Venezia: 68. Mostra internazionale d’arte cinematografica, GIORNO PER GIORNO

| 8 settembre 2011
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68. Mostra internazionale d’arte cinematografica, giorno per giorno

Inizia bene, anzi benissimo, (dal punto di vista cinematografico) questa 68. Mostra del Cinema di Venezia: l’attesissimo “Le idi di marzo”, in Concorso, di e con George Clooney, rispetta le attese e soddisfa anche i palati più raffinati dei più sofisticati critici. Il personaggio principale (Stephen Meyers, addetto stampa del Governatore) è interpretato da Ryan Goslin, attore giovane, ma talentuoso e destinato a grandi successi. Nel ruolo del Governatore, il regista, cosceneggiatore e coproduttore, George Clooney (ora single!) sempre all’altezza della sua fama e dei suoi premi. Il cast è completato da Marisa Tomei, nel ruolo di una giornalista, da Philip Seymour Hoffman, nella parte del responsabile della campagna elettorale del Governatore e Paul Giamatti, protagonista de “La versione di Barney” già a Venezia, che interpreta il ruolo del responsabile della campagna elettorale dell’avversario di Clooney. Film sugli intrighi della politica che avrà, senza dubbio, un successo al botteghino e che dimostra, ancora una volta, la grande capacità del cinema USA di confezionare prodotti gradevoli e professionalmente inappuntabili. Abbiamo detto “dal punto di vista cinematografico”, perché dal punto di vista organizzativo i problemi ci sono sempre: prescindendo dalla mancata costruzione del  nuovo Palazzo del Cinema che avrebbe dovuto essere completato per il 150° dell’Unità d’Italia (quest’anno!) e non si farà più per la presenza di grandi quantità di amianto nel terreno dove avrebbe dovuto sorgere la costruzione (sembra che il costo della bonifica sia proibitivo!). E, del buco scavato sino ad ora (costato svariati milioni di euro) non si sa cosa se ne farà (si parla si farci, anche, un supermercato!). Quindi, dicevamo “a prescindere”, ci sono ancora, (ogni anno se creano di nuovi) problemi di organizzazione: non si capisce perché, i titolari del pass rosso (quotidianisti) che erano destinati (sembra con risultati positivi), negli scorsi anni, in Sala Perla, siano passati quest’anno in Sala Darsena, sempre con precedenza, relegando i pass gialli (media press) e verdi (culturali) ai margini, con poche possibilità di entrare. Inoltre i luoghi del cinema sembrano cinti d’assedio da enormi transenne rosse che impediscono la libera circolazione e, nei pochi spazi liberi, sono spariti quasi tutti gli stand “socio/culturali” (giornali, stampa e prodotti cinematografici) è rimasta solo la casa editrice Electa. Coinvolgente, in Concorso, il film taiwanese “I guerrieri dell’arcobaleno” che narra l’epopea dell’etnia Atayal, autoctona di Taiwan e letteralmente distrutta dalla dominazione dei Giapponesi cui Taiwan era stata ceduta dalla Cina. Unico difetto del film le due ore e mezzo di durata, per il resto, oltre alla storia molto interessante, la bellezza della fotografia. E di fotografia olto significativa, molto piacevole e protagonista assoluta, bisogna parlare di quella del film Fuori Concorso, “Vivan las antipodas” del regista russo Victor Kossakovsky: un racconto sulle caratteristiche dei luoghi “agli antipodi”: Russia e Cile, Spagna e Nuova Zelanda, Argentina e Cina, ecc.

 

In Concorso, “Alpis” (Alpi) del regista greco Yorgos Lanthimos è il classico film che parte da un’idea originalissima, ma non trova i mezzi per svilupparla: incomprensibile da parte dei più! Sempre in Concorso, “Poulet aux prunes” (pollo alle prugne) è il primo film “vero” (avevano già firmato un cartone animato) di Marjane Satrapi che, assieme a Vincent Paronnaud, ne firma la regia. Entrambi disegnatori di fumetti, dirigono questo film tratto da una grafic novel della Satrapi, una grande disegnatrice, transfuga dall’Iran. Non è né facile, né agevole tramutare le immagini grafiche in fotogrammi, ma la leggerezza della storia e, soprattutto, l’intensità dei sentimenti fanno sì che la trama si svolga agevolmente. L’interpretazione di Marie De Madeiros, Chiara Mastroianni, Isabella Rossellini e Mathieu Amalric impreziosiscono l’opera. Mentre “Contagion”, un film di Steven Sorderberg, è fuori Concorso. Classico filmone hollywoodiano con grandi masse, grandi attori (Matt  Damon, Jude Law, Gwineth Paltrow, Kate Winslet) e, soprattutto un grande argomento. Le varie epidemie succedutesi in questi ultimi anni, hanno suggerito a Sorderberg la possibilità che ce ne possa essere una di pericolosità maggiore: gli sforzi per trovare un antidoto e gli intrecci tra politica e interessi industriali, sono i motivi coduttori. Ancora fuori Concorso “Wilde Salomè” di Al Pacino (premiato con il Jaeger-LeCoultre Glory to the Filmmaker Award). Probabilmente non è noto al grande pubblico che Al Pacino sia un appassionato interprete di teatro e, al teatro, il grande attore (forse un po’ gigione) è tornato con questo film che racconta molto sulla vita di Oscar Wilde e sulle sue vicende giudiziarie e descrive la metodologia che usa Pacino per girare un film impostato sulla recita teatrale (sempre di Pacino) di Salomè, una delle opere più importanti dello scrittore irlandese. Nella sezione Controcampo Italiano, un “corto” sui fatti di Rosarno “A chjana” di Jonas Carpignano e un lungometraggio molto atteso: “Cose dell’altro mondo” di Francesco Patierno con Diego Abatantuono, Valerio Mastandrea e Valentina Lodovini. Quante volte s’è detto che se mancassero gli extracomunitari l’economia andrebbe a rotoli! E Francesco Patierno ce lo fa vedere: con ironia e partecipazione. Purtroppo, le reazioni di una forza che fa parte del Governo italiano, si è dimostrata, ancora una volta, incapace di essere democratica, cercando di boicottare il film, sin dall’inizio delle riprese. Emanuele Crialese, col suo “Terraferma” aggiunge al tema degli extracomunitari e delle leggi che li vorrebbero criminali per definizione, il suo punto di vista, descrivendo le vicende accadute in un’isola del sud. Vicende che intrecciano la vita di una famiglia del luogo, che ha difficoltà di sopravvivenza per la scarsità lavoro, con quella di un’altra famiglia di immigrati clandestini che sono raccolti e nascosti dalla stessa famiglia isolana. Beppe Fiorello, Donatella Finocchiaro, Filippo Pucillo, Mimmo Cuticchio e Timnit T. danno il volto a questi personaggi. Il problema dell’immigrazione in questi due film viene trattato in modi differenti, ma con lo steso amore e con la stessa passione civile. Passione civile che, in questi ultimi anni, sta diminuendo poco a poco.

 

Un altro film molto atteso, seppure “fuori concorso” era “W.E.” di Madonna. L’intreccio delle vicende storiche del re d’Inghilterra Edoardo VIII che rinunciò al trono per sposare una bidivorziata americana, Wallis Simpson, con una quasi omonima, Wally, che, ai giorni nostri vive il proprio dramma insieme al ricordo, ossessivo, della storia d’amore della coppia reale. Madonna, che è anche cosceneggiatrice del film, ha voluto valorizzare le doti della protagonista che, seguendo le esperienze di Wallis Simpson, riesce a dare una svolta positiva alla propria vita. Una curiosità: molti si sono chiesti se, realmente, sia stata Madonna a dirigere questo film. Sono iniziate (male, a mio parere) le Giornate degli Autori con un “corto” di Andrea Di Bari, interpretato da Erri De Luca e Isa Danieli, “Al di là del vetro” e “Love and Bruises” del regista cinese Lou Ye.  Una storia di un amore violento (troppo e inutile) ambientato a Parigi, tra un’insegnante cinese e un operaio francese. Molto bello il film in Concorso, di Roman Polanski, “Carnage”. Tratto da una piece teatrale “From the play” di Yasmina Reza, che è anche cosceneggiatrice assieme a Polanski, interpretato da quattro attori eccezionali, Jodie Foster, Kate Winslet, Cristoph Waltz e John C. Reilly, è la storia di due coppie che si trovano per discutere di un litigio violento tra i loro rispettivi figli. La bravura degli attori, la sceneggiatura incredibilmente scintillante e la regia fanno di questo film uno dei candidati ai premi finali. L’indiscussa capacità direzionale del cineasta polacco viene confermata  da questa opera che mette in risalto la complessità dei rapporti umani e la mancanza di condivisione di valori tra i maschi e le femmine e tra le classi sociali. Il secondo film delle Giornate degli Autori è stato “Ruggine” dal romanzo omonimo di Stefano Massaron. Un film italiano di Daniele Gaglianone con un bel cast. Valerio Mastandrea, Filippo Timi, Stefano Accorsi e Valeria Solarino rivivono da adulti le esperienze, non sempre felici e serene, dell’infanzia. Prima grossa delusione tra i film in Concorso è stato “Un été brulant” un film francese diretto da Philippe Garrel con Monica Bellucci, Louis e Maurice Garrel. La storia, anche se parte da un presupposto (la morte di un amico) potenzialmente coinvolgente, non riesce nel suo intento e, purtroppo mette in evidenza la pochezza, già vista altre volte, delle capacità recitative della Bellucci. “A dangerous method”, in Concorso, è un film tedesco diretto da David Cronenberg e racconta, storicamente, le vicende dei rapporti, terminati bruscamente, tra Freud e Jung, agli inizi della psicanalisi. Della storia fanno parte anche Sabina Spielrein, paziente e allieva di Jung e Otto Gross, medico e paziente n “po’ particolare” di Freud e Jung. Viggo Mortensen, Michael Fassbender, Keira Knightley e Vincent Cassel, danno vita a questi personaggi. Cronenberg è timoroso per la riuscita del film nei confronti di questi personaggi che sono dei mostri sacri: “questa resurrezione per sua natura è imperfetta. Siamo tormentati dai nostri bei simulacri. Sono abbastanza reali? Sono fedeli? Ci perdoneranno?” Fuori Concorso una bella leggenda cinese “Lo stregone e il  serpente bianco” che il regista Tony Ching Siu-Tung dirige per dare corpo ad un suo desiderio infantile. Aiutato dagli effetti speciali a dalle tecnologie esalta la tradizione anche delle arti marziali, ma, soprattutto,  mette in evidenza la forza dell’amore anche come aderenza ai principi morali fino al sacrificio di sé.

 

In Concorso “Shame” (vergogna) è l’opera di Steve McQueen, un cineasta quarantaduenne inglese che, dicono, sia uno degli autori più influenti della sua generazione. E’ un film sul corpo che può diventare una prigione se serve unicamente a soddisfare le proprie pulsioni sessuali in modo maniacale. Il corpo in questione è quello di Michael Fassbender (già interprete, qui a Venezia, del Dott. Jung, in “Dangerous Method) e fa sospirare donne e uomini! E’ in Concorso anche “Dark Horse” (ronzino) dell’americano Todd Solondz (anche sceneggiatore) che dichiara: “volevo vedere se sarei stato capace di fare un film che non parlasse di stupri, pedofilia o masturbazione“. In realtà c’è perfettamente riuscito: Mia Farrow e Christofer Walken contribuiscono con la loro esperienza a dare al film l’ordine e la coesione necessari per tirare le fila di una storia complessa, ma gradevole e spiritosa: anche se la tragedia incombe! In Controcampo Italiano un “corto” di Roberto De Paolis “Alice” e un lungometraggio dei Manetti Bros, noti autori di televisione (L’ispettore Coliandro). “L’arrivo di Wang” descrive come la pensano gli autori degli alieni e il messaggio è negativo! La partecipazione di Ennio Fantastichini non fa che aggravare la situazione! “Tinker, tailor, soldier, spy” è un film inglese in Concorso. Tratto da “La talpa”di John le Carrè è diretto da Tomas Alfredson. Grande cast con Gary Oldman, Colin Firth, David Dencik, Benedict Comberbatch. Le storie di le Carré sono sempre avvincenti e coivolgenti, purtroppo la regia è di una lentezza patologica! Ancora un film in Concorso e questa volta è un film cinese. “Tao jie (A simple life)” di Ann Hui è una storia vera e racconta le vicende degli ultimi anni di una domestica che ha dedicato sessant’anni della sua vita al servizio di una famiglia di cui ha conosciuto ben cinque generazioni: “Chung Chun-Tao è stata un dono del Signore” così viene definita nell’orazione funebre! Nelle Giornate degli Autori “Io sono Li” di Andrea Segre che è anche cosceneggiatore. Storia un po’ melensa anche se non priva di poesia e citazioni colte, narra del difficile rapporto tra italiani e cinesi nel nordest. ZhaoTao, Rade Serbedzija, Marco Paolini, Roberto Citran e Giuseppe Battiston, danno, chi più chi meno, corpo e anima ai personaggi. In Controcampo Italiano un omaggio di Teresa Marchesi, nota giornalista RAI, a Fernanda Pivano: “Pivano Blues-Sulla strada di Nanda”. In sala Patty Smith, Luciano Ligabue, Dori Ghezzi ed altri.

 

Non sappiamo cosa sia successo a Cristina Comencini, cineasta e scrittrice, e, soprattutto, al suo film (in Concorso) “Quando la notte” che, partito bene (nella prima mezz’ora la tensione dovuta al pianto del figlio, era palpabile) si è, poco a poco, banalizzato e spento (sottolineato da risate e fischi in sala Darsena). L’argomento del film (tratto dal suo libro omonimo sulla difficoltà di essere madre e del mancato riconoscimento da parte dell’opinione pubblica) era, certamente, molto interessante e delicato, ma, purtroppo non ha avuto uno svolgimento adatto. Nemmeno la discreta interpretazione di Claudia Pandolfi e quella di Filippo Timi, sono state in grado di risollevare le sorti del film. Con questa interpretazione Filippo Timi è diventato il recordman delle partecipazioni in questa Mostra: lo incontriamo, oltre che per “Quando la notte”, tra i protagonisti di Ruggine” di Daniele Gaglianone, nelle Giornate degli Autori, di “Piazza Garibaldi” di Davide Ferrario, con Luciana Littizzetto e Marco Paolini in Controcampo Italiano e di “Missione di pace” di Francesco Lagi con Silvio Orlando e Alba Rohrwacher (in Giuria al Festival), nella Settimana della Critica. Ben quattro film alla 68. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.  Senza dubbio un buonissimo risultato. Nella sezione Orizzonti il film del regista cinese Xu Haofeng “The Sword Identity” (L’identità della spada). Film in costume  di arti marziali nell’epoca della Dina  Dinastia Ming. Le regole delle scuole cinesi non permettevano l’uso di armi straniere, ma un paio di reduci delle guerre contro i pirati giapponesi che avevano usato, vittoriosamente, proprio delle spade giapponesi modificate, riescono a convincere i Grandi Maestri dell’utilità di queste spade e, quindi, ad adottarle. E’ difficile dare giudizi sui film in genere, ma lo è molto di più darli su quelli orientali: le diversità ambientali e, quindi, culturali, spesso rendono molo difficile se non impossibile il giudizio, ma per questo tipo di argomenti, abbastanza vicini alla nostra storia, si  può azzardare di dire di aver visto un buon film. Per quanto riguarda il film israeliano in Concorso, “Hahithalfut” di Eran Kolirin, per me è stato incomprensibile come leggerne il titolo! Quindi sospendo ogni giudizio. Nelle Giornate degli Autori un film interessante sulla ricerca della vendetta da parte di una poliziotta canadese cui sono stati uccisi marito e figlio. Del regista argentino (anche cosceneggiatore) Santiago Amigorena, “Another silence” che narra il lunghissimo viaggio (dal Canada al confine tra Bolivia e Argentina) a caccia dell’assassino di Mary, sola e determinata a catturarlo. Nella traversata Mary (la brava Marie-Josée Croze) avrà modo di vedere territori mai visti prima e conoscere i componenti più vari della colorita umanità che popola il mondo sudamericano. Bella interpretazione di Segnalo, ancora una volta, un disguido organizzativo: per quanto riguarda il film, in Concorso, di Abel Ferrara “4:44 Last day on heart”, molti lo perderanno perchè non essendo stato programmato in Sala Darsena, sin dall’inizio, bensì in Sala Pasinetti (un centinaio di posti, praticamente in un corridoio), non si erano organizzati: poi, improvvisamente, tolto dalla Sala Pasinetti, viene programmato, per ieri sera alle 23, in Sala Darsena! Evidente confusione e grosse perplessità. Tra l’altro, proprio ieri sera, sempre in Sala Darsena, un piccolo incendio (delegazione presente) ha sospeso il film cinese “sorpresa” (poi ripreso). Oggi titoloni sul Gazzettino!

“Il villaggio di cartone” è un’ulteriore dimostrazione che a 80 anni si possono fare dei film belli e pieni di significato e di messaggi positivi. Ermanno Olmi trasmette questo messaggio: “La narrazione non evidenzierà solamente il più appariscente e, talvolta scontato, Problema Razziale,  ma, soprattutto, il dialogo tra religioni che, quando si liberano dal gravame delle chiese come rigide istituzioni che separano, allora rendono, non solo possibile l’incontrarsi e il riconoscersi, ma suscitano anche condivise solidarietà”. Michael Lonsdale, Rutger Hauer, Alessandro Haber, Massimo De Francovich, Irima Pino Viney e Elbadj Ibrahima Faye, formano il cast. In Concorso un’ennesima versione di “Cime tempestose” di Emily Bronte, “Wuthering Heights” della regista inglese Andrea Arnold. James Howson  e Kaya Scodelario danno volto e corpo ai due giovani protagonisti: la loro bravura e la bellissima fotografia non impediscono  di criticare la lentezza angosciante dell’opera. Molto interessante, nelle Giornate degli Autori, il film francese, tratto da una storia vera, “Présumé coupable” del regista e sceneggiatore, Vincent Garenq. Alain Marécaux (nome reale) viene accusato ingiustamente di un reato ripugnante (pedofilia) e viene incarcerato per 3 anni. Nel frattempo tiene un diario, tenta tre volte il suicidio e dopo uno sciopero della fame che lo  porterà quasi alla tomba, viene rimesso in libertà provvisoria. Dopo aver perso lo studio, la casa, la moglie e i figli, viene riabilitato, nonostante una condanna che verrà annullata, e  gli verrà restituito il posto di lavoro. Philippe Torreton è il superbo interprete, ai limiti dell’eroismo. Il film “sorpresa” non è affatto una sorpresa, infatti è un film cinese (come tutti i film “sorpresa” di questi anni). “Ren Shan Ren Hai” (gente di montagna, gente di mare) del regista Cai Shangjun. Una storia semplice che fa vedere l’attaccamento alla famiglia e l’abnegazione per mantenerle l’onore.

 

William Friedkin, regista americano, è in Concorso, per la prima volta, a 76 anni. L’autore di French Connection e dell’Esorcista, scende in pista con una dark comedy “Killer Joe”, ambientata in Texas, con un cast di attori che riesce a renderla credibilissima. Matthew McConaughey, Emile Hirsh, Juno Temple, Gina Gershon e Tomas Haden Church, non hanno una sbavatura. Da sottolineare l’interpretazione di Juno Temple degna, a mio parere della Coppa Volpi.In Concorso anche il film italiano “L’ultimo terrestre” del regista esordiente Gian Alfonso Pacinotti che è anche lo sceneggiatore e l’autore del fumetto da cui è tratta la storia, un po’ bizzarra e un po’ strumentale, che si svolge in un paese in crisi dove arrivano gli extraterrestri che, dapprima non vengono accolti benevolmente, poi viste le loro capacità di sapere “cos’è bene e cos’è male” riusciranno a modificare il modo di pensare e quindi di vivere anche del protagonista che, abbandonato dalla madre in tenera età, odia tutte le donne e ne vuole stare alla larga. Gabriele Spinelli interpreta il protagonista e Roberto Herlitzka ne è il padre. Sospendo il mio giudizio sul film salvo affermare che da un’opera in Concorso ci  si aspetterebbe qualcosa di più! Nella sezione di Controcampo Italiano un “corto” di Giovanni Virgilio tratto da uno Spin off delle opere di Ottavio Cappellani “My name is Sid” e una commedia all’italiana, diretta, interpretata e cosceneggiata da Ricky Tognazzi: “Tutta colpa della musica”. Con Tognazzi recitano anche Stefania Sandrelli, Elena Sofia Ricci, Marco Messeri: è la storia del “fascino geriatrico”, vista l’età dei protagonisti e la musica del titolo, è quella che canta il coro di cui i protagonisti fanno parte e che consente loro, nel frattempo, di intrecciare relazioni e amori. Interessante l’esordio cinematografico della cantante vincitrice di San Remo, Arisa (Rosalba Pippa) che stravolge completamente il suo clichè, facendo vedere anche doti sexi. Film senza lode e senza infamia, gradevole e con una sua dignità professionale. Continuano le polemiche sul film della Comencini (e prodotto da suo marito) che ha accusato il pubblico di faziosità e di prevenzione. Ancora in Concorso il film “Duo Mingjin” di Johnnie To, che commenta così la propria opera:”Viviamo in un mondo turbolento. Per sopravvivere, la gente non può far altro che stare al gioco. Per quanto ci si sforzi di seguire le regole, prima o poi si finisce per perdere una parte di sé stessi”. In realtà “Duo mingjin” è una critica spietata al sistema delle banche e delle borse che si rifà anche alla crisi finanziaria della Grecia che, per un certo periodo di tempo, ha influenzato i mercati mondiali. Gli altri Premi a Jonas Carpignano e Fiorella Infascelli. La Giuria della sezione Controcampo Italiano, presieduta da Stefano Incerti e composta da Aureliano Amadei e Cristiana Capotondi, ha assegnato i seguenti premi: Premio Controcampo (per i lungometraggi narrativi) al film Scialla! (95’) di Francesco Bruni, interpretato da Fabrizio Bentivoglio, Barbora Bobulova, Filippo Scicchitano, Vinicio Marchioni, Giuseppe Guarino, Prince Manujibeya. Premio Controcampo (per i cortometraggi) al film A Chjàna (18’) di Jonas Carpignano, interpretato da Koudous Seihun e Cheik Baily Kane. Premio Controcampo Doc a Pugni chiusi (60′) di Fiorella Infascelli. La Giuria ha inoltre deciso di assegnare una Menzione Speciale al documentario Black Block (76’) di Carlo Augusto Bachschmidt e a Francesco Di Giacomo per la fotografia di Pugni Chiusi (60’). Al regista vincitore per il lungometraggio narrativo andranno 30.000 Euro di pellicola negativa, offerta da Kodak. Al regista vincitore per il cortometraggio andranno 10.000 Euro di pellicola negativa, offerta da Kodak.

 

Carlo Gheller

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