Orfeo”, uno dei più singolari complessi figurativi del Seicento in Italia, commissionato da Alessandro Visconti nel 1670 circa per il suo palazzo milanese. È il pezzo forte del percorso di una mostra davvero particolare che viene fatto risorgere nella Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale grazie a uno speciale allestimento, frutto di studi recenti e del recupero di antiche testimonianze visive e documentarie. Un appuntamento pensato anche per celebrare il quinto Centenario della morte di quel gran genio di Leonardo, nato a Vinci nei pressi di Firenze nel 1452 e morto in Francia nel 1519. Il suo principale interesse era lo studio della natura, indagata con insaziabile curiosità e capacità di osservazione per trarre spunti all’uomo per il suo miglior vivere. Il primo soggetto dell’espressione artistica umana è stato il mondo della natura, raffigurato nella sua bellezza. Niente di meglio, quindi, di prendere ad esempio la sua rappresentazione tra Quattro e Seicento in cui Milano è stata ed è una delle Capitali della ricerca scientifica e dell’osservazione naturalistica da Leonardo al secolo dei “Lumi”. Di questa monumentale opera di cui sopra, con oltre 200 animali rappresentati in 23 tele, alcune di notevoli dimensioni, e fino ad oggi conservate a Palazzo Sormani nella cosiddetta “Sala del Grechetto” (il pittore Giovan Battista Castiglioni, di cui si era ipotizzata l’esecuzione) vediamo la storia ricostruita magistralmente dai due curatori Giovanni Agosti e Jacopo Stoppa. All’inizio un antico palazzo milanese, ormai distrutto, fu acquistato dall’orafo Eliseo Magoria nel 1600 e ceduto dagli eredi nel 1623/24 ai fratelli Visconti. Nel suo diario il fiorentino Francesco Bonazzini scrive la biografia del pittore di Danzica, naturalizzato fiorentino Pandolfo Reschi. Qui si riferisce che il nobiluomo milanese Alessandro Visconti, capocaccia del granduca di Toscana Ferdinando II de’ Medici, era diventato amico a Firenze del pittore Antonio Giusti, specializzato in fiori ed animali. L’artista gli aveva consigliato un “giovane olandese” perché andasse a Milano a dipingere nel palazzo che il Visconti aveva ereditato nel 1650. L’impresa, interrotta su consiglio del Giusti, fu portata a termine dal Reschi, esperto animalista, al quale si aggiunse il pittore belga Livio Mehus, al servizio della corte medicea, a cui si devono le figure mitologiche presenti nelle tele. Il palazzo passò poi dai Visconti ai Lunati, quindi, nel 1760, ai Verri. L’ultima di questi, Carolina, moglie di Alessandro Sormani Andreani, vende nel 1877 la casa di famiglia. Le tele là presenti vengono quindi rimontate in un ambiente di Palazzo Sormani, riducendole e cambiandone l’ordine narrativo. Detta sede viene in seguito acquistata dal Comune di Milano che allestisce, dal 1935,  il museo della sua storia e decidendo infine di collocare ivi la Biblioteca Civica, inaugurata nel 1956.  Ora, in Sala delle Cariatidi possiamo ammirare il ciclo pittorico secondo l’antico assetto e la verosimile sequenza originaria. Nella ricostruzione scenografica della sala di Palazzo Verri, a cura di Margherita Palli, l’illuminazione pensata è un elemento importante, mentre la pittura illusionistica, a cura di Rinaldo Rinaldi, ricostruisce le finestre, gli scuri e il soffitto della sala, offrendo al visitatore un’atmosfera molto fedele all’originale. La comprensione di questo particolare “Giardino zoologico” dipinto è facilitata anche tramite l’osservazione diretta di oltre 160 esemplari di mammiferi, rettili, uccelli, pesci ed invertebrati provenienti dal Museo di Storia Naturale, dall’Acquario di Milano e dal MUSE di Trento. Camminando tra gli esemplari esposti, in una sorta di “stanza delle meraviglie”, ricostruita nella stessa sala, il visitatore può incontrare gli stessi animali, in formato tridimensionale, che animano i famosi teleri.  Ma torniamo qualche passo indietro…prima di arrivare al “culmine” della mostra, un prologo presenta agli ospiti un famoso codice tardogotico lombardo, l’“Historia plantarum” della Biblioteca Casanatense di Roma, con centinaia di illustrazioni dal mondo delle piante e degli animali. Una pagina del codice, con l’immagine di un gatto, dialoga idealmente con un disegno di Leonardo da Vinci della Biblioteca Ambrosiana. In un’altra sala, due vere e proprie “primizie” della natura morta occidentale, realizzate sullo scorcio del Cinquecento – la “Canestra di frutta” del Caravaggio (conservata, ricordiamo, alla Veneranda Pinacoteca Ambrosiana) e il “Piatto metallico con pesche” di Giovanni Ambrogio Figino – si mostrano al visitatore in tutta la loro forza espressiva. Quindi una “foresta” di lettere illuminate, dove il pubblico può ascoltare suoni ed echi della natura, ad introdurre alla mostra. Questa esperienza a 360 gradi, immersiva e coinvolgente, grazie ai contenuti multimediali e alle suggestive videoproiezioni, è il frutto di un progetto espositivo “a più mani”, realizzato tra le diverse istituzioni culturali della città, dalla Biblioteca Sormani a Palazzo Reale, dal Museo di Storia Naturale alla Galleria d’Arte Moderna e al Castello Sforzesco, alle cui raccolte appartengono le tele del Ciclo di Orfeo.  Il catalogo, scientificamente esaustivo, che dà l’addio all’autore Grechetto, nonché didascalico per le scuole di ogni ordine e grado, è di 24Ore Cultura-Gruppo 24Ore, co-produttore della mostra insieme al Comune di Milano. Scopi della mostra direi pienamente realizzate.
Palazzo Reale – Piazza Duomo 14, Milano; fino al 14 Luglio 2019; Orari: lunedì 14.30-19.30; mart, merc, ven, dome 9.30-19.30;     giov, sab 9.30-22.30; Aperta mercoledì 1° Maggio e domenica 2 Giugno: 9.30-19.30; (la biglietteria chiude un’ora prima); Info e prevendita: Tel. 54912; domenica 12 Maggio, in occasione dell’Adunata Nazionale degli Alpini, la mostra resterà chiusa.

Fabio Giuliani

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Milano – La “Vergine” leggente https://www.giornaledelgarda.info/milano-la-vergine-leggente/ Tue, 21 May 2019 20:37:58 +0000 http://www.giornaledelgarda.info/?p=33325 “Tota pulchra” (tutta bella)

Maria vestita di blu, raffigurata di tre quarti a mezzo busto, con un libro aperto tra le mani è colta da un pensiero improvviso che la distoglie dalla lettura preoccupandola; pur derivando iconograficamente da modelli fiamminghi, l’autore ci restituisce nel volto severo un sentimento difficile da captare, qui magistralmente espresso dalle labbra serrate dallo sguardo lontano. In alto due angeli volanti tengono, sospesa sopra la sua testa, una corona d’oro tempestata di perle e pietre preziose, da qui fioriscono gigli bianchi, simbolo di castita e purezza, presagio della sua futura incoronazione? Ma a che prezzo? L’esecuzione pittorica e raffinatissima, da grande maestro. Il piu veggente dei critici del Novecento, Roberto Longhi, l’attribuì nel 1944 al periodo giovanile di Antonello da Messina. Concordo pienamente anche perchè mi pare concettualmente sua una certa geometrizzazione delle forme. Alcuni critici ritengono che possa trattarsi  di una copia da Antonello (ipotesi esclusa da un “pentimento”), altri di un’opera di qualche artista catalano attivo alla corte aragonese di Napoli dove si intrecciano vari influssi anche fiamminghi. La tavoletta è il prezioso dono di Luciana Forti in memoria del padre Mino, imprenditore e collezionista veneziano al Museo Poldi Pezzoli, la cui Direttrice, Annalisa Zanni, orgogliosa, afferma:  ”Le donazioni, quando le opere vengono esposte , sono occasione uniche per lo studio. Nel ultimi due anni, tra dipinti, orologi, archeologia e porcellane ne abbiamo avute più di trecento che presentiamo a rotazione. Un segno dell’affetto e della stima che gli collezionisti nutrono per il museo.” La donatrice le fa eco dicendo che ha donato l’opera al Poldi Pezzoli anche perchè suo padre la portava qui da ragazzina per educarla alla bellezza. Veramente propizia questa donazione, la cui presentazione ha anticipato di qualche giorno la grande monografica dedicata ad Antonello da Messina a Palazzo Reale per un utile confronto.

Museo Poldi Pezzoli – Via Manzoni 12, Milano; il Museo è aperto dalle ore 10 alle 18 (ultimo ingresso alle 17.30); chiuso tutti i martedì, a Capodanno, Pasqua, il 25 aprile, 1° maggio, il 15 agosto, 1° novembre, l’ 8 dicembre e a Natale. Per informazioni: Tel. 02 794889/6334; www.museopoldipezzoli.it

Fabio Giuliani

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Milano – IL VIAGGIO DELLA CHIMERA – Gli Etruschi a Milano tra archeologia e collezionismo https://www.giornaledelgarda.info/milano-il-viaggio-della-chimera-gli-etruschi-a-milano-tra-archeologia-e-collezionismo/ Tue, 21 May 2019 20:34:19 +0000 http://www.giornaledelgarda.info/?p=33284 Una qualificata mostra di approfondimento in attesa di un Museo dedicato

Viaggio della Chimera 2

Luigi Rovati, medico, ricercatore ed imprenditore farmaceutico, ha sempre coniugato il costante impegno per la crescita dell’Azienda da lui fondata con la passione per l’arte classica. Contaminare la cultura d’impresa con l’arte ha generato un’esperienza che trova oggi continuità nelle nuove generazioni della famiglia. La vocazione per la ricerca e l’innovazione, l’apertura al mondo, l’impegno civile: questi i valori che guidano la Fondazione a lui intitolata, che, tra le sue diverse attività sostiene il progetto “Chiese ambrosiane. San Dionigi, la chiesa mancante”, finalizzato a sviluppare la ricerca sulle chiese extra murarie attribuibili al vescovo Ambrogio, Santo Patrono di Milano. A metà Novembre 2016 la Fondazione ha presentato al Comune di Milano un nuovo ambizioso progetto per la costituzione del Museo di arte etrusca che verrà prossimamente inaugurato dopo un’articolata operazione di restauro affidata allo studio Mario Cucinella Architects con la ristrutturazione e l’ampliamento della storica proprietà immobiliare di Palazzo Bocconi-Rizzoli-Carraro, in Corso Venezia 52, costituito da cinque piani per una superficie totale di circa 3.300 metri quadrati. Il corpus cardine dell’esposizione museale sarà un’importante collezione di buccheri ed impasti etruschi, che nel suo insieme di oltre 700 reperti è considerata dagli esperti la più completa raccolta di vasi del periodo arcaico, presa a riferimento dai grandi musei del mondo. La collezione è rientrata in Italia in virtù di un lungimirante accordo con il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e la collaborazione con le Soprintendenze e i Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale. L’operazione rientra nel fondamentale contesto della restituzione e reintegrazione del patrimonio archeologico del nostro Paese da parte di privati. Il futuro museo vuole proporsi come centro di eccellenza nel campo della conservazione, dello studio e della valorizzazione dei reperti antichi, configurandosi come un polo d’attrazione per le realtà legate all’archeologia etrusca dislocate sul territorio nazionale. Il nuovo spazio sarà inoltre un laboratorio in cui sperimentare attività nuove, creare partnership internazionali, organizzare convegni e seminari, diventare centro di ricerca e punto di riferimento per il restauro, ma anche luogo di incontro e di diffusione del sapere e della bellezza per la comunità, con un’attenzione particolare alla scuola.  In attesa della grande apertura – prevista per l’estate 2020 – la Fondazione ha organizzato una mostra documentaria sul mondo etrusco ospitata al Museo Archeologico in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Milano. Questa esposizione mette in luce il legame fra Milano e la civiltà degli Etruschi nato dalla metà dell’Ottocento con la costituzione del nucleo più antico delle Raccolte Archeologiche milanesi. Il percorso di visita comprende cinque sezioni tematiche. Vediamole in sintesi.

1 – “Le origini del collezionismo etrusco a Milano: un contributo all’etruscologia e alle Civiche Raccolte”. Il tema della raffigurazione umana nell’arte etrusca, l’immagine e l’identità dei defunti. “Pezzo forte” il “Cratere Trivulzio”, in prestito dai Musei Vaticani, acquistato sul mercato antiquario di Milano nel 1933 a seguito di una sottoscrizione cittadina per essere donato a Papa Pio XI che lo destinò al Museo Gregoriano Etrusco.

2 – “Milano e il dopoguerra. La Grande Mostra del 1955”. L’iniziativa attuale saluta un ritorno degli Etruschi a Milano, ricordando la grande mostra ospitata a Palazzo Reale nel 1955 curata da Massimo Pallottino, che segnò l’avvio di una feconda stagione per l’etruscologia nel Capoluogo lombardo; come allora, anche oggi è presente “La Pietrera”, busto femminile del VII secolo a.C. proveniente dal Museo Archeologico Nazionale di Firenze e considerato la più antica statua etrusca. Da ricordare, inoltre, il collezionismo del Settecento di Carlo Trivulzio nonché le ricerche archeologiche sull’espansione di questa Civiltà oltre il Po. Marco Edoardo Minoja (Direttore Cultura del Comune di Milano) afferma: “E’ doveroso che Milano omaggi gli Etruschi, vera civiltà europea e al tempo stesso prima vera rappresentazione di una cultura capace di unificare la penisola italiana, dalle sponde del Po fino alle regioni meridionali dello Stivale.”

3 – “Le università di Milano e le ricerche archeologiche: le prospezioni Lerici, gli scavi a Tarquinia, Capua e Populonia”. La sezione è collegata alla precedente attraverso il tema del mondo animale, con le sue creature reali e fantastiche che popolavano l’immaginario del defunto nel suo viaggio ultraterreno. Il vaso con raffigurazione della Chimera – che dà il titolo alla mostra – proviene dalle raccolte civiche milanesi.

E qui occorre una spiegazione…Ma cos’è la Chimera e cosa rappresenta? Nella mitologia greca è un mostro con testa e corpo di leone, una seconda testa di capra sulla schiena e una coda di serpente anch’esso con la testa, in atto di vomitare fuoco; considerata simbolo delle forze distruttrici (vulcani o tempeste) prima che l’ordine degli Dei dispiegasse la propria armonia sul Creato. In zoologia indica un genere pesci cartilaginei con corpo squaliforme che vivono anche nel Mediterraneo a profondità fra 200 e 1200 metri. Nel linguaggio corrente sta ad indicare i sogni vani, l’utopia.

4 – “Una Chimera: Etruschi a Milano e in Lombardia”. Gli scavi che hanno evidenziato la presenza etrusca in Lombardia. In mostra un piccolo nucleo di materiali proveniente dalle ricerche svolte dall’Università degli Studi di Milano a Forcello di Bagnolo San Vito (Mantova), il principale abitato etrusco-padano a nord del Po, risalente al VI-V secolo a.C.

5 – “Il collezionismo contemporaneo: il futuro Museo Etrusco di Milano.”. Vediamo in anteprima una piccola selezione di reperti della Fondazione Luigi Rovati, che confluiranno nel Museo Etrusco milanese. Testimonianze di scrittura etrusca come la paletta di bronzo con una dedica a Selvans, divinità dei boschi, dei terreni e anche dei confini, ma anche splendide oreficerie ed oggetti di alto artigianato.

Alcune note sulla sede ospitante la mostra.

Il civico museo archeologico di Milano ha sede nell’ex-convento del Monastero Maggiore di San Maurizio (sulle pareti della cui chiesa – ricordiamo – sono collocati i sublimi affreschi di Bernardino Luini) dove si trovano le sezioni greca, etrusca, romana, barbarica e del Gandhara. La sezione preistorica ed egizia è ospitata presso il Castello Sforzesco. Nell’atrio d’ingresso del Museo, al centro della sala, è presente un grande plastico nel quale si sovrappongono l’attuale città di Milano con l’antica Mediolanum tardo imperiale, con i principali monumenti (tridimensionali) e strutture della città antica, come le mura massimiane, il circo, il teatro, l’anfiteatro, le terme, le antiche basiliche cristiane, il palazzo imperiale, le strade ed i corsi d’acqua. In questo primo settore del museo sono inoltre esposte, su due livelli, la sezione romana e una piccola sezione dedicata all’arte del Gandhara. Nella sezione romana sono conservati numerosi esempi di ritratti scultorei, pittura, mosaici (tutti databili alla fine del III-inizi del IV secolo), epigrafi oltre a ceramiche, coppa in vetro come la “Diatreta Trivulzio” ed argenteria come la “Pantera di Parabiago”. Dalla sede di corso Magenta si accede al chiostro interno in cui sono esposte svariate stele funerarie romane e dal quale si possono ammirare i già sopracitati resti di un’antica villa romana così come le due torri d’epoca medioevale dell’ex-monastero. In particolare all’interno della torre poligonale è esposta una scultura di Domenico Paladino (donata dall’artista) la quale crea un particolare connubio tra moderno e antico con i vari affreschi, raffiguranti santi, risalenti alla fine del XIII-inizi XIV secolo.

Alla fine, devo dire che il patrimonio archeologico etrusco conosciuto è di grande interesse e raffinatezza, tale da considerarlo degno di stare accanto a quello egizio, greco e romano. La conferma mi viene dalla considerazione che ebbe negli omaggi dedicatigli da due grandi scultori del Novecento: Marino Marini ed Alberto Giacometti. Il catalogo dell’esposizione, a cura di Giulio Paolucci ed Anna Provenzani, è pubblicato da Johan&Levi Edizioni.

Museo Archeologico – Corso Magenta 15, Milano; fino all’8 Settembre 2019; Orari: da martedì a domenica 9-17.30   (ultimo ingresso ore 16.30); Ingresso: Euro 5; ridotto Euro 3; gratuito minori di 18 anni e primo e terzo martedì del mese dalle ore 14; Biglietteria: Tel. 02 8844 5208; www.clarart.com/chimera/

Fabio Giuliani

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Bergamo – BERGOMUM – UN COLLE CHE DIVENNE CITTA’ https://www.giornaledelgarda.info/bergamo-bergomum-un-colle-che-divenne-citta/ Sat, 18 May 2019 20:34:47 +0000 http://www.giornaledelgarda.info/?p=33318 La Bergamo di un tempo che non ti aspettavi…ma importante per capire quella di oggi…

Bergomum 1    Bergomum 3    Bergomum 4

“Dopo circa quarant’anni di impegnative campagne di scavo archeologico, condotte in una sinergia costante tra il Comune di Bergamo e la Soprintendenza, è emersa la necessità di collegare tutte le evidenze archeologiche, dalle collezioni del Museo ai siti presenti nell’area cittadina, in un racconto complessivo che restituisse al pubblico la storia dell’antica Bergomum. Il successo registrato dal programma di aperture dell’Area archeologica di vicolo Aquila Nera, così come dalla app che disegna percorsi archeologici nel tessuto urbano, ci ha dimostrato che le persone hanno un grande desiderio di conoscere questa vicenda millenaria.”

Con queste parole, Nadia Ghisalberti, Assessore alla Cultura del Comune di Bergamo, inizia il suo contributo introduttivo al catalogo di un importante evento espositivo in corso a Palazzo della Ragione, in Città Alta. Questa particolare suggestiva zona della città orobica, oggetto di numerosissimi visitatori, italiani e stranieri, fin dal “Colle Aperto” (dove arriva la funicolare e il bus 1°) per ammirare un panorama davvero suggestivo ovunque si ponga lo sguardo, per poi incamminarsi lungo una via principale, tra caratteristici negozi di vario genere, ristorantini, arrivando a Piazza Vecchia, dove si staglia, con la sua scalinata, Palazzo della Ragione, palazzo storico risalente alle fine del XII secolo (uno dei più antichi comunali d’Italia), da tempo sede di eventi espositivi di rilievo.  Ma Bergamo, e in particolare la parte Alta, un tempo era molto diversa da come la conosciamo ed abbiamo imparato ad apprezzarla oggi, e proprio nella sede suddetta è attualmente ospitata la prima, grande mostra che ricompone in un racconto complessivo le tracce archeologiche della storia millenaria di Bergamo, unica città lombarda a nascere e crescere su un colle; da qui il titolo assegnato dalle curatrici Stefania Casini e Maria Fortunati a questa bella iniziativa promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Bergamo e dalla Soprintendenza Archeologia di Bergamo e Brescia. Il visitatore, come un antico romano, anche usufruendo di installazioni multimediali con le quali può interagire direttamente, percorre a ritroso nel tempo il tragitto che conduce nel cuore dell’antica “Bergomum”, con i suoi suoni e i suoi abitanti, il foro monumentale, l’anfiteatro per i giochi gladiatori, il teatro, le botteghe, le terme pubbliche e le ricche domus. Ai tempi dei Romani questo agglomerato era punto di riferimento di un vasto territorio fonte di materie prime e all’interno di un sistema commerciale che la collegava anche ai luoghi più lontani dell’Impero, come l’isola greca di Taso, la costa pugliese per le ostriche o l’area siro-palestinese da dove venivano importati i balsamari in vetro. In un percorso suggestivo è possibile ammirare la città con il suo cardine e il suo decumano, il foro monumentale tra il Palazzo del Podestà e il Teatro Sociale, il teatro per la rappresentazione di tragedie e commedie nella zona settentrionale di Piazza Mascheroni, l’anfiteatro dove si poteva assistere ai “ludi gladiatorii” nel giardino della Crotta, sulle pendici orientali del Colle di San Giovanni, le antiche botteghe e le terme pubbliche in Piazza Mercato del Fieno, dove le giornate si trascorrevano giocando a palla, curando il proprio corpo o in biblioteca a leggere. Durante le indagini archeologiche condotte tra il 2008 e il 2010 nell’aula dell’ex chiesa di Sant’Agostino vennero in luce 185 sepolture deposte in varie fasi tra l’Alto Medioevo e il XVIII secolo. Nella tomba della “Signora delle collane di vetro” è stata ritrovata una rara collana composta da palline di vetro sottilissimo di colore violaceo, decorate con filamenti dorati e ritorti e gocce di vetro opalescente.

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Nel complesso sono qui esposti 450 reperti come affreschi, mosaici, monete, vasi, lucerne, iscrizioni, recipienti in vetro, statuette in terracotta e altri oggetti della vita quotidiana, per la casa e la cura della persona. Nel percorso anche videoproiezioni, paesaggi sonori che dialogano con i dispositivi mobili e le installazioni interattive per una visita multisensoriale.    Ma questa è anche una mostra diffusa che dal Palazzo della Ragione prosegue con importanti collegamenti al vicino Museo Archeologico e nelle aree archeologiche urbane, negli ultimi anni rese visitabili. Una piccola e conclusiva tappa espositiva è allestita anche nel vicino Museo e Tesoro della Cattedrale di Sant’Alessandro dove lo scavo archeologico ha fatto affiorare alcune domus romane sopra le quali sono state edificate la cattedrale paleocristiana e, successivamente, quella romanica.  In conclusione troviamo importante citare l’allestimento su progetto media srl Silvana Sermisoni, Andrea Nulli, Francesco Vicari; la scelta è stata per un intervento leggero, aereo, quasi impalpabile. Lunghe strisce di carta bianca che calano dall’alto (ad evocare i rotoli di papiro presenti nelle biblioteche di epoca romana) segnano dunque il percorso, sottolineando la verticalità dello spazio senza celare in alcun modo la vastità della Sala delle Capriate: si inseriscono ma non si sovrappongono agli importanti affreschi sulle pareti di questo edificio storico. La progettazione e realizzazione video installazioni multimediali Studio BASE2, progetto grafico Dario Carta. L’esplicativo catalogo, corredato da tante foto e mappe a colori, contiene numerosi contributi critici delle curatrici e di esperti del settore, è pubblicato da Lubrina Bramani Editore.

Palazzo della Ragione – Piazza Vecchia, Bergamo Alta; fino al 19 Maggio 2019; Orari: da martedì a venerdì 9.30-13 e 14.30-18; sabato, domenica e festivi 10.30-18.30; Per tutte le informazioni e gli eventi in programma consultare la pagina Facebook “BERGOMUM”; Tel. 030 2896511 ; 030 290196; Possibilità di prenotazione di visite guidate all’indirizzo archeodidatticabergamo@gmail.com

Fabio Giuliani

 

 

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Milano – GIULIANO VANGI – DALLA MATITA ALLO SCALPELLO https://www.giornaledelgarda.info/milano-giuliano-vangi-dalla-matita-allo-scalpello/ Sun, 12 May 2019 20:38:31 +0000 http://www.giornaledelgarda.info/?p=33300 Un protagonista della scultura (e non solo) da conoscere profondamente

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Via Manzoni 45: un numero civico che per la Milano artistica del secondo Novecento, ha avuto un significato particolare…Nel 1946 proprio qui apriva la Galleria del Naviglio, che, negli anni a venire sarebbe divenuto tra i più importanti punti d’incontro e valorizzazione di figure, spesso alle “prime armi”, praticamente sconosciuti, ma che negli anni a venire, sarebbero diventati protagonisti importanti a livello nazionale ed anche oltre, soprattutto sotto l’egida del “mentore” gallerista Carlo Cardazzo (1908-1963), fino al 2001. 12Dopo l’esperienza della GamManzoni, ora l’adiacente “Bottegantica”, da tempo dedita all’arte italiana tra Otto e Novecento, ha aperto qui il suo nuovo spazio espositivo con la mostra “Giuliano Vangi. Dalla matita allo scalpello”, curata da Enzo Savoia, Stefano Bosi e Valerio Mazzetti Rossi, Con questa iniziativa la galleria prosegue il suo progetto “Contemporary / Lab”, con cui intende rendere omaggio alle principali personalità artistiche del nostro tempo. Vediamo una selezione di venti sculture ed una serie di disegni realizzati tra 1960 e i primi anni 2000, fondamentali per comprendere la poetica del maestro toscano, al cui centro vi è l’uomo di oggi con la sua solitudine, la sua violenza, la sua rassegnazione, il suo bisogno di speranza. Tra i meriti di questo singolare autore c’è quello di aver rinnovato il concetto di scultura, allargandolo oltre il confine dell’architettura e della dimensione spaziale, giungendo a creare un linguaggio personale e di estrema originalità. A lui il merito di essere, per primo, riuscito a realizzare compiutamente una ‘saldatura’ tra l’uomo e il suo significato. Personalmente lo definirei un “naufrago della vita”. Tra il 1959 e il 1962 Vangi si trasferisce in Brasile dove si dedica a studi astratti, lavorando cristalli e metalli quali ferro ed acciaio. Le sue opere iniziano ad attirare l’attenzione pubblica: vince il Primo Premio al Salone di Curitiba, espone al Museo di San Paolo e partecipa ad una mostra itinerante negli Stati Uniti. Al suo ritorno in Italia recupera la figurazione, ricorrendo alle doti plastiche per imprimere la forza e lo spirito del Tempo: l’uomo, maschio o donna che sia, diventa esempio e riflesso della società contemporanea. Del resto – afferma lui stesso – chi se non l’uomo può raccontare l’uomo? “Uomo che cammina” (1967), opera con cui la mostra prende avvio, esprime pienamente la centralità dell’arte di Vangi e la sua innata curiosità verso le culture del passato. Interesse che lo ha portato nel tempo a dialogare con la tradizione assiro-babilonese (“Beatrice” del 1997), con quella egizia (“Donna e poesia” del 2002) e del primo Rinascimento, a cui l’artista rivolge sempre un occhio di riguardo, specie all’opera dell’amato Donatello. Parallelamente egli si pone in continuità con i grandi maestri della Scultura italiana del XIX e XX secolo: da Medardo Rosso a Adolfo Wildt, da Arturo Martini a Marino Marini. In seguito Vangi attraversa un periodo di lunga ed introversa sperimentazione. “Egli innalza la sua espressione artistica ad un livello esasperato e tragico, con implicazioni di una quasi insuperabile coscienza di solitudine”, scriverà Enrico Crispolti. Nel percorso espositivo possiamo vedere statue solitarie colte in attitudini riflessive, come “Ragazzo con le mani in tasca” (1986), esposto alla Promotrice di Torino del 1989 e a Castel Sant’Elmo a Napoli nel 1991, in cui la compattezza della materiale dialoga con l’evocazione spirituale del personaggio: aspetti che invitano a riflettere sul tema dell’impersonificazione, tipica dei nostri tempi. Diverse poi le opere dedicate alla complessa relazione uomo-natura, osservata nei suoi aspetti più eclatanti e contraddittori, con una particolare attenzione alla carica drammatica di quei fenomeni del mondo che sfuggono al dominio dell’uomo: la potenza distruttrice appare infatti deflagrante in opere come Katrina (2014), dedicata all’uragano che nel 2005 si è abbattuto sugli Stati Uniti. La metamorfosi dal reale al mentale, il passaggio verso l’introiezione psicologica, risulta subito evidente quando osserviamo i disegni preparatori (a matita, a carboncino, a pastello o con tecniche miste): i volti e i corpi sono disegnati con grande cura e attenzione anatomica e somatica, ed appartengono alla galleria di personaggi che Vangi in molte sculture chiama per nome (“Beatrice”, “Clelia”, “San Giovanni”), oppure definisce sottolineando confidenzialmente un gesto o l’abito (“Ragazzi con i capelli neri”; “Piccola donna”; “Figura con mani nei capelli”; “Due ragazzi che corrono”; “Donna con cappotto”). Il contenuto umano e le sue originali soluzioni formali fanno di Giuliano Vangi un fenomeno unico in Italia e in Europa riconquistando, a detta dei curatori, una antica e sopita parola: avanguardia Rinascimentale. Alcune note biografiche. Giuliano Vangi nasce a Barberino di Mugello (Firenze) nel 1931. Dopo avere frequentato l’Istituto d’Arte Fiorentino. Dopo il soggiorno in Brasile rientra in Italia dove, nel 1967, il grande critico Carlo Ludovico Ragghianti gli organizza una grande mostra alla Strozzina di Firenze. A tale evento ne seguono altre in Italia e all’estero: famose quelle alla Permanente d Milano e alla Promotrice di Torino nel 1989-90, ritenuta dalla critica “la più bella vista negli ultimi trent’anni”. Vangi ha realizzato numerosi monumenti a Firenze, Siena, Cattedrale di Padova, Duomo di Pisa, la grande scultura in marmo al nuovo ingresso dei Musei Vaticani; un ambone in pietra garganica sul tema di Maria di Magdala per la chiesa di San Giovanni Rotondo dedicata a Padre Pio (2004); con l’architetto Mario Botta collabora al “Santuario Giovanni XXIII” a Seriate. A Mishima, presso Tokyo (sopra una collina a vista del monte-vulcano Fuji), sorge il Museo Vangi, inaugurato nel 2002: è la prima volta che il Giappone intitola una struttura permanente ad un artista occidentale. A Vangi sono stati assegnati il Premio dei Lincei e il “Michelangelo”. Accompagna la rassegna un catalogo di Bottegantica edizioni.

Galleria Bottegantica – Via Manzoni 45, Milano; fino al 12 Maggio 2019; Orari: Orari: da martedì a sabato 10-13 e 15-19; Ingresso libero; Visite guidate: su prenotazione, € 5 cad. Gruppi compresi tra le 10 e le 20 persone;

Fabio Giuliani

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Milano – “BEST WINE STARS” https://www.giornaledelgarda.info/milano-best-wine-stars/ Sun, 12 May 2019 10:15:53 +0000 http://www.giornaledelgarda.info/?p=33293 Eccellenze enologiche italiane alla ribalta

Best Wine Stars 5

I chiostri della Rotonda di Via Besana a Milano hanno funto da ambientazione suggestiva da sabato 4 a lunedì 6 Maggio per la seconda edizione di “Best Wine Stars”, evento-degustazione dedicato alle eccellenze enologiche italiane, organizzato da Prodes Italia (da anni consolidato operatore nel settore dell’alta gioielleria, ma con interventi anche in altri campi) durante la “Milano Food City”, la settimana appena iniziata dedicata all’enogastronomia con eventi diffusi sparsi in diverse zon cittadine.
Appassionati e professionisti del settore vitivinicolo, che potranno entrare in contatto con produttori provenienti da tutta Italia. Un centinaio le cantine presenti e un ricco programma di degustazioni guidate e showcooking organizzato in collaborazione con la sommelier e winewriter Adua Villa. Tra questi abbiamo assistito alla “verticale” gestita dal Consorzio Tutela Lugana Doc, Ente, con sede a Peschiera, che riunisce i produttori di questo ottimo “bianco” gardesano (dal contesto territoriale gravitante attorno al lago più grande d’Italia, diviso tra le aree bresciana e veronese) , ormai conosciuto ed apprezzato a livello internazionale, persino negli Stati Uniti d’America. Tre sommelier Fisar (Federazione Italiana Sommelier Albergatori e Ristoratori) hanno servito agli iscritti ben dieci tipologie differenti di Lugana, partendo dalla versione spumantizzata per arrivare alla vendemmia tardiva, un “secco” davvero suggestivo.
Per consolidare la collaborazione iniziata nel 2018, FISAR e Prodes Italia organizzeranno durante l’anno a Milano numerose cene aperte al pubblico per far conoscere le aziende del progetto “Best Wine Stars”.
Ogni azienda partecipante al progetto, verrà inserita all’interno del libro “Best Wine Stars 2019”. Il volume sarà distribuito nelle librerie italiane e in quelle delle maggiori capitali europee, inoltre sarà spedito a 5000 importanti realtà del settore, tra cui buyer, distributori, enoteche, hotel, ristoranti, giornalisti, sommelier, blogger di tutto il mondo. Durante la manifestazione i partecipanti hanno potuto anche acquistare le etichette che più ispiravano direttamente dai produttori.
Alcune note sulla sede ospitante l’evento.
La Rotonda di Via Besana è complesso tardobarocco di Milano costituito dalla chiesa di San Michele ai Nuovi Sepolcri che si erge al centro di un’area delimitata da un lungo porticato chiuso. La struttura originaria nacque come sepolcro dell’Ospedale Maggiore di Milano dal 1675, per poi essere completato fra i 1719 e il 1731 con l’erezione della chiesa, oggi sconsacrata, e del porticato a segmenti d’arco in mattone a vista che la circonda. Si stima che nel sepolcro abbiano ricevuto sepoltura nel corso della sua storia quasi centocinquantamila persone. Dal dicembre del 1906, ormai priva di ogni originario uso cimeteriale, la Rotonda vide l’inizio della penosa operazione di svuotamento dei grandi sepolcri che erano stati ricavati, nei secoli, nel terreno sottostante: all’apertura delle camere sotterranee tornarono alla luce circa centomila cadaveri, molti dei quali mummificati o saponificati, che dovettero essere traslati al Cimitero di Musocco con tutte le complicazioni igieniche del caso. Il complesso, di proprietà comunale dal 1958, è stato usato come spazio verde pubblico e come spazio espositivo per mostre temporanee, proiezioni ed eventi culturali. Dal 2010 al 2012 una importante opera di restauro conservativo è stata compiuta. Sono state restaurate le coperture in coppi antichi. Altresì il restauro ha interessato tutti gli intonaci storici, i materiali lapidei; interessanti scoperte di lacerti di affreschi sono stati rinvenuti dall’impresa specializzata Riva restauri Italia. Da gennaio 2014 è sede del Museo dei Bambini di Milano, dove si svolgono attività dedicate ai più piccoli.

Fabio Giuliani

Best Wine Stars 2    Best Wine Stars 3    Best Wine Stars 4

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Milano – “AMART” 2019 https://www.giornaledelgarda.info/milano-amart-2019/ Sun, 12 May 2019 10:14:40 +0000 http://www.giornaledelgarda.info/?p=33307 Antiquariato d’eccezione dall’archeologia al contemporaneo

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Promossa dall’Associazione Antiquari Milanesi, questa Manifestazione riunisce al Museo della Permanente 66 Gallerie italiane, in prevalenza milanesi, che propongono i capi d’opera delle loro collezioni sotto l’egida del veterano Giandomenico Piva che qui ci porta a conoscere l’opera del Londonio, pittore di pastori ed animali in anteprima sugli autori ottocenteschi e, poco innanzi, preceduto dagli esempi del gran lombardo Ceruti, detto il “Pitocchetto” che troviamo presente in mostra, ma in veste di ritrattista di un nobiluomo nella galleria Baratti, dove vediamo anche una Natura morta attribuita a Panfilo Nuvolone. Sempre qui è esposta una “Santa Cristina” del Cairo migliore, pubblicata nel volume “Pittura italiana tra Sei e Settecento, un portrait de levrier par Baccio del Bianco” Galerie Canesso, Parigi. Fa sempre centro con le sculture antiche Longari Arte che qui ci porta uno sconvolgente Crocifisso ligneo, fine del XIII secolo. Nella torinese Giamblanco ci appare una eccezionale “Sacra Famiglia” che alla classicità aggiunge l’inquieto moto dell’anima dei personaggi: un pensoso San Giuseppe, il Bimbo un po’ imbronciato, una Madonna presaga del dramma che anni dopo colpirà il figlio. Per l’Alta epoca, ed in sintonia con le celebrazioni per i 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci, una “Madonna con Bambino” di Marco d’Oggiono (Altomani). I “caravaggisti” nordici sono ben rappresentati da una scena erotica di van Honthorst e da un personaggio di Ter Bruggen, probabilmente un collega perché compare in altre composizioni di questo gruppo di artisti. La Natura morta vede un esemplare (cm 95×131) attribuito da Mina Gregori a Giovanni Stanchi (Tornabuoni Arte Antica, Firenze). L’Ottocento è rappresentato dai luminosi paesaggi, in particolare di Venezia, dei Ciardi (Guglielmo, i suoi figli Beppe ed Emma), portati dalla Galleria Arte Cesaro di Padova, prestatrice di ben 10 opere di questa prolifica famiglia di pittori per la mostra “I Ciardi, Paesaggi e Giardini” a Palazzo Sarcinelli di Conegliano Veneto in corso fino al 23 Giugno 2019. Salamon Fine Art ci parla del Novecento con due contemporanei con il loro “iperrealismo”, fra cui Marzio Tamer; benvenuta Figurazione! Dulcis in fundo lo stand della famosa galleria bolognese Maurizio Nobile, specializzata anche nella grafica, porta in mostra un disegno di Donato Creti, un gigantesco pannello di Felice Giani, progetto per decorazione della Bottega Valadier (commentato da Marco Riccomini), ed un interessante ritratto, per ora attribuito a Domenico Fetti, ma da indagare ancora sperando di trovare il collega architetto rappresentato. Oltre alla pittura, con grande curiosità si possono ammirare box con porcellane, arredi, orologi, gioielli, argenti, tappeti, stampe, arte tribale ed orientale. Per ricordarci il grande collezionista G.G. Poldi Pezzoli, e la sua Casa-Museo, è esposto un bozzetto monocromo ad olio di Pierfrancesco Mazzucchelli, detto il Morazzone, restaurato con il sostegno di AMART, emblema che l’Antiquariato è salvaguardia della bellezza di ogni luogo e tempo. La famosa rivista “Il Giornale dell’Arte” (Editore Allemandi) ha istituito un Premio per i migliori pezzi e Gallerie presenti in questa edizione.

Museo della Permanente – Via Turati 34, Milano; 8-12 Maggio 2019; orari: 11-21, domenica 11-19.30; Info: Tel. 02 7750447;     www.amart-milano.com ; www.antiquarimilanesi.it

Fabio Giuliani

 

 

 

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Lugano (Svizzera-Canton Ticino) – “SURREALISMO SVIZZERA” https://www.giornaledelgarda.info/lugano-svizzera-canton-ticino-surrealismo-svizzera/ Tue, 30 Apr 2019 05:43:22 +0000 http://www.giornaledelgarda.info/?p=33257 61 artisti per illustrarlo

Surrealismo Svizzera 2

Origine del termine da Apollinaire, poi il “Manifesto”….

“Surrealismo”, sostantivo maschile. Puro automatismo psichico attraverso cui si intende esprimere sia verbalmente, sia con la scrittura, sia in qualsiasi altro modo, il vero funzionamento della mente. E’ il dettato del pensiero, in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, al di là di ogni preoccupazione estetica e morale.” (André Breton)

Muovendo dalla domanda “esiste un Surrealismo svizzero?” il Museo d’arte della Svizzera italiana (MASI), collocato all’interno del complesso del LAC Lugano Arte e Cultura, e l’Aargauer Kunsthaus si confrontano in modo approfondito con il tema del Surrealismo in Svizzera, un capitolo importante della storia dell’arte nazionale. Le due sedi espositive hanno quindi congiuntamente ideato una nuova grande retrospettiva caratterizzata da due allestimenti differenti: Il primo, ospitato ad Aarau (1 Settembre 2018-2 Gennaio 2019) si era concentrato non solo sul Surrealismo storico ma presentava anche l’influenza che esso ha avuto sull’arte contemporanea. L’attuale rassegna a Lugano si focalizza unicamente sulle manifestazioni storiche del Surrealismo fino alla fine degli anni Cinquanta ed è curato dal Direttore del museo Tobia Bezzola con Francesca Benini, collaboratrice scientifica del MASI. Ma torniamo un attimo indietro… Il “Surrealismo” nasce a Parigi a metà degli anni venti attorno alla figura di André Breton e in Svizzera ha un interessante sviluppo autonomo. Durante gli anni tra le Guerre mondiali, caratterizzati ovunque in Europa da un contesto politico e sociale conservatore, il movimento diventa un rifugio per gli artisti progressisti. A differenza di altri movimenti di avanguardia, caratterizzati dal suffisso “ismi” del XX secolo, come ad esempio il Cubismo o l’Espressionismo, il Surrealismo non si distingue attraverso determinate caratteristiche formali e stilistiche ma piuttosto per un’attitudine, un approccio alla vita e all’arte che accomuna i suoi interpreti. I surrealisti s’interessano all’universo interiore dell’uomo, all’inconscio e al caso, incentrando la loro ricerca su tematiche quali il sogno, le angosce, le fantasie, le ossessioni, la sessualità, giungendo a forme e creazioni del tutto nuove. Proprio il legame tra gli artisti svizzeri a Parigi e quelli attivi in patria favorisce la diffusione e lo sviluppo delle idee surrealiste anche in Svizzera e promuove la creazione di gruppi progressisti, come “Gruppe 33”, del quale erano membri, tra gli altri, Otto Abt, Walter Bodmer, Walter Kurt Wiemken e Meret Oppenheim; o “Allianz. Vereinigung moderner Schweizer Künstler” (1937), al quale aderirono anche Ernst Maass, Leo Leuppi e Hans Erni. Il percorso espositivo al MASI è costituito da un centinaio di opere e si apre con uno sguardo generale al contesto e allo sviluppo del movimento surrealista attraverso una significativa scelta di documenti e disegni. Incontriamo i più importanti rappresentanti svizzeri del Surrealismo, cominciando dai due imprescindibili precursori, Hans Arp e Paul Klee; quindi sono considerati tutti i principali artisti della Confederazione che hanno influenzato il Surrealismo, sia come membri effettivi del movimento parigino (Alberto Giacometti, Serge Brignoni, Gérard Vulliamy, Kurt Seligmann e Meret Oppenheim) sia come portavoce della nuova arte in Svizzera, come ad esempio Max von Moos, Walter Johannes Moeschlin, Werner Schaad, Otto Tschumi, Walter Kurt Wiemken.                  Una pubblicazione riccamente illustrata accompagna il progetto espositivo; oltre a fungere da catalogo, viene considerato il manuale del Surrealismo svizzero per eccellenza. Il volume bilingue (italiano-tedesco), edito da Snoeck, comprende infatti importanti contributi degli storici dell’arte Peter Fischer, Stephan E. Hauser, Julia Schallberger e Hans-Peter Wittwer e raccoglie le biografie di tutti gli artisti considerati. Questo evento espositivo è stata reso possibile grazie alla collaborazione dei principali musei svizzeri, tra cui il Kunsthaus di Zurigo, il Zentrum Paul Klee, il Kunstmuseum di Basilea, il Kunstmuseum di Berna e molti altri, e al sostegno di importanti collezionisti privati in Svizzera e all’estero. Fondamentale contributo ha offerto, come di consueto, il Credit Suisse. Oltre alle consuete visite guidate gratuite che si svolgono ogni domenica alle ore 13 sono previste per tutta la durata della mostra numerose attività di mediazione culturale volte a favorire la fruizione da parte del pubblico e a trasformare la visita in un’esperienza arricchente ed emozionante.               Il programma è disponibile sul sito www.edu.luganolac.ch .                                                                                                                                          Alla fine, devo dire, una ricognizione esemplare sul Surrealismo a Parigi, sul clima culturale nella Svizzera degli anni Trenta, sugli sviluppi e momenti culminanti del Surrealismo in Svizzera dal 1929 al 1940, sul Surrealismo e “Surrealismi” in Svizzera dal 1940, come dai saggi sopra citati. Ma attualmente al MASI, oltre alla presente mostra, è in corso l’esposizione alla collezione della Fondazione Keller, disseminata nelle pinacoteche del territorio elvetico e qui riunita: opere del XIX e XX secolo in collaborazione con il Museo Nazionale Svizzero di Zurigo e l’Ufficio Federale della Cultura. Il giro della Svizzera in un paio d’ore in ammirazione di capolavori, fra cui opere di Hodler, Segantini, Giacometti. Ma di questa parleremo in modo più ampio prossimamente.                                                                               Ma non finisce qui: come ogni primavera, presso lo Spazio – 1, adiacente al LAC, sede della Collezione permanente Giancarlo e Danna Olgati, vediamo un nuovo allestimento ispirato alla poetessa americana Emily Dickinson dal titolo “Nature is What we See” (La Natura è quello che Noi vediamo) con una trentina di artisti.

LAC Lugano Arte Cultura; Piazza Bernardino Luini 6, Milano; fino al 16 Giugno 2019; orari: martedì-domenica 10-18;  giovedì fino alle 20; apertura straordinaria 10 Giugno 2019; Tel. +41 058 866 42 40; www.masilugano.ch

Fabio Giuliani

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Milano – “MIART” 2019 https://www.giornaledelgarda.info/milano-miart-2019/ Mon, 01 Apr 2019 07:19:06 +0000 http://www.giornaledelgarda.info/?p=33162 Milano “Caput Mundi”

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“Abbi cara ogni cosa” ; l’arte vede e provvede.

Da venerdì 5 a domenica 7 Aprile (con anteprima stampa ed inaugurazione serale giovedì 4) per il terzo anno a cura di Alessandro Rabottini, si svolgerà la 24° Fiera Internazionale di Arte Moderna e Contemporanea al Padiglione 3 di Fiera Milanocity, con il sostegno di Intesa-San Paolo in qualità di Main Partner; 185 gallerie, di cui 75 internazionali, e 45 per la prima volta, provenienti da 19 Paesi e 4 Continenti. L’esposizione sarà accompagnata da tre giornate di conversazioni aperte al pubblico con tema “Il bene comune” introdotte da Beatrice Bulgari, fondatrice nel 2012 di “In Between Art Film” (Casa di Produzione cinematografica per un approccio interdisciplinare fra arte contemporanea, cinema e videoart) e 6 Premi e fondi di acquisizione che richiameranno in città oltre 60 curatori e direttori di musei, artisti e scrittori da 18 Paesi. La Fiera sarà epicentro di “Milano Art Week”, settimana preparatoria e di accompagnamento ideata da Miart in collaborazione con il Comune di Milano/Cultura: una miriade di eventi diffusi ed aperture speciali in Istituzioni pubbliche e private atte a divulgare, promuovere e tutelare l’arte moderna e contemporanea, con il finale in programma “Art Night” degli spazi       no-profit (6 Aprile) e l’apertura speciale delle gallerie private (7 Aprile); maggiori info sulla Manifestazione e sugli eventi esterni http://www.miart.it/it/content/eventi-città-art-week .                                                                                                                                               Fiera Milano ha istituito nel 2012 un Fondo annuale destinato all’acquisto di una o più opere d’arte con lo scopo di accrescere il proprio patrimonio artistico, di cui è già possibile vedere la parte più significativa nell’esposizione alle Gallerie d’Italia-Piazza Scala in 43 pezzi acquisiti dal 2012 nelle scorse Edizioni di Miart.                                                                                                                                                             Ma torniamo all’evento principale. Le 185 gallerie saranno proposte in sette Sezioni per approfondimenti tematici, arricchite da mostre monografiche all’interno; l’ultima è dedicata al Design da collezione e in edizione limitata, quasi un’anticipazione della settimana del Design milanese che si svolgerà poco dopo. E qui occorre portare alla ribalta “Kartell” con il suo dialogo costante tra arte e design per merito di Claudio Luti che, primo al mondo, usa il policarbonato per produrre oggetti d’arredo (in proposito segnalo che dal 10 Aprile al 12 Maggio 2019 verrà ospitata a Palazzo Reale nelle Sale dell’Appartamento dei Principi la mostra “The art side Kartell”. All’interno della quinta sezione vedremo la riscoperta dell’artista sarda Marina Lai, a cento anni dalla nascita, diventata famosa per l’opera “Legarsi alla montagna” (diversi km di nastri azzurri con i quali, di porta in porta del suo paese, ha legato gli abitanti al loro luogo di origine); lei ha capito tutto ed ha visto nel telaio e nei fili usati nelle sue opere un possibile futuro senza sradicamenti.

Altra bella sorpresa sarà l’arte digitale rappresentata da David Hockney, 81enne artista che da un decennio crea su Tablet, strepitoso! Dimostrazione, da queste due figure, che quello che conta è il genio creativo e non il mezzo usato per esprimerlo.  “Ruinart”, Partner ufficiale per il settimo anno, presenta sei opere d’arte di Vik Muniz, artista brasiliano, ispirato dai viticoltori e dei vigneti della più antica Maison produttrice di Champagne, esempio fondamentale del rapporto fra uomo e natura.

Seguiranno approfondimenti e maggiori dettagli su quanto verrà esposto e sulle iniziative correlate.

Fiera Milanocity – Porta Scarampo (Metropolitana Linea 5 “Portello); 5-7 Aprile 2019; Orari: venerdì e sabato 12-20; domenica 11-19; Ingresso intero: 15€; Ridotto (ragazzi dai 14 ai 17 anni / studenti universitari):10€; Ridotto – bambini sotto i 14 anni / studenti accademie belle arti o corsi di laurea in storia dell’arte: 1€;

Fabio Giuliani

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Genova/Milano – CAMBI ASTE – Aprile 2019 https://www.giornaledelgarda.info/genovamilano-cambi-aste-aprile-2019/ Mon, 01 Apr 2019 07:16:31 +0000 http://www.giornaledelgarda.info/?p=33155  

CAMBI ASTE – Aprile 2019

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In questo inizio di primavera la storica Casa d’Aste Cambi prosegue ad offrirci proposte di grande qualità e varietà con tornate distribuite tra la sede principale genovese e a Milano. Nel catalogo dei “Dipinti del XIX e XX secolo” (Milano, 2 Aprile) i lotti dal 33 al 36 propongono Giovanni Bartolena (1866-1942), un pittore magari meno noti di altri che vedremo, ma comunque interessante, qui con tre “Nature morte” tra loro diverse ed una veduta agreste. Proseguendo sempre in ordine numerico troviamo Giovanni Fattori ( 1825-1908) con un gruppo di opere ritrovate, in cui il Maestro “macchiaiolo” dimostra tutta le sua abilità tecnica sia nei dipinti ad olio su tela che in altre forme, come vediamo nei “Soldati a cavallo” in carboncino su carta. Quindi un poetico quadro “La famiglia Dupré in un giardino” di un altro grande interprete della “macchia”, Silvestro Lega. Il lotto 61 presente un tema tanto caro all’arte di secoli precedenti, “La fuga in Egitto” ripreso qui con maestria da Filippo Palizzi (1818-1899), mentre al N°87 l’olio su tela “Donna con il ventaglio” di Vincenzo Irolli (1860-1849), che risente di un clima orientale in particolare legato alle raffigurazioni giapponesi. Sono presenti anche tre bei dipinti di Mario Moretti Foggia (Mantova,1882-Pecetto Macugnaga-Novara, 1954) Ma, direi senza dubbio, il “pezzo forte” di questa tornata è “Arbres à Cagnes au loin la mer” del 1896 nientemeno che del Maestro “impressionista” Pierre-Auguste Renoir (1841-1919), mini olio su tela applicato su tavoletta, che dimostra una volta di più le sue qualità pittoriche e poetiche, qui valutato in una “forbice” tra 35-45000 Euro. Passiamo a “Vedute, Carte e Libri rari” (Genova, 3 Aprile) catalogo dedicato nella prima parte a mappe e raffigurazioni della costa ligure, seguite poi da illustrazioni varie; una qualificata selezione proveniente da collezioni private.                                                                    In un passato neanche troppo lontano, tra le Corti europee, ma anche in abitazioni di famiglie nobili, preparare la tavola per pranzi o cene, soprattutto se si avevano ospiti, magari di certo livello sociale, rappresentava una vera e propria Arte…e titolo più azzeccato, “L’Arte de la Table” (Genova, 3 Aprile) non poteva esserci nella selezione di oggetti, servizi ed accessori per l’arredo della tavola e della sala da pranzo. Qui vediamo piatti, vassoi, zuppiere, spesso riccamente decorate con motivi floreali ed animali, servizi completi di bicchieri – anche con brocca annessa – vassoi e posate in argento, di importanti manifatture italiane e straniere specializzate in questo particolare settore. Spicca il servizio da tavola “Flora Danica” per dodici persone (Danimarca, Royal Copenaghen), seconda metà del XX secolo. I vari pezzi sono dipinti con diverse specie botaniche. Ogni stoviglia riporta sul verso in caratteri latini in nero i nomi delle piante raffigurate. Segue il catalogo “Pendole e orologi antichi” (Genova, 3 Aprile) con opere provenienti da diverse collezioni private. Anche in questo caso si tratta di produzioni tutte di alta qualità, spesso di manifattura italiana, di varie epoche, dove l’Artigianato diventa a tutti gli effetti vera Arte. Infine “Antiquariato” (Genova, 4-5 Aprile), con mobili dal Cinquecento all’Ottocento, cornici e dipinti in cui sono rappresentati tutti i generi (ritratti, paesaggi, nature morte, scene sacre e profane), sculture lignee e in bronzo. Per maggiori informazioni riferirsi al Portale ufficiale www.cambiaste.com

Fabio Giuliani

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Milano – Steve McCurry – “ANIMALS” https://www.giornaledelgarda.info/milano-steve-mccurry-animals/ Fri, 22 Mar 2019 05:40:25 +0000 http://www.giornaledelgarda.info/?p=33088 Utilità degli animali alla ribalta

McCurry 1

“Animals ci invita a riflettere sul fatto che non siamo soli in questo mondo in mezzo a tutte le creature viventi attorno a noi. Ma soprattutto lascia ai visitatori un messaggio: ossia che, sebbene esseri umani e animali condividano la medesima terra, solo noi umani abbiamo il potere necessario per difendere e salvare il pianeta.”                                                                                                                   Con queste parole Biba Giacchetti sintetizza la mostra da lei curata in corso presso il Museo delle Culture, spazio multifunzionale ormai introdotto pienamente nel sistema museale milanese, dedicata a Steve McCurry, uno dei maggiori maestri della Fotografia dei tempi nostri, celebre in tutto il mondo. Di lui nella memoria collettiva generale è impressa fortemente l’immagine di una ragazzina afghana dagli occhi sbarrati, eseguita nel 1984 e pubblicata l’anno seguente quale copertina della rivista “National Geographic”, e da allora divenuta “icona-simbolo” dei conflitti intercorsi in quel territorio durante gli anni Ottanta. Ma McCurry, prima e dopo quello scatto, ha rappresentato e continua ad esprimere molto altro nel suo peregrinare alla ricerca di stimoli nuovi e nuove tematiche da illustrare attraverso l’obiettivo fotografico. Quella ora considerata è un’indagine particolarmente accurata sul mondo degli animali (come da titolo) e il rapporto tra essi e l’uomo, visto in diversi contesti ed ambientazioni. “MUDEC PHOTO”, il nuovo spazio espositivo del Museo delle Culture dedicato alla fotografia d’autore, ha l’onore di ospitare 60 scatti, tra famosi e meno conosciuti, “testimoni” di mille storie di vita quotidiana che legano indissolubilmente l’animale all’uomo e viceversa. Un affresco corale dell’interazione, della condivisione, che tocca i temi del lavoro e del sostentamento che l’animale fornisce all’uomo, delle conseguenze dell’agire dell’uomo sulla fauna locale e globale. Il progetto “Animals” inizia già nel 1992 quando McCurry svolge una missione nei territori di guerra nell’area del Golfo per documentare il disastroso impatto ambientale e faunistico nei luoghi del conflitto. McCurry tornerà in quelle zone con alcune delle sue più celebri immagini “icone”, come i cammelli che attraversano i pozzi di petrolio in fiamme e gli uccelli migratori interamente cosparsi di petrolio. Con questo reportage vincerà nello stesso anno il prestigioso “Word Press Photo”, Premio assegnatogli da una giuria molto speciale, la “Children Jury”, composta da bambini di tutte le Nazioni. Animali come via alla sopravvivenza (gli animali da lavoro), animali talvolta sfruttati come unica risorsa a una condizione di miseria, altre volte amati e riconosciuti come compagni di vita per alleviare miserie, o semplicemente per una forma di simbiotico affetto; sempre da lui visti in uno spirito da esploratore delle relazioni umane. Per creare questa esposizione autore e curatrice hanno lavorato all’unisono addentrandosi nell’immenso archivio del fotografo per selezionare una collezione di immagini che raccontassero in un unico affresco le diverse condizioni degli animali. Il percorso di visita lascia al visitatore la massima libertà, pur fissando un’invisibile mappa articolata su diversi registri emotivi, in grado di alternare le immagini più impegnative ad altre di grande leggerezza e positività. Steve McCurry esploratore del genere umano ci offre dunque un viaggio nella contiguità del pianeta animale, ci parla di relazioni e di conseguenze; le sue immagini indelebili sono prive di tempo; e, come accade a chi viaggia instancabilmente per raccontare storie, sembra mostrare nostalgia per un mondo in continua e pericolosa trasformazione che lui può solo documentare. La mostra è prodotta da Comune di Milano-Cultura, MUDEC e 24 ORE Cultura-Gruppo 24 ORE (Ente che gestisce l’attività qui proposta anche con l’ausilio di importanti pubblicazioni, come quella che correda quest’ultima iniziativa) in collaborazione con “SUDEST57”.

Museo delle Culture – Via Tortona 56, Milano; fino al 14 Aprile 2019; Orari: lunedì 14.30 -19.30; martedì, mercoledì, venerdì, domenica 9.30-19.30; giovedì e sabato 9.30-22.30; Infoline: 02 54917 (lun-ven 10-17)

Fabio Giuliani

McCurry 3    McCurry 4

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Milano – LA “VIA DOLOROSA” DI MIMMO PALADINO https://www.giornaledelgarda.info/milano-la-via-dolorosa-di-mimmo-paladino/ Thu, 21 Mar 2019 05:39:37 +0000 http://www.giornaledelgarda.info/?p=33078 Religiosità ed attualità

Paladino - Via Crucis - cop libro

Premesso che la “Via Crucis”, detta anche “Via Dolorosa” è un rito con cui la Chiesa ricostruisce e commemora il percorso di Gesù che si avvia alla crocefissione sul Golgota, le 14 “Stazioni” all’interno delle chiese rappresentano un modo di portare idealmente a Gerusalemme ogni credente. Questo itinerario – di grande impatto emotivo – ha ispirato gli artisti del passato e continua ancora oggi con i grandi Maestri. In prossimità della Pasqua, Raffaele Mantegazza e Andrea Dall’Asta SJ espongono 14 formelle in ceramica invetriata che nel 2015 l’artista campano Mimmo Paladino ha realizzato per la cappella del Centro pastorale di Milano “Carlo Maria Martini” nell’Università degli Studi Milano-Bicocca. In continuità teologica con il soggetto della “Via Crucis”, vediamo anche il dipinto di Giambattista Langetti (1635-1676) “Cena in Emmaus”, proveniente dal “Museo San Fedele. Itinerari di Arte e Fede”.  La mostra prosegue poi nella sede del museo stesso dove sono presenti altre opere di Paladino: “Sacro Sud”, e l’installazione “Ex voto” nella “Cappella delle ballerine”. Un inedito confronto può avvenire poi nella cripta della chiesa di San Fedele tra l’opera di Paladino e la splendida “Via Crucis” di Lucio Fontana (1957). Le “Formelle” di Paladino sono dipinte con tocco rapido e veloce in nero su un omogeneo fondo d’oro zecchino. I curatori rileggono questa “Via Crucis” attraverso la chiave del dolore inflitto dall’uomo all’uomo salvato solo dall’offerta di Cristo in Croce. Con grande vigore formale e cromatico, ogni formella rimanda ad un’archeologia della memoria, ad un mondo costituito di tracce e di simboli ancestrali con scene costruite attraverso semplici dettagli di volti, di croci, di mani o di rami, di ombre inafferrabili di presenze umane. L’artista interpella il passato, perché possa rivelare oggi il senso della vita. Facendo drammaticamente affiorare le violenze subite da colui che si è preso cura degli ultimi, degli emarginati, degli esclusi, la “Via Crucis” diventa il racconto di tutte le vittime della storia, di coloro che hanno subito ingiustizie. Paladino, attraverso quelle sagome di volti o di mani che affiorano dal fondo oro, ci conduce ad un mondo di straziante dolore, quasi a ribadire che quel dolore si rinnova di epoca in epoca, di vita in vita, al confine tra il religioso, l’onirico e il poetico. Come invocazioni silenziose, ogni scena si interroga sul mistero. Questo mistero è Cristo, il cui sacrificio d’amore si prolunga nel riscatto delle sofferenze di ogni uomo.                                                            La mostra, con la collaborazione della Fondazione La Vincenziana, prestatrice delle “Formelle”, è corredata dal volume “Via Crucis”, EDB (Edizione Dehoniane Bologna), 2018, in cui ogni “Stazione” è accompagnata da frammenti di testi di cantautori contemporanei, italiani e stranieri (F. De André, Guccini, Battiato, Carmen Consoli, Ivano Fossati, Boris Vian, Clapton, Pink Floyd…).                                               Una breve nota sull’artista. Mimmo Paladino, pittore e scultore, membro onorario della Royal Academy di Londra, appartiene al gruppo della “Transavanguardia” con il quale ha esposto in Italia e all’estero fin dalla Biennale di Venezia 1980. Dopo un’iniziale ricerca di ispirazione concettuale ha elaborato linguaggi figurativi ispirati all’arte egizia, etrusca e paleocristiana. Anche autore di scenografie teatrali, è particolarmente famoso per l’installazione “Montagna di sale”, creata nel 1990 per l’opera “La sposa di Messina” di Schiller, messa in scena a Gibellina in occasione delle “Orestiadi” e al termine delle rappresentazioni installata definitivamente presso il “Baglio Di Stefano”, oggi sede di un museo di arte contemporanea. L’opera è stata duplicata ed esposta nel 1995 in Piazza del Plebiscito a Napoli e nel 2011 in Piazza Duomo a Milano in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia con dimensioni e numero di cavalli modificati.

Fino al 28 Marzo 2019; Galleria San Fedele: martedì-venerdì 16-19, sabato 14-18 (al mattino su appuntamento), ingresso libero;  mMuseo San Fedele: mercoledì-venerdì 14-18, sabato 10-18, domenica 14-18 (sabato e domenica l’accesso non è possibile durante i concerti e le celebrazioni liturgiche), ingresso 3 Euro;

Centro Culturale San Fedele; Piazza San Fedele 4, Milano; Tel. 02 863521; www.sanfedele.net

Fabio Giuliani

Paladino - Via Crucis 1a    Paladino - Via Crucis 3    Paladino - Via Crucis 2

 

 

 

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Torino – I MACCHIAIOLI . ARTE ITALIANA VERSO LA MODERNITA’ https://www.giornaledelgarda.info/torino-i-macchiaioli-arte-italiana-verso-la-modernita/ Sat, 16 Mar 2019 08:45:23 +0000 http://www.giornaledelgarda.info/?p=33055 “E fu detto che la forma non esisteva e siccome alla luce tutto risulta per colore e per chiaroscuro così si volle solamente la macchia ossia per colori e per toni ottenere gli effetti del vero” (Diego Martelli)

Macchiaioli - Torino 2

Torino, Maggio 1861; negli spazi della Promotrice delle Belle Arti, veniva organizzata una rassegna dove erano presenti alcuni pittori appartenenti al movimento dei “Macchiaioli”, così denominati in quanto nelle loro composizioni applicavano la teoria della ‘’macchia’’ sostenendo che la visione delle forme è creata dalla luce come macchie di colore, distinte, accostate o sovrapposte ad altre macchie di colore rendendo in tal modo l’artista più libero di rappresentare con immediatezza verista ciò che il suo occhio percepisce nel presente. Dette teorie si sviluppavano come reazione agli abituali dettami delle “Accademie” rapportandosi anche con i fermenti ideologici del “Risorgimento” nazionale e dei cambiamento geopolitici in voga in quegli anni. A seguito della sua proclamazione a Capitale del “Regno d’Italia” all’indomani di ben tre conflitti aspri contro l’Impero austro-ungarico (le celebri “Guerre d’Indipendenza Italiana”) la città di Torino – da cui, ricordiamo, erano originari i rappresentanti della Casata dei Savoia, che parte fondamentale ebbero sia nelle battaglie “sul campo” che nella costituzione del nuovo Stato – stava vivendo una stagione di particolare fermento culturale: risale proprio a questo periodo, e precisamente al 1863, la nascita della collezione civica d’arte moderna che aveva il compito di documentare l’arte allora contemporanea. L’attuale Galleria d’Arte Moderna, da anni sede di una importante collezione permanente, arricchitasi nel tempo, nonché di qualificati eventi espositivi temporanei, non a caso, forse, è stata scelta per ospitare una bella mostra intitolata “I macchiaioli. Arte italiana verso la modernità”, organizzata e promossa da Fondazione Torino Musei, GAM Torino e 24 ORE Cultura-Gruppo 24 ORE, a cura di Cristina Acidini e Virginia Bertone, con la collaborazione dell’Istituto Matteucci di Viareggio, altra sede fondamentale per la divulgazione dell’arte italiana tra Otto e Novecento. Vediamo qui circa 80 opere provenienti dai più importanti musei italiani, enti e collezioni private, in un ricco racconto artistico sulla storia del movimento, dalle origini al 1870, con particolari confronti con i loro contemporanei italiani. Gli antefatti, la nascita e la stagione iniziale (e più felice) della pittura macchiaiola, ossia il periodo che va dalla sperimentazione degli anni Cinquanta del XIX secolo , ai capolavori degli anni Sessanta, sono i protagonisti di questa iniziativa che intende valorizzare il dialogo artistico tra Toscana, Piemonte e Liguria nella ricerca sul vero. Fu a Firenze che i giovani frequentatori del Caffè Michelangiolo misero a punto la ‘macchia’, coraggiosa sperimentazione che porterà ad un’arte italiana “moderna”, il cui “mentore non pittore” (parafrasando il termine sportivo “Capitano non giocatore”; tipico, ad esempio, nel Tennis con le squadre nazionali di Coppa Davis, e, restando nel mondo dell’arte contemporanea, potrei riferirmi ad Achille Bonito Oliva e gli interpreti della “Transavanguardia) fu Diego Martelli (Firenze, 1839-1896), che intuendone il valore, ospitò molti di loro nella sua tenuta di Castiglioncello, frazione di Rosignano Marittimo in provincia di Livorno. Occasione di proficuo dialogo con la pittura macchiaiola è la prestigiosa collezione ottocentesca della GAM, che favorisce un’inedita occasione di studio; In questa prospettiva un’attenzione particolare viene restituita      ad Antonio Fontanesi, nel bicentenario della nascita (anticipiamo, per lui, l’omaggio che la Fondazione Palazzo Magnani di Reggio Emilia gli dedicherà dalla prossima metà di Aprile), agli artisti piemontesi della Scuola di Rivara (Carlo Pittara, Ernesto Bertea, Federico Pastoris e Alfredo D’Andrade), sostenuti da Giovanni Camerana, e ai liguri della Scuola dei Grigi (Serafino De Avendaño, Ernesto Rayper), individuando nuovi e originali elementi di confronto con la pittura di Cristiano Banti, Giovanni Fattori, Telemaco Signorini, Odoardo Borrani, protagonisti di questa cruciale stagione artistica.  Il percorso di visita inizia con il racconto della formazione dei protagonisti, necessario per far apprezzare a pieno il contributo innovativo dei macchiaioli all’interno della storia dell’arte. Dalle opere di pittori e maestri accademici di gusto romantico o purista, come Giuseppe Bezzuoli, Luigi Mussini, Enrico Pollastrini, Antonio Ciseri, Stefano Ussi, ai giovani futuri macchiaioli come Silvestro Lega, Giovanni Fattori, Cristiano Banti, Odoardo Borrani: attraverso il confronto delle opere si dimostra la loro educazione tradizionale, rispettosa dei grandi esempi rinascimentali. Viene dato particolare risalto alle prime rassegne, dalla già citata Promotrice torinese e all’ Esposizione nazionale di Firenze del 1861; sullo sfondo è la visita all’Esposizione Internazionale di Parigi del 1855, un avvenimento decisivo per i giovani macchiaioli che suscita grande curiosità ed emulazione nei confronti della nuova visione “oggettiva” e diretta; in proposito, verrà sostenuto negli anni a venire, tendenza anticipatrice – se pure con differenze – di quelle che saranno, di lì a poco tempo, le caratteristiche principali di una nuova pittura francese, anch’essa, nei primi tempi, oggetto di scherno e della terminologia dispregiativa di “Impressionisti”, così come erano stati definiti i toscani “macchiaioli”. (Rimando, su quanto appena esposto, agli studi e commenti di Fernando Mazzocca e Carlo Sisi in una bellissima mostra da loro curata, tra 2003 e 2004, “I Macchiaioli. Prima dell’Impressionismo” alla Fondazione Bano in Palazzo Zabarella, Padova.) Si affronta quindi la sperimentazione della macchia applicata al rinnovamento dei soggetti storici e di paesaggio, con opere degli anni Cinquanta e dei primi Sessanta, durante i quali talvolta gli amici si trovavano vicini a dipingere lo stesso soggetto da angolature di poco variate, così da evidenziare il loro percorso comune. A seguire si propongono le scelte figurative dei macchiaioli dall’“Unità d’Italia” a Firenze capitale e gli ambienti in cui maturò il linguaggio macchiaiolo: dalle movimentate estati trascorse a Castiglioncello, nella tenuta di Martelli, ai più pacati pomeriggi autunnali e primaverili a Piagentina, nell’immediata periferia fiorentina, ove gli artisti si erano ritirati a lavorare al riparo dalle trasformazioni della Firenze moderna, accentuate dal 1865 dal suo ruolo di Capitale dell’Italia unita. L’ultimo capitolo del viaggio affianca alle opere l’esperienza cruciale di due riviste: il “Gazzettino delle Arti del Disegno”, pubblicata a Firenze nel 1867, e l’“Arte in Italia”, fondata due anni dopo a Torino, che accompagna le vicende artistiche italiane sino al 1873. In conclusione, questa bella mostra rappresenta l’occasione non solo per ammirare capolavori assoluti della pittura macchiaiola, ma ne permette una migliore comprensione sottolineando il dialogo che ha unito gli artisti di varie parti d’Italia nella ricerca tesa alla modernità. La mostra è corredata da un elegante catalogo prodotto da 24Ore Cultura.

GAM Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea – Via Magenta, 31 Torino; Fino al 24 marzo 2019;  orari: da martedì a domenica 10-18 (la biglietteria chiude un’ora prima, uscita 10 minuti prima della chiusura museale);  biglietti: Intero € 13, Ridotto € 11; Per tutte le informazioni riferirsi al sito Internet www.gamtorino.it

Fabio Giuliani

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Milano – ANGELO MORBELLI – LUCI E COLORI https://www.giornaledelgarda.info/milano-angelo-morbelli-luci-e-colori/ Thu, 14 Mar 2019 04:25:26 +0000 http://www.giornaledelgarda.info/?p=33044 Poetico impegno sociale

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In occasione del centenario dalla morte dell’artista, Galleria Bottegantica dedica una contenuta ma qualificata monografica ad Angelo Morbelli (Alessandria, 1853-Milano, 1919), protagonista della pittura italiana del secondo Ottocento e dell’avventura “divisionista”.  I due curatori, Stefano Bosi e Enzo Savoia, presentano una selezione di opere fondamentali, alcune mai prima esposte, con lo scopo di documentare l’evoluzione del suo percorso artistico e le tematiche abituali. Come loro stessi ci dicono “Nell’opera di Morbelli dimensione realistica e dimensione simbolica parallelamente coesistono. La minuziosa insistenza realistica, mentre ci immerge in una precisa realtà, la esaspera, fa sì che ci appaia in una diversa luce, che le toglie credibilità nella dimensione del reale, la immobilizza, la fissa in emblema.” Dalla natia Alessandria, Morbelli si trasferì a Milano nel 1867, per diplomarsi all’Accademia di Belle Arti di Brera, dove studiò pittura con Giuseppe Bertini. Negli anni ’80 dell’Ottocento l’artista è tra i precursori a sviluppare temi veristi sociali, la cui migliore testimonianza è senz’altro il ciclo di opere dedicate al Pio Albergo Trivulzio (chiamata dai cittadini milanesi popolarmente “Baggina”) dove si svela – senza pietismi gratuiti ma con grande dignità – la malinconica solitudine degli anziani abbandonati all’ospizio o la “Venduta”, dipinto ispirato a un fatto di cronaca e denuncia della prostituzione minorile. In esposizione si trovano dipinti struggenti e pacati insieme, come “Le parche”, del 1904, e “Inverno al pio Albergo Trivulzio”, del 1914, anche se negli anni della maturità l’artista abbandonò il tema sociale per dedicarsi a tematiche intimiste o legate al teatro e la musica, sue grandi passioni che, peraltro aveva espresso sulla tela già prima, come si può vedere nell’opera giovanile “Ballerina a la Scala”, del 1909 (l’anno, ricordiamo, del “Manifesto letterario del Futurismo italiano” di Filippo Tommaso Marinetti) poco nota al pubblico e alla critica, in cui si evince una pennellata mai leziosa, piuttosto concentrata su effetti cromatici e luminosi. Il realismo sociale, che egli interpreta con profonda sensibilità e capacità di analisi, si trasforma in positività quando egli si avvicina al variegato tema del paesaggio. Le sue composizioni in tal senso si distinguono per l’assenza di figure e di azione, dove l’emozione del pittore trova pieno appagamento nell’aprirsi, in religioso silenzio, alla natura, che è il regno delle cose che si rinnovano da sole. Lo testimoniano gli ariosi paesaggi dei ghiacciai valtellinesi o delle montagne piemontesi, le ampie vedute della marina ligure, gli scorci della laguna veneta, colti perlopiù al tramonto, e quelli assolati dell’amato giardino della residenza campestre a La Colma, presso Rosignano, sulle colline del Monferrato. Monti, mare, boschi sono descritti come lezione di vita vera ed autentica, nei quali l’animo dell’artista sembra quietarsi. In Morbelli, la ricerca del Vero e quella del Bello e di immagini idonee a esprimerlo, vanno di pari passo. Come risulta evidente nei dipinti dedicati al lavoro delle mondine, al nudo femminile e all’universo adolescenziale delle ballerine. L’esposizione approfondisce anche, con il contributo di esperti nel settore, il tema della tecnica, specie quella divisionista, che lui riteneva essere la pittura del futuro: “l’affare dei puntini è per me – scrisse in una lettera del 1895 all’amico Virgilio Colombo – un esercizio pratico, come le scale del pianoforte. Intanto si vengono ad avere dei risultati maggiori: aria, luce, illusione dei piani e dei toni!” Ma questa retrospettiva (unitamente ad un’altra, contenuta, con opere differenti, presso il vicino spazio “Enrico-Galleria dell’Ottocento) è solo, possiamo dire, un “anticipo”, di una più ampia mostra che, a breve, avrà inizio alla Galleria d’Arte Moderna. Giusti omaggi, comunque, tutti questi, per un artista che, se in vita, ed anche dopo, non ha avuto i riscontri che effettivamente avrebbe meritato (tra critica, esposizioni monografiche, mercato…), l’unica sua “colpa” – se così possiamo definirla – è di avere per un certo tempo convissuto il “Divisionismo” “incrociando i pennelli” con un suo collega di origini trentine, per cui quella particolare minuziosa tecnica pittorica andò poi ad identificarsi: Giovanni Segantini (1858-1899). E in questo caso (ma potrei trovarne un’infinità, nel mondo dell’arte e non solo), ritengo che il commento più appropriato sia “Il tempo è galantuomo, rimette a posto tutte le cose”, espressione risalente al Settecento francese, in piena epoca “illuminista”, uscita da François-Marie Arouet (Parigi, 1694-1778), meglio conosciuto con lo pseudonimo Voltaire.

Galleria Bottegantica, Via Manzoni 45, Milano; fino al 16 marzo 2019; Orari: da martedì al sabato 10-13 e 15-19. Ingresso libero.  Visite guidate: su prenotazione, € 5 cadauno; Gruppi compresi tra le 10 e le 20 persone. Catalogo Bottegantica edizioni;  Tel. 02 36571395 ; www.bottegantica.com

Fabio Giuliani

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Milano – “LIVE WINE” – SALONE INTERNAZIONALE DEL VINO ARTIGIANALE https://www.giornaledelgarda.info/milano-live-wine-salone-internazionale-del-vino-artigianale/ Thu, 07 Mar 2019 16:50:53 +0000 http://www.giornaledelgarda.info/?p=33032 Live Wine 2019 - 1

 

Nella storica sede dell’ex Palazzo del Ghiaccio in Via Piranesi è passata agli archivi la quinta Edizione di “Live Wine”, importante e qualificata Manifestazione che domenica 3 e lunedì 4 Marzo ha visto oltre 150 produttori italiani ed esteri (francesi, spagnoli, con presenze anche da Paesi dell’Est Europa) che lavorano con metodi agricoli rispettosi della terra e della naturale vitalità del vino. Un grande evento , rivolto ai professionisti e al grande pubblico, con possibilità di acquistare le bottiglie che più ispiravano dopo le degustazioni libere e, previa antecedente prenotazione, dopo seminari guidati di approfondimento. Cibo e vino rappresentano, praticamente da sempre, un binomio indissolubile e i vini artigianali presenti a “Live Wine non possono che essere accompagnati da pietanze che siano in linea con la sua filosofia. Tra i banchi alimentari qui presenti abbiamo trovato formaggi italiani ed esteri a latte crudo risultato di accurati affinamenti, piatti e panini con salumi di prima scelta provenienti da allevamenti etici, un produttore emiliano di lumache, qui presentate in barattoli di latta già pronte per essere cucinate e consumate, quindi street-food espresso preparato con grande mestiere, taralli di produzione artigianale, olio, olive, sott’oli, cioccolato… e anche un grande caffè, espresso o filtrato, a seconda delle preferenze, anche in versione “verde” che ha riscosso tra i presenti (e devo dire, me compreso), particolare curiosità. Alcuni cenni sul concetto di Vino Artigianale che possiamo sinteticamente riassumere in quattro punti: È prodotto e imbottigliato da chi lo segue personalmente in vigna e in cantina; viene da un vigneto che non è stato trattato con prodotti chimici di sintesi; l’uva da cui proviene è stata vendemmiata manualmente; Non contiene additivi non indicati in etichetta. Secondo la Società di gestione della Manifestazione le preferenze e la conseguente scelta delle aziende vitivinicole da ammettere alla stessa dovrebbero attenersi a precisi parametri rispettanti una determinata filosofia produttiva: Limite di 50 mg/l di solforosa totale per i vini rossi (la legge ne permette fino a 150 mg/l); Limite di 70 mg/l di solforosa totale per i vini bianchi e rosati (la legge ne permette fino a 200 mg/l); Limite di 100 mg/l di solforosa totale per i vini dolci (i limiti di legge vanno dai 200 ai 300 mg/l a seconda delle tipologie). Lunga vita alle viti (scusate il “gioco di parole”) e alle produzioni più “naturali” possibili e naturalmente anche lunga vita a “Live Wine” e ad altre manifestazioni come questa.

Fabio Giuliani.

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Milano – ROMANTICISMO https://www.giornaledelgarda.info/milano-romanticismo/ Mon, 04 Mar 2019 13:07:44 +0000 http://www.giornaledelgarda.info/?p=33016 L’epoca degli ideali

Romanticismo 1a    Romanticismo 2

 

Una mostra a Lecco terminata da poco, così come un’altra a Novara…un’altra ancora, di taglio differente, appena iniziata a Forlì….stiamo parlando di importanti eventi espositivi italiani incentrati sull’arte dell’Ottocento, in quel particolare periodo storico, sociale, culturale – fatto partire già sul finire del secolo precedente – denominato “Romanticismo”. In particolare, Milano – tra le grandi città d’Italia in quegli anni con la maggiore vocazione europea – è stata uno dei centri della civiltà romantica, sia per quanto riguarda le arti figurative che sul versante letterario e musicale. Pensiamo alle esposizioni d’arte, ai grandi collezionisti, alle imprese editoriali, ai teatri – tra cui   La Scala– e a protagonisti come Foscolo, Manzoni, Rossini, Hayez e Verdi. Poteva quindi il Capoluogo lombardo esimersi dall’ospitare una rassegna tutta dedicata a questo aspetto peculiare del XIX secolo? E dove poteva avere luogo un tale importante progetto se non presso le Gallerie d’Italia, Polo Culturale di Banca Intesa a Milano dove si trova in permanenza anche una bellissima “quadreria” ottocentesca con pregevoli opere di pittura e scultura (“Da Canova a Boccioni. Le collezioni della Fondazione Cariplo e di Intesa Sanpaolo”)? Ed ancora, chi poteva esserne il “mentore-curatore” se non Fernando Mazzocca, a mio parere lo storico e critico d’arte “Ottocentista” più qualificato e competente del nostro tempo con il suo fondamentale apporto fin dalla costituzione del Complesso?  La dimensione civile del “Romanticismo” trova la sua massima espressione nei quadri storici di Francesco Hayez, del quale il museo ospita opere fondamentali, e di cui abbiamo ancora un ottimo ricordo della grande mostra (7 Novembre 2015-21 Febbraio 2016) con ben 120 sue opere e – manco a dirlo – curata dal Prof. Mazzocca. Se la musica di Verdi e il testo del Manzoni unificarono l’Italia, “qui si vuole dimostrare che anche pittura e scultura realizzarono ciò” – afferma il curatore – con la scelta di duecento opere, di cui molte inedite, alcune mai venute in Italia prima. L’esposizione celebra l’identità e il valore del Romanticismo italiano, in rapporto a quanto si andava manifestando nel resto d’Europa – in particolare in Germania, nell’Impero austriaco, in Inghilterra e in Francia – tra il Congresso di Vienna e le rivoluzioni che nel 1848 sconvolsero il vecchio continente. Le opere esposte alle Gallerie d’Italia di Milano e al Museo Poldi Pezzoli documentano un periodo che va dai fermenti preromantici fino alle ultime espressioni di una cultura che, almeno nel nostro Paese, avrà termine con la realizzazione dell’Unità d’Italia e l’affermazione del Realismo, che del Romanticismo rappresenta l’antitesi. Vediamo i dipinti dei maggiori interpreti della pittura romantica: Francesco Hayez, Giuseppe Molteni, Giovanni Carnovali detto Il Piccio, Massimo d’Azeglio, Giovanni Migliara, Angelo Inganni, Giuseppe e Carlo Canella, Ippolito Caffi, Salvatore Fergola, Giacinto Gigante, Pitloo, Domenico e Girolamo Induno. Tra le sculture spiccano i lavori di tre straordinari maestri: Lorenzo Bartolini, Pietro Tenerani e Vincenzo Vela. Non mancano grandi artisti di diversa nazionalità attivi in Italia, come Caspar David Friedrich, Franz Ludwig Catel, Jean-Baptiste Camille Corot, William Turner, Friedrich von Amerling, Ferdinand Georg Waldmüller, Karl Pavlovič Brjullov, che permettono di approfondire le relazioni intercorse tra il Romanticismo italiano e quello europeo. Sparsi qua e là incontriamo anche alcuni costumi provenienti dalla Scala, delle più famose opere ottocentesche (Nabucco, Anna Bolena – indossato da Maria Callas –, Lucia di Lammermoor) ed un ricco apparato video, con spezzoni delle opere liriche e di film ispirati ad esse e/o al clima romantico in genere, che raccontano il successo culturale che è proseguito fino al Novecento. Il percorso espositivo è distribuito in 17 Sezioni, 12 alle Gallerie e 5 nella vicina Casa-Museo Poldi Pezzoli, il cui Presidente, Gian Giacomo Attolico Trivulzio, durante la presentazione, così ha sottolineato: “Il Romanticismo, di cui Milano è stata protagonista indiscussa in Italia, trova nel Museo Poldi Pezzoli una straordinaria rappresentazione “immersiva”: i visitatori percorreranno le stanze del palazzo di Gian Giacomo Poldi Pezzoli (protagonista della cultura ottocentesca) per scoprire i dipinti e le sculture della mostra, per raggiungere infine la Wunderkammer dedicata a Dante, una delle testimonianze superstiti più emblematiche e affascinanti del Romanticismo nel nostro Paese. Non sarà solo una mostra artistica, voluta  ed organizzata con estrema perizia dalle Gallerie d’Italia e dal curatore Fernando Mazzocca, insieme al Museo Poldi Pezzoli, ma l’affresco che ritrae la vita culturale e l’atmosfera quotidiana della città nei decenni centrali del XIX secolo”. E’ proprio qui, attraverso il rinnovamento della pittura sacra e di storia nonché della ritrattistica che si vede l’apporto dell’arte agli ideali del “Risorgimento” italiano, con la sezione dedicata a Dante come eroe nazionale attraversi i personaggi della “Commedia”, emblematiche le opere dedicate a Paolo e Francesca, culminante nel suggestivo “Studiolo Dantesco”. Felice quanto prolifica collaborazione, quindi, tra la storica Istituzione milanese e l’ancora “giovane” emanazione di Banca Intesa (inaugurata ufficialmente nel Capoluogo lombardo il 3 Novembre 2011), che altrettanto “storica” siamo sicuri lo diventerà. Per accompagnare il progetto espositivo sono state organizzate numerose attività collaterali che ti permetteranno di approfondire il movimento romantico: visite guidate per adulti; iniziative per bambini e famiglie; conferenze; concerti; laboratori didattici; eventi realizzati in collaborazione con l’Associazione Culturale Ludosofici e il Circolo dei Lettori. Inoltre, a grazie alla collaborazione con Fondazione Cineteca Italiana, nel museo di Piazza Scala è possibile partecipare a una variegata rassegna cinematografica: ogni proiezione sarà preceduta da uno “zoom”, una breve visita guidata in cui giovani mediatori culturali illustreranno l’opera a cui il film fa riferimento. La mostra è corredata da un esaustivo catalogo illustrato (edito da Silvana Editoriale) ed unificato per le due sedi con saggi del curatore e di Virginia Bertone, Omar Cucciniello, Lavinia Galli, Sabine Grabner, Stefano Grandesso, Francesco Leone, Isabella Marelli, Luisa Martorelli, Susanna Zatti, dedicati ai temi affrontati nella mostra e schede dedicate alle sezioni in cui è suddivisa, dove si fanno notare i cambiamenti di visuale nella natura, nel paesaggio, nei sentimenti dovuti al nuovo clima sociale e culturale di quegli anni. A mio parere è fondamentale questa ricognizione di Mazzocca che ci propone moltissimi pittori e scultori di ogni parte d’Italia portando le arti visive in sinergia con la letteratura e la musica; se riguardo queste ultime le “icone” del “Romanticismo” sono Manzoni e Verdi, per la pittura indicherei senza dubbio Hayez.

Fino al 17 Marzo 2019.

Gallerie d’Italia – Piazza della Scala; orari: tutti i giorni tranne lunedì 9.30-19.30, giovedì fino alle 22:30; Informazioni e prenotazioni: Numero Verde gratuito 800 167619; www.gallerieditalia.com

Poldi Pezzoli – Via Manzoni 12, Milano; orari: tutti i giorni tranne martedì 10-18, giovedì chiusura alle 22.30; Biglietti: 10 euro (una sola sede), 7 euro accesso alla seconda sede (previa presentazione del primo biglietto d’ingresso); Informazioni: Tel. 02 794889/6334; www.museopoldipezzoli.it

Fabio Giuliani

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Milano – “SIMPLY THE BEST” – IL TOP DELLE GUIDE VINI https://www.giornaledelgarda.info/milano-simply-the-best-il-top-delle-guide-vini-2/ Wed, 27 Feb 2019 13:44:37 +0000 http://www.giornaledelgarda.info/?p=32989 Civiltà del Bere - Simply the Best Milano 2019 - 1

Bella giornata nel segno del vino italiano, lunedì 25 Febbraio; dal primo pomeriggio, prima per gli operatori professionisti, poi fino alle 20.30 a tutti gli appassionati che si erano pre-accreditati sul Portale ufficiale di “Civiltà del Bere”…del resto l’intitolazione dell’evento non lasciava dubbi: “Simply the Best”, in italiano letterale “Semplicemente i Migliori”: e questa definizione è assolutamente appropriata dati che venivano presentati i prodotti migliori di 51 Cantine meritevoli di aver ottenuto il massimo punteggio da almeno 3 tra le 7 principali Guide enologiche italiane 2019. La classifica nazionale delle Cantine è consultabile nel “Top delle guide vini 2019” di “Civiltà del bere” (in edicola da metà Febbraio), per un confronto ragionato fra i massimi punteggi delle principali Guide di settore (Ais Vitae, Bibenda, Cernilli/DoctorWine, L’Espresso, Gambero Rosso, Slow Wine e Veronelli).  Nello spazio “Cavallerizze” all’interno del Complesso del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnica “Leonardo da Vinci” (già teatro di eventi legati a questo settore, come le due trascorse edizioni di “ViVite”, Manifestazione incentrata sulle realtà vitivinicole fondate su Cooperative), secondo un percorso degustativo ormai consolidato, abbiamo iniziato dagli spumanti dell’Alto Adige e, un po’ più in basso, due ormai storiche case produttrici di “TrentoDoc”; quindi l’occhio (e quindi il palato) si è rivolto piacevoli “bianchi”, leggeri ma anche “strutturati”: qui spiccava il “Lugana DOC Molin” dell’azienda “Ca’ Majol” di Desenzano del Garda, già “Tre Bicchieri” del “Gambero Rosso” 2018, e “fiore all’occhiello” dell’Azienda di Fabio Contato. Restando in ambito bresciano, non poteva mancare i migliori “Franciacorta” di Guido Berlucchi, e il classico Bellavista. Un paio di “Rosè” pugliesi e arrivavano quindi i grandi “Rossi” da varie realtà regionali sparse un po’ in tutta la Penisola. Alessandro Torcoli (Direttore ed Editore di “Civiltà del Bere” nonché Giornalista professionista e Sommelier AIS) aveva così sottolineato, rivolgendosi alla collettività, nel libretto-catalogo che accompagnava l’incontro milanese: “Grazie anche a voi, professionisti e appassionati, per aver scelto di partecipare a un evento di Civiltà del Bere, rivista che quest’anno doppia la boa del 45 anni. Abbiamo una lunga storia alle spalle, ma il nostro staff è giovane e entusiasta, desideroso di valorizzare al massimo il vino, pilastro della civiltà.” Sponsor principale della Manifestazione erano l’acqua minerale “Surgiva” (dalla trentina Val Rendena) e “Vecchio Varzi”, dalla località notissima per la produzione dell’ormai celebre salume in territorio pavese.

Fabio Giuliani

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Milano – CAMBI ASTE – Febbraio 2019 https://www.giornaledelgarda.info/milano-cambi-aste-febbraio-2019/ Wed, 27 Feb 2019 13:42:35 +0000 http://www.giornaledelgarda.info/?p=32982 CAMBI ASTE – Febbraio 2019

Cambi - Feb 2019 - 2

Ben quattro gli appuntamenti speciali milanesi con esposizione fino al 24 Febbraio (ore 10-19), ai quali sarà possibile partecipare in diretta su www.cambiaste.com . Il giorno 25 l’asta vede il catalogo “Arti Decorative del XX secolo”, dove la fanno da padrone i vetri francesi Gallé, Daum, Lalique, Schneider e le ceramiche italiane dove trionfa il nostro grande Giò Ponti per Richard-Ginori; noi scegliamo la sua placca in terraglia a decoro policromo raffigurante “Allegorie della musica”.    Per gli amanti del “Futurismo” è presente un servizio da tè con decoro policromo di Nicolay Diulgheroff – Albissola 1930. Sempre il 25 “Vent’anni di storia della ceramica italiana. Torino 1930-1950” vede presenti opere Lenci, Essebi, Ronzan, Vibi provenienti da una collezione privata; frivole e leggiadre le figurette, salvo due, che scelgo: una tenerissima “Madonna” con il Bimbo dormiente in grembo – “ARSPULCHRA”, 1930, e un “San Francesco e il cervo”, Le Bestetti, 1940. Segue il 26 Febbraio l’offerta di grande fascino dedicata ai “Vetri di Murano ‘900” con vere preziosità, tra cui, di Vittorio Zecchin – Artisti Barovier, 1914, un rarissimo vaso in vetro soffiato decorato con paesaggio campestre, ottenuto con fusione a caldo di polveri di vetro e murrine, incredibile impressionismo in una materia fragile! Un’altra rarità è un vaso della serie “Eldorado” di Dino Martens, Vetreria Aureliano Toso, 1950; per Seguso sono presenti i vasi della serie “Merletti”; personalmente scelgo, di Carlo Scarpa, “Vaso sferico”, Venini, 1932, bello come un sole. Infine, il prossimo 14 Marzo si presenta per la seconda volta il nuovo Catalogo, “Manifesti d’epoca”, (pubblicitari, turistici e delle arti dello spettacolo); e io scelgo subito “Il cantastorie di Campari” di Bruno Munari”, Milano, Bertieri, 1932, quinta raccolta con 27 figurazioni grafiche a colori a compendio delle poesie scritte da Renato Simoni. Vediamo poi 50 manifesti di Armando Testa, dove spicca la pubblicità di Carpano e la prima FIAT, rievocazione storica 1899. Fra gli artisti presenti Boccasile, Anselmo Bucci, Depero, Grignani, Sotsass, Lucio Fontana, Calder e, dulcis in fundo, per saperne di più sull’argomento, il volume di Dino Villani “STORIA DEL MANIFESTO PUBBLICITARIO”, Milano, Editrice Omnia, 1964.

Cambi Aste – Via San Marco 22, Milano; Tel. 02 36590462; www.cambiaste.com

Fabio Giuliani

Cambi - Feb 2019 - 4    Cambi - Feb 2019 - 6    Cambi - Feb 2019 - 8

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Milano/Italia – TINTORETTO – UN RIBELLE A VENEZIA https://www.giornaledelgarda.info/milanoitalia-tintoretto-un-ribelle-a-venezia/ Fri, 22 Feb 2019 18:59:12 +0000 http://www.giornaledelgarda.info/?p=32978 Dai musei e luoghi storici veneziani al “grande schermo”

In occasione del 500° anniversario dalla nascita, arriva in anteprima nelle sale cinematografiche italiane “Tintoretto. Un Ribelle a Venezia”, un nuovo esclusivo docu-film firmato Sky Arte e dedicato alla figura di un pittore straordinario, mutevole e cangiante, istintivo e appassionato. Abbiamo ancora in proposito il bellissimo ricordo di importanti eventi espositivi a lui dedicati recentemente tenutisi nella “Città dei Dogi” a Palazzo Ducale e, riguardo la sua produzione giovanile, alle Gallerie dell’Accademia. Potremo compiere un ideale “viaggio” nella Venezia del “Rinascimento”, e, in un secolo culturalmente florido, il XVI, che vede tra i suoi protagonisti altri due giganti della pittura come Tiziano e Veronese, eterni rivali di Tintoretto; al secolo Jacopo Robusti, (1519-1594), figlio di un tintore (da qui il suo “nome d’arte”), a differenza di altri, nonostante questa terribile calamità, non lasciò mai il luogo natio, soprattutto nel periodo in cui stava realizzando il ciclo di dipinti della Scuola Grande di San Rocco, una serie di teleri che coprono i soffitti e le pareti dell’edificio della confraternita. Nessuno all’epoca, nemmeno Michelangelo nella Cappella Sistina, vantava di aver firmato ogni dipinto all’interno di un edificio. Attraverso questa proiezione conosciamo alcuni dei luoghi che più conservano la sua memoria, da Palazzo Ducale all’Archivio di Stato, da Piazza San Marco alla Scuola di San Rocco, dai primi anni della sua formazione artistica fino alla morte, senza trascurare l’affascinante fase della formazione della sua bottega, luogo in cui lavorano anche alcuni dei suoi figli, Domenico, che erediterà l’impresa del padre, e l’amatissima Marietta, talentuosa pittrice, morta ancora giovane, lutto dal quale il grande artista non si riprese mai. Ideato e scritto da Melania G. Mazzucco e con la partecipazione straordinaria del regista Peter Greenaway, il film sarà narrato dalla voce di Stefano Accorsi e arriverà nelle sale cinematografiche solo per tre giorni, il 25, 26, 27 Febbraio 2019, distribuito da Nexo Digital nell’ambito del progetto della “Grande Arte al Cinema” (elenco sale su nexodigital.it).  Nel docu-film ascoltiamo anche numerosi esperti come gli storici dell’arte Kate Bryan, Matteo Casini, Astrid Zenkert, Agnese Chiari Moretto Wiel, Michel Hochmann, Tom Nichols e Frederick Ilchman, curatore della mostra “Tintoretto 1519-1594” di Palazzo Ducale, le scrittrici Melania G. Mazzucco e Igiaba Scego, le restauratrici Sabina Vedovello e Irene Zuliani, impegnate nel restauro delle “Due Marie” di Tintoretto. Il documentario osserverà infatti anche le analisi dettagliate che permetteranno a una squadra italiana di restaurare due capolavori di Tintoretto: “Maria in meditazione” (1582-1583) e “Maria in lettura” (1582- 1583). Grazie al sostegno di Sky Arte, le due tele saranno infatti restaurate prima di essere esposte all’interno della mostra monografica di Tintoretto alla National Gallery of Art di Washington che si aprirà quest’anno. Progetto filmico realizzato da Sky Arts Production Hub, il polo di produzione europeo dedicato alla creazione di programmi sull’arte e di contenuti artistici culturali. Sky Arte festeggia i 500 anni dalla nascita del grande pittore veneziano lanciando, in contemporanea al documentario, anche un’inedita biografia a fumetti: “Tintoretto. Un ribelle a Venezia” è infatti anche una graphic novel per lettori dai 14 anni in su, scritta da Alberto Bonanni su disegni di Gianmarco Veronesi. Il volume ripercorre in quattro capitoli a colori la vita dell’artista veneziano e la sua presunta rivalità con un altro maestro della scena artistica del Cinquecento, Tiziano Vecellio. Si tratta della prima pubblicazione a fumetti realizzata da Sky Arte in collaborazione con TIWI, studio creativo già editore del premiato marchio di albi illustrati per la prima infanzia minibombo. Il volume sarà disponibile in tutte le librerie da Marzo 2019.

Fabio Giuliani

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